Zen Circus tra musica e libri
Andate tutti affanculo è un dito medio intergenerazionale alzato dagli Zen Circus verso l’acquiescenza di chi fa finta di niente: è la ribellione di chi non ci sta, di chi si è confrontato con i problemi della nostra società e ha saputo trasformare lo spazio di manovra più esiguo in un urlo condiviso.

Andate tutti affanculo
The Zen Circus Marco...
Andate tutti affanculo è un dito medio intergenerazionale alzato dagli Zen Circus verso l’acquiescenza di chi fa finta di niente: è la ribellione di chi non ci sta, di chi si è confrontato con i problemi della nostra società e ha saputo trasformare l'esiguo spazio di manovra in un urlo condiviso. Da Pisa - “provincia tossica”, come viene definita nel libro - questi ragazzi hanno scalato le classifiche e sono diventati il megafono di una generazione in rivolta, alla ricerca del proprio posto nel mondo. La storia narrata nel libro prende la rincorsa dagli anni ’80 e arriva di slancio fino ai giorni nostri, leggendo i cambiamenti (e gli immobilismi) di un intero Paese attraverso gli occhi dei protagonisti: Andrea, Ufo e Karim. I membri della band diventano quindi i personaggi del romanzo, animati con l’aiuto fornito dalla penna di Marco Amerighi. Qua e là, affiorano i ruoli che ciascuno dei ragazzi gioca all’interno del gruppo: il padre saggio, l’adolescente scontroso e la mamma tollerante. La famiglia disfunzionale è riprodotta proprio come in una canzone che gli Zen Circus avrebbero potuto scrivere, e le atmosfere degradate e chiuse delle periferie italiane ci avvolgono nel corso della lettura come un lamento melodico.
Tutte le famiglie felici si somigliano. Ogni famiglia disfunzionale è disfunzionale a modo suo. Com’è composta, la famiglia degli Zen Circus?
Andrea: L’adolescente scontroso potrei essere io, ma è un ruolo nel quale ci alterniamo: a volte lo è Karim, a volte anche Ufo. Lo stesso vale per la madre tollerante… mentre per il padre saggio, beh di sicuro non sono io…
Ufo: Siamo talmente amalgamati, dopo vent'anni di lavoro, che è difficile catalogarci. Direi che siamo scambievoli nei ruoli.
Karim: Possiamo ricoprire tutti i ruoli a seconda della situazione, è la nostra forza e la nostra zavorra…
Pisa: “provincia tossica dimenticata da dio” … ma se non aveste provato a forzare quella gabbia, forse non sareste quello che siete oggi …
Andrea: Pisa è piena di turisti e ha tre università, ma basta uscire dalle mura del centro per ritrovarsi in provincia. Non dobbiamo vederla solo come una negatività, però: Ufo dice sempre che «la provincia ci ha regalato Cesare Pavese, ma anche i sassi dal cavalcavia». Lo sviluppo capitalistico ha creato luoghi dove le persone si scontrano e si vomitano addosso i propri fallimenti. Questo mi spaventa, però allo stesso modo mi attrae. Crescere in provincia è stata un’esperienza formativa.
Ufo: Sono nato nell'estrema periferia di Pisa, davanti al mare. Lì se scappi ti criticano, se rimani ti criticano: in Toscana il medioevo non è mai finito, per certi aspetti. La periferia può essere una gabbia del pensiero, se ci si ferma, ma sa anche essere molto stimolante. Se siamo arrivati qui, comunque, è perché a un certo punto siamo scappati.
Karim: Pisa rappresenta l'esempio fulgido di croce e delizia incarnate dalla provincia. È in grado di definire i suoi confini a seconda della necessità storica, e per noi è stato un limite molto stretto. Per questo siamo stati spronati ad allargare i nostri orizzonti.
Nell'estrema periferia di Pisa se scappi ti criticano, se rimani ti criticano: in Toscana il medioevo non è mai finito, per certi aspetti.
Perché il vostro romanzo è “antibiografico”? e come avete lavorato con Marco Amerighi?
Andrea: Il nostro è un romanzo antibiografico, sì, perché abbiamo prestato la nostra biografia a quella che potrebbe essere una canzone. Cerchiamo di far sì che gli Zen siano un luogo sicuro e protetto, nel quale chi non si sente parte di questo mondo possa trovare conforto. Marco Amerighi, avendo già parlato di periferie in Le nostre ore contate, era la persona giusta per scrivere questo libro. Avevamo bisogno di qualcuno di “colorato” che ci trasformasse in personaggi.
