Intervista ad Andrea Vitali
Il suo ultimo Sotto un cielo sempre azzurro nasce da esperienze maturate nel corso di una vita a contatto con il disagio delle persone: grazie al suo lavoro di medico di base, una lunga esperienza nel volontariato e una fantasia sempre pronta ad accendersi.

Sotto un cielo sempre azzurro
Andrea Vitali
Andrea Vitali porta i suoi lettori a spasso sul lago di Como da ben prima che George Clooney diventasse il principale testimonial della pro loco lariana. Ma ridurre la sua produzione alle atmosfere languidamente provinciali di “quel ramo” sarebbe un drammatico errore. Nelle corde di questo narratore formidabile, infatti, scorre un carso di acque vivacissime ed eterogenee. Il suo ultimo Sotto un cielo sempre azzurro, per esempio, nasce da esperienze maturate nel corso di una vita a contatto con il disagio delle persone: grazie al suo lavoro di medico di base a Bellano, una lunga esperienza nel volontariato e una fantasia sempre pronta ad accendersi, Vitali riesce in questo caso a tuffare le mani fino ai polsi in temi dolorosi, e a restituirceli filtrati da un sorriso che non è mai cinico o beffardo. «La storia si svolge in un arco di tempo in cui il cielo è sempre azzurro» e nella varietà dei personaggi ritroviamo il nostro scrittore attento a temi di grande impatto sociale. «Il romanzo riguarda il rapporto tra un ragazzino di otto anni e suo nonno. L’anziano si sveglia una mattina qualsiasi credendo di essere Napoleone» e così, tra storia e follia, tra guarigione sperata e finale a sorpresa, Vitali apre le danze, e ci invita a fare un giro senza pregiudizi. Perché «… non tutti i matti sanno di esserlo».
Stavolta ti sei allontanato dal tuo amatissimo lago di Como, Andrea…
Di tanto in tanto è bello chiudere la solita finestra vista lago e aprire una finestrella su un altro panorama. Mi era già capitato in precedenza e spero che capiti ancora in futuro. Con la scrittura si possono raccontare un sacco di storie, non tutte congeniali al mio lago.
Un nonno che impazzisce e un ragazzino di otto anni: è stato difficile delineare due personaggi così diversi?
Mi ha aiutato molto la memoria. Anche io ho avuto otto anni, anche se è passato molto temo [ride]. È stata fondamentale l'esperienza come medico di base, il poter conoscere persone varie con caratteri estremamente diversi. Anche l’attività di volontariato che svolgo in una comunità psichiatrica ha contribuito, perché mi permette di confrontarmi con persone affette da disturbi mentali. E non mi riferisco solo alle malattie propriamente dette ma anche al disagio dell'anima, qualcosa che non riguarda solo i pazzi ma tutti noi. Abbiamo tutti dei periodi in cui non stiamo bene con noi stessi e non dobbiamo dimenticarci che da questi disturbi possiamo guarire. La dignità sociale di chi soffre sta proprio nella possibilità di guarigione.
Non esiste un termometro per misurare la depressione e l'euforia. È un fenomeno che facciamo fatica a vedere e toccare. Sembra quasi che non esista.
L’argomento delle malattie mentali è affrontato con la tua consueta ironia. Oggi queste malattie sono ancora un tabù?
Lo sono, eccome! La psichiatria si occupa del disturbo, ma è la società civile che si fa carico dei soggetti che ne sono affetti. Per ridare loro la dignità che meritano non basta un farmaco, ci vuole ben altro. Il problema è che non esiste un termometro per misurare la depressione o l'euforia. È un fenomeno che facciamo fatica a vedere e toccare. Sembra quasi che non esista.
Per quale motivo hai scelto Napoleone come personaggio principale?
Nella mia memoria è la figura fumettistica del matto. Nelle barzellette e in alcuni sketch televisivi, che vedevo da bambino, i matti venivano spesso rappresentati con la classica mano infilata nella giacca e il cappello di traverso. Avrei potuto scegliere un altro personaggio storico, ma era fondamentale poter giocare con una personalità conosciuta, e poterla mischiare con altre. Il nonno nel suo periodo di ricovero incontra Sansone, il Duca di Wellington, Amerigo Vespucci… È un disordine nel disordine!
Abbiamo tutti dei periodi in cui non stiamo bene con noi stessi e non dobbiamo dimenticarci che da questi disturbi possiamo guarire.
Nei tuoi romanzi metti sempre molta storia. Come ti muovi, per effettuare le tue ricerche?
La storia è sempre stata una passione, soprattutto l'Ottocento e il Novecento italiani. Questa volta sono andato oltreconfine per documentarmi sui vari personaggi e mi sono divertito molto. Ho utilizzato internet, ovviamente: anche se l’ultima parola spetta sempre ai libri.
… a proposito di libri: cosa stai leggendo in questo periodo?
Ho appena terminato di leggere Getta nei lupi, l’autore è un irlandese: Patrick McGuinness. Il libro è molto attuale e sottolinea la crudeltà dei media quando prendono di mira qualcuno. Ultimamente sto anche rileggendo autori giapponesi, come Junichiro Tanizaki, perché è un tipo di letteratura lontana dal mio mondo narrativo, e ne sono affascinato. Murakami, poi, è impareggiabile. E il bello è proprio qui, nel poterlo leggere.
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Andrea Vitali, si laurea in medicina all'Università Statale di Milano ed esercita la professione di medico di base nel suo paese natale. Scrittore molto prolifico, ha esordito nel 1990 con il romanzo breve Il procuratore, ispiratogli dai racconti di suo padre; nel 1996 ha vinto il Premio letterario Piero Chiara con L'ombra di Marinetti, ma il grande successo lo ha ottenuto nel 2003 con Una finestra vistalago (Premio Grinzane 2004). Nel 2006 ha vinto il Premio Bancarella con il romanzo La figlia del Podestà; nel 2009 il Premio Boccaccio e il Premio Hemingway. Tra i numerosi romanzi, ricordiamo: nel 2011 La leggenda del morto contento e Zia Antonia sapeva di menta. Nel 2012 Galeotto fu il collier e Regalo di nozze. L'anno successivo escono Le tre minestre, lungo racconto autobiografico edito da Mondadori-Electa e Di Ilide ce n'è una sola. Nel 2014 Quattro sberle benedette, Premiata ditta Sorelle Ficcadenti e Biglietto, signorina!; nel 2015 La ruga del cretino, scritto con Massimo Picozzi, Le belle Cece, La verità della suora storta, Quattro schiaffi benedetti, Un amore di zitella (tutti editi da Garzanti). Nel 2016 Nel mio paese è successo un fatto strano (Salani), Le mele di Kafka (Garzanti), Viva più che mai (Garzanti). Nel 2019 esce Certe fortune. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò (Garzanti) e Documenti, prego (Einaudi). Da ricordare che con il romanzo Almeno il cappello (edito nel 2009 da Garzanti) Andrea vitali ha vinto il Premio Casanova, il Premio Isola di Arturo Elsa Morante, il Campiello sezione giuria dei letterati ed è stato finalista al Premio Strega. I suoi libri, pubblicati in Italia da Garzanti, sono stati tradotti in molti paesi, tra cui la Turchia, la Serbia e il Giappone.