Intervista a Lorenza Ghinelli
Tracce dal silenzio è un romanzo denso di amore e forza, attraversato da una filigrana gotica, marchio di fabbrica di Lorenza.
«Il mondo è immerso nell’oscurità».
Lorenza Ghinelli illumina la nostra redazione col suo bellissimo sorriso, ma le prime parole che pronuncia ci sospingono nelle tenebre. Già: questa bravissima scrittrice è capace di portare i suoi lettori (e i suoi ascoltatori) verso zone oscure dell’animo umano, dove la cupidigia umana e i sentimenti inespressi possono a volte tradursi in forma di fantasma, o avere sembianti mostruosi. Brancoliamo nel buio, insomma, ma riponiamo le nostre speranze nel messaggio di resilienza che le storie raccontate da Lorenza spesso contengono. L’oscurità come preludio a una nuova vita? «Adoro la parola resilienza», ci spiega Lorenza, «me la sono anche tatuata sul braccio» aggiunge, prima di spiegare che il tatuaggio risale a tempi non sospetti, tempi in cui quel concetto non era tirato in ballo a ogni piè sospinto e spesso a sproposito, come accade oggi.
Tracce dal silenzio è un romanzo denso di amore e forza, attraversato da una filigrana gotica che possiamo considerare uno dei marchi di fabbrica di questa narratrice.
Nina – la bambina di dieci anni protagonista della storia – è diventata sorda in seguito a un incidente. La bimba convive con questa sua peculiare condizione, grazie anche al rapporto con suo fratello fino a quando non capita che – spento l’apparecchio acustico grazie al quale può interfacciarsi con il mondo – la bolla di sordità nella quale trascorrono le sue notti venga interrotta da una canzone. Una canzone che Nina non dovrebbe sentire. Quella musica annuncia qualcosa di terribile… ma ci fermiamo qua, per non guastare il piacere della lettura cui Lorenza ha abituato i suoi tantissimi fan, e continuiamo la nostra conversazione con lei.
Ciao Lorenza, e benvenuta in #CasaIBS. Partiamo dal rapporto che lega Nina a suo fratello Alfredo... Hai attinto a una tua esperienza personale, per raccontare un legame tanto profondo?
Alfredo ha 16 anni, 6 più di Nina, ma il rapporto che li lega è molto prezioso. La loro famiglia non vive un buon momento a causa della crisi di coppia che stanno attraversando i genitori. Alfredo è l’unico a capire che a Nina sta accadendo qualcosa di particolare... Gli adulti, spesso, fanno fatica a cogliere i segnali che vengono dai ragazzi e mi piaceva l’idea che tra fratello e sorella ci fosse una complicità che permette di superare ogni ostacolo. Volevo esaltare il legame tra fratelli.
Prima hai citato la parola “fantasmi”: quali sono quelli che preferisci mettere su carta?
Ci sono tanti fantasmi nelle storie che scrivo.
Alcuni sono personali e hanno che fare con i demoni che ognuno di noi possiede. Io ne sono infestata ma, grazie alla scrittura, ho trovato uno strumento di resistenza che mi permette di elaborare il vissuto. Ci sono altri fantasmi, invece, che ci riguardano tutti e ci affratellano. Sono quelli che hanno a che fare con il passato e che ritornano ciclicamente. Sono quel tipo di fantasmi di cui non riusciamo mai a liberarci. In Tracce dal silenzio troviamo questi fantasmi nella vita di Rebecca, una donna anziana di 84 anni vicina di casa di Nina. Le due diventeranno amiche, perché le loro vite sono accomunate dalle stesse sofferenze e dagli stessi fantasmi. C'è un segreto terribile di cui Rebecca non parla ma che a un certo punto emergerà…
... di cosa si tratta?
Nel 1944 Savignano sul Rubicone viene liberata da greci e neozelandesi con l'aiuto dei partigiani. In quella circostanza però i liberatori uccidono la sorella di Rebecca in modo brutale. Quell’evento ricorda per molti aspetti quello che sta avvenendo nel presente.