Ufo: Parlare di noi stessi sarebbe stato difficile e volevamo mettere una certa distanza tra noi e la narrazione. Marco era tagliato per questo.
Karim: Il libro non racconta esattamente la nostra storia. Amerighi è stato bravissimo a dar forma alla rappresentazione dei nostri pensieri.
Se l'amore è una dittatura, potremmo definire l'amicizia una democrazia?
Andrea: Noi usiamo spesso il metodo dell’alzata di mano ed è bellissimo, perché essendo in tre non c’è mai un pareggio. A volte però ci sono degli “accordi di palazzo”: si cerca di convincere anche solo un membro per far valere un’idea. Però all’amicizia e alla dittatura bisogna aggiungere anche la musica, che è il nostro motore d’unione. Credo che se non ci fosse la musica, non avrei amici.
Ufo: Io non credo che tutte le amicizie siano una democrazia. Ci sono anche amicizie di convenienza e d’interesse.
Karim: Sì assolutamente! Credo che gli Zen siano un fulgido esempio di come l'amicizia rappresenti un moto democratico che si incontra e cerca di andare avanti scendendo a patti con i difetti degli altri.
Cosa provate, ancora, a salire sul palco dopo tutti questi anni?
Andrea: Cito spesso Federico Fiumani, che in Brindando coi demoni scrisse: «Salgo sul palco perché spero succeda qualcosa dopo». Vivo ogni concerto con tranquillità, a prescindere da quanti siano gli spettatori. Mi emoziono sempre, però: soprattutto per il dopo.
Ufo: Siamo nati come musicisti di strada, e dopo anni per me il palco è diventato un luogo accogliente. A volte ho gli incubi del musicista, quelli in cui stai per suonare e manca di tutto: strumenti, casse e luci. Grazie a dio sono solo sogni!
Karim: Le emozioni cambiano nel tempo ma rimane sempre quel calcio in culo che ti muove verso il palco. Per me è una spinta atavica!
Andate tutti affanculo è un monumento al disincanto. È l’urlo che ti esce dai polmoni quando sei con le spalle al muro e non hai più orizzonti.
Vivi si muore… che vuol dire?
Andrea: Vivi si muore perché morti si vive. Può essere vista come una cosa negativa invece è positiva perché prima di morire bisognerebbe vivere. Preferirei morire da vivo piuttosto che vivere da morto.
Ufo: Credo che la morte vada preparata nel corso della vita. Bisogna temerla e pensarci spesso. Sembra paradossale ma è vero.
Karim: “Vivi si muore” è un cardine della filosofia degli Zen. E la cosa bella è che ogni fan la immagina a suo modo, ognuno ha la propria definizione.
Disincanto, col tempo, è diventato il vostro marchio di fabbrica…
Andrea: Con “Disincanto” in realtà ci stavamo mandando affanculo da soli. Il dito è puntato prima di tutto contro di noi.
Ufo: Prendevamo in giro quel modo di fare il cinico per forza, che fa dire anche al sentimentale di essere antisentimentale. Ci siamo sfottuti anche da soli, in toscana è difficile fare una discussione seria su cose terrificanti, figuriamoci a quei livelli….
Karim: Andate tutti affanculo è un monumento al disincanto. È l’urlo che ti esce dai polmoni quando sei con le spalle al muro e non hai più orizzonti.
Se il romanzo fosse pubblicato in Inghilterra, quale titolo scegliereste?
Andrea: Fuck you all… esiste già?
Ufo: Mi accodo a Fuck you all. Rappresenta bene l’idea dello sfogo.
Karim: Fuck you all è didascalico, ma credo che ci vorrebbe un lavoro alla Caproni, che per Morte a credito di Céline ripensò completamente il concetto, senza fare una traduzione tout court.
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Gli Zen Circus (Andrea Appino, Massimiliano Ufo Schiavelli e Karim Qqru) sono una delle più longeve e importanti band indipendenti italiane. Formatisi a Pisa negli anni Novanta, in vent’anni di carriera hanno realizzato dieci album e suonato oltre mille concerti. Il loro primo disco interamente cantato in italiano, Andate Tutti Affanculo (2009), è stato inserito da “Rolling Stone” nella lista dei 100 dischi italiani più importanti di sempre. La costante e graduale crescita della band negli anni è un singolare caso della discografia italiana moderna, che li ha portati nel 2019 a partecipare per la prima volta al Festival di Sanremo e a ricevere il primo Disco d’oro. Nel 2019 pubblicano un libro il cui titolo si ispira al loro primo disco italiano: "Andate tutti affanculo" (Mondadori, 2019)