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Un vero gioiello, un capolavoro della letteratura italiana che tutti dovrebbero leggere. Quale dei nostri tanto blasonati autori sarebbe in grado di scrivere oggi una meraviglia simile?
Lunghissimo, più di mille pagine, ma ne vale la pena. Questo “Promessi sposi del sud”, ambientato nella Sicilia del 1700, è avvincente come i più avventurosi romanzi di cappa e spada, ma nello stesso tempo è storicamente documentato. Qualche licenza di troppo forse lo scrittore se l’è presa proprio nel raccontare le gesta di questa setta misteriosa, appunto I Beati Paoli, che qualcuno ha definito come gli antesignani della Mafia, ma che nel romanzo si propone esclusivamente fini di giustizia: restituire, tramite il suo segretissimo tribunale, al popolo sottomesso da una nobiltà pressoché onnipotente, quel che gli spetta. Non ci sono però certezze sulla sua esistenza. Le gesta però dei cavalieri Coriolano della Floresta e Blasco di Albamonte; gli amori contrastati di Gabriella e Violante; il terrificante ed astuto operare dello sbirro Matteo Lo Vecchio; la bestialità di Emanuele e di Don Raimondo sono inseriti in un contesto storico reale e molto ben descritto. Come stupefacente è la ricostruzione minuziosa della Palermo del 1700. Questo racconto, che venne pubblicato a puntate all’inizio del secolo scorso è ambientato proprio nell’epoca in cui si sono succeduti a Palermo tre re: le vicende iniziano nel 1702 quando sul trono di Sicilia è seduto Filippo IV di Spagna, hanno il loro principale svolgimento con il re Vittorio Amedeo II di Savoia e terminano verso il 1720 quando la Volpe Savoiarda cedette la corona all’Austria. Ma perché consiglio la lettura di questo romanzo d’appendice? Semplicemente perché ha tutte le caratteristiche di essere considerato storico in quanto viene stupendamente descritta la società di allora. Soprattutto i tratti essenziali della nobiltà che verranno poi ripresi praticamente tali e quali da Tommasi di Lampedusa nell’indimenticabile Gattopardo.
Meraviglioso.. Un capolavoro assoluto.
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