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Da Fidel Castro a Mussolini, passando per Vittorio Emanuele III, Filippo V e perfino Gesù di Nazareth, Mieli riesce, con la brillantezza del grande divulgatore e l'acume dell'attento osservatore dei nostri giorni, a spiegare in cosa consista l'applicazione di un metodo «giudiziario» per una rivisitazione dei fatti e delle figure della storia.
Viviamo tempi di cancellature, riscritture e revisioni, di riconsiderazione degli eventi e dei fenomeni della storia che hanno portato, in anni recenti, a prese di posizione e dichiarazioni epocali: capi di governo che si scusano in nome del proprio Paese per torti od omissioni, per il ruolo svolto dai loro Stati in vicende più o meno lontane. È quindi un elemento di scottante attualità che accende la scintilla di questo libro: accostare nell'aula del «tribunale della storia» le tesi dell'accusa, le arringhe della difesa, i controinterrogatori degli imputati per acquisire nuovi elementi di conoscenza e di giudizio. Tenendo sempre presente che, come scrive Paolo Mieli, «le pubbliche scuse non equivalgono a sentenze definitive. Sono prese d'atto di una modificata percezione delle vicende del passato. Altre ne verranno». Così, da Fidel Castro a Mussolini, passando per Vittorio Emanuele III, Filippo V e perfino Gesù di Nazareth, Mieli riesce, con la brillantezza del grande divulgatore e l'acume dell'attento osservatore dei nostri giorni, a spiegare in cosa consista l'applicazione di un metodo «giudiziario» per una rivisitazione dei fatti e delle figure della storia. «A patto che, beninteso, tale metodo sia utilizzato in modo comprovatamente onesto. In caso contrario, tutto sarà stato inutile.» Il vero processo, dunque, necessario e prezioso, è quello contro ogni tipo di falsificazione. Ed è «il risultato del lavoro del tribunale della storia, tribunale che nell'era dell'informazione diffusa è sempre riunito. In seduta permanente».
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Serie di vicende ed episodi storici commentati e descritti con citazioni di testi di altri autori. Riferimenti e richiami storici per arricchire la narrazione spesso meriterebbero maggior approfondimento. Uno dei rari libri che non ho letto fino all'ultima pagina perchè mi ha stancato. Complessivamente deludente
Si sforza di avere la genialità delle soluzioni e la rigorosità del linguaggio di Montanelli, ardendo addirittura ad introdurre il tema giudiziario e correttivo di presunte falsificazioni. Ne risulta una antologia fallita, che brucia argomenti interessanti, cospargendoli senza senso e senza ordine per 250 pagine che mancano sempre una vera conclusione. Mieli si limita a citare altri libri, quasi dimenticando clamorosamente lo scopo espresso nell’incipit, finendo per dare ai suoi capitoli dei titoli di giornale, perchè non si ravvisano “imputati”, “arringhe dell’ accusa” o vere “parole della difesa”. Paragrafi intercambiabili l’uno con l’altro in un libro che dovrebbe “rivisitare con metodo giudiziario” (e di giudiziario ci sono solo le denominazioni delle 3 macro parti). Delusione totale. Unico appunto positivo: se si è veramente interessati ex ante a qualcuno dei personaggi trattati, può essere utile trovare le pagine di riferimento dall’indice e spendere 10 minuti per vedere se si dica qualcosa di meno noto (ma sicuramente già discusso in altri e migliori libri).
O quantomeno titolo impreciso. Alla fine di molti capitoli non si riesce a capire perché l’autore li ha strutturati, rispetto a quello che sembrava l’argomento base del volume. Avevo pensato che il libro contestasse luoghi comuni e correggese errori storici, invece nulla. Frasi contorte e continui riferimenti ad altri autori, quasi che Mieli stessonon fosse sicuro di quanto aveva scritto. E’ una delle rare volte che non riesco a finire un libro!:
Recensioni
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