Grazie alla scrittura, ho trovato uno strumento di resistenza che mi permette di elaborare il vissuto.
Il libro è dedicato “a chi ha rinunciato a fingersi intero”. Cosa significa, esattamente?
L’ultimo anno è stato molto particolare per me. Per la prima volta ho deciso di fare una dedica che fosse rivolta anche a me stessa. Gli ultimi anni sono stati animati da tante battaglie e ho capito che fingersi interi è una fatica immane che non giova a nessuno. Penso che celebrare i propri frantumi possa essere una cosa che ci rende più vicini. Quante energie spendiamo per tenere in piedi maschere che non ci portano da nessuna parte? Questo libro parla della libertà di gettare via le maschere inutili per cercare di essere più veri.
Nel corso della tua carriera hai scritto romanzi appartenenti a generi molto differenti: c’è un fil rouge che accomuna i libri di Lorenza Ghinelli?
Quando scrivo non penso a un genere, penso solo a raccontare una storia. Ho spaziato dall’horror al thriller alla narrativa young adult. Amo scrivere storie perturbanti che raccontino vite complicate. I personaggi lottano e riescono a liberarsi grazie ai preziosi legami che possiedono. Il filo rosso che lega i miei romanzi è proprio qui, nella resilienza e nei legami.
Con le etichette ho da sempre un grosso problema perché per me una storia è una storia, spetta al lettore decide che nome dargli.
Con Almeno il cane è un tipo a posto hai introdotto argomenti più leggeri, ti sei divertita a scriverlo quanto i lettori a leggerlo?
Almeno il cane è un tipo a posto è un romanzo nato mentre attraversavo un momento di grande gioia. Ho pensato che andasse celebrato con qualcosa di completamente nuovo così, per la prima volta, ho sentito il desiderio di scrivere una storia che facesse ridere. Volevo raccontare cose complicate con leggerezza. Sono contentissima di averlo scritto, mi ha fatto bene. Ma subito dopo ho sentito la necessità di tornare a scrivere storie cupe perché sono quelle che mi appartengono di più. Penso che le storie che si apparentano al paranormale, alla fantascienza e all'horror siano estremamente reali. Sono le storie che meritano di essere raccontate.
Grazie Lorenza! Prima di salutarti e rituffarci nella lettura di “Tracce dal silenzio”, vorremmo sapere qual è la tua giornata perfetta.
Per fortuna, vivo tante giornate perfette. Mi piace variare e fare cose sempre diverse: adoro i ritmi rilassati, il divano, i gatti, la lettura e le amicizie… adoro anche due bicchieri di buon vino e credo che la tristezza risieda nel non poter condividere quello che accade con qualcuno. Amo, fortemente, la condivisione.
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Lorenza Ghinelli
Lorenza Ghinelli è diplomata in grafica pubblicitaria, fotografia, web design e montaggio digitale. Laureata in Scienze della Formazione, ha conseguito presso la Scuola Holden di Torino il Master in "Tecniche della narrazione". Autrice di vari racconti, opere teatrali e cortometraggi, ha scritto Francis degli specchi, un romanzo disegnato da Mabel Morri. Nel 2010, insieme a Simone Sarasso e Daniele Rudoni, ha pubblicato J.A.S.T. (Marsilio). Vive a Roma dove lavora come editor e sceneggiatrice per la Taodue. Il suo primo romanzo è Il Divoratore (2011). La colpa (2012) è entrato nella cinquina dei finalisti del Premio Strega 2012. L'anno successivo sono usciti Sogni di sangue e Con i tuoi occhi. Nel 2014 il suo racconto "Un diavolo per capello" appare nell'antologia Delitti di Capodanno. Questo, come tutti i suoi precedenti libri, sono editi da Newton Compton. Nel 2015 pubblica Almeno il cane è un tipo a posto (Rizzoli), nel 2017 Anche gli alberi bruciano (Rizzoli), nel 2019 Tracce dal silenzio (Marsilio).