Regista e sceneggiatore statunitense. Il suo esordio a Hollywood come attore lo delude e, dopo un certo numero di ruoli da comprimario, trova il modo di dedicarsi alla sceneggiatura collaborando a sei film di R. Quine, tra i quali il notevole Il terrore corre sull'autostrada (1954). Passa dietro la mdp dirigendo il cantante F. Lane in Quando una ragazza è bella (1955), e di lì in poi si dedica alla regia mettendo subito in luce un gusto pungente per la situation comedy, come nel brillante Operazione sottoveste (1959). La sua passione per la commedia sofisticata si rivela ben più profonda di una semplice attitudine revivalistica a partire dallo splendido Colazione da Tiffany (1961, dal romanzo di T. Capote), quasi una parabola dell'opportunismo carrierista, ambientato in una New York dal doppio registro, che nasconde sacche di desolazione dietro la vernice elegante delle vetrine. Nei suoi film successivi viene presto in campo una vena parodistica e satirica che cela, sotto l'apparente leggerezza, un che di sottilmente aspro e inquietante. Non a caso due anni dopo dirige I giorni del vino e delle rose (1962), un'opera dalle venature altamente drammatiche, nella quale i protagonisti, J. Lemmon e L. Remick, attraversano l'inferno dell'alcolismo fino all'abbrutimento. Ma è il cinema comico che soprattutto risuona nelle sue corde, attraverso gli echi del burlesque, della slapstick e dello slowburn. Non c'è una sua commedia che non trasudi comicità scoppiettante, con gag esplosive. «Amo la satira e tutto ciò che è iconoclasta», dice il regista. E di satira e di bordate iconoclaste è certamente intriso La pantera rosa, girato nel 1963, protagonista P. Sellers: formano una delle coppie comiche regista e attore più corrosive del cinema americano degli anni '60/'70. La natura «autunnale» del regista, la sua visione amara del mondo contemporaneo celata sotto il gusto dello sberleffo demistificante, si sposano perfettamente con la tempra dell'attore. Il successo internazionale del film viene replicato un anno dopo dal sequel Uno sparo nel buio che segna un record al box-office. La serie viene poi ripresa più di dieci anni dopo, con altri cinque film, di livello alterno, nell'ultimo dei quali, La pantera rosa - Il mistero Clouseau (1983), forse il meno riuscito, D. Niven prende il posto di Sellers, prematuramente scomparso. Nel frattempo la cifra comico-caustica di E. si esalta con La grande corsa (1965) e trova uno dei suoi vertici in Hollywood Party (1968), un film molto ben calibrato, dal ritmo perfettamente scandito, con una irresistibile successione di gag scoppiettanti, in cui P. Sellers supera sé stesso nei panni di una comparsa di origine indiana che distrugge a colpi di gaffe un sontuoso party in una villa hollywoodiana. E. non manca comunque di accostare altri generi, come in Uomini selvaggi (1971), western crepuscolare duro e intenso, oppure Il seme del tamarindo (1974), lancinante storia d'amore tra una donna inglese e un funzionario sovietico, ingiustamente sottovalutata da critica e pubblico. Tornato alla commedia, dopo i raffinati 10 (1979) e s.o.b. (1981), realizza un'altra delle sue opere maggiori, Victor Victoria (1982), sofisticato gioiello sull'ambiguità sessuale, affollato di invenzioni dalla forza travolgente. In seguito gira quasi esclusivamente commedie capaci di scavare con tocco esilarante e leggero nella complessità dei rapporti interpersonali, specie in quelli tra i due sessi, e costellate di momenti comici folgoranti. Fra gli altri, I miei problemi con le donne (1983), Micki & Maude (1984), Così è la vita (1986), Appuntamento al buio (1987), Skin Deep (1989). Nel suo ultimo film, Il figlio della pantera rosa (1993), dirige R. Benigni nelle vesti del figlio dell'ispettore Clouseau. (el)