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Anno edizione: 2016
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Aprite ovunque vogliate questo libro, sfogliatelo, soffermatevi su ciò che volete, anche se siete bendati. Scoprirete come si diverte il poetico a dosare la sua ironica voce sull'aorta dell'illogico diffuso, come da uno stambugio per reietti si riescano ad osservare la vita, i controsensi che essa deve sopportare, le lacrime di gesso del potere, l'ora senza lancette del nulla ormai assodato col distacco che solo la rassegnazione riesce a sovvertire in presa di coscienza. Dunque un diario scritto come fra le stive di una nave incagliata nei giorni, tragica stanza fra i grigiori e le secche di un mondo finito, l'amara risata a cui si aggrappa l'Apocalisse per non trafiggersi col suo verbo antico, consolidato. Ma affiorano d'incanto tenerezze e improvvisi quando leggiamo: "Arrogandosi tutti i campi di cura, la medicina ha spento il bisogno pratico che avevamo di assumere come farmaco poesia". Può bastare? Forse, chissà....nonostante nell'agenda di Guido i registri rimangano sempre imprevedibili. Se però si dovesse giungere a una probabile formula nessuna sarebbe più perfetta di questa.."Sun lacrymae rerum". Come destituirla? E' l'unica sentenza onesta nelle tasche di chi tenta un sollievo. Fuga forse da sforzi senza soluzione, resa incondizionata, sarà...ma anche da quella fossa il Poeta può fissare se stesso, le proprie cicatrici, il dardo del suo mancato e rendersi artefice di un solo stento riuscito. Spingiamola avanti questa pietra di dolore, spingiamola con amore tuttavia, per citare la maestria di Seferis. Seppur già tristemente ingiallito sotto i pesi e i tacchi di masse senza riguardo, un canto che valga solo per se stesso può ancora germogliare fra le braci del respinto. Guido soccorre e allevia, infetta battezzando. La sua acqua è il salvifico nero della verità.
Non ho letto altre opere di Ceronetti e questa mi lascia perplesso.. sulla finalità in primis Considerazioni, osservazioni, appunti di cronaca.. scarnificati e non approfonditi che talvolta, almeno a me, creano disagio.. sottointendendo tutto e anche il suo contrario.. Ho provato la sensazione di avere a che fare con un testo ancor meno attuale dell'epoca che descrive e per questo poco incline ad andare oltre il suo tempo..
Dolente, doloroso Ceronetti: anche quando non dice niente allude a tutto. Un libro che vorrei portarmi nella tomba, nel caso, improbabile ma non così assurdo, di un improvviso, ed improvvido, risveglio.
Recensioni
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Per le strade della vergine va a costituire insieme a Un viaggio in Italia e Albergo Italia una trilogia ben definita all’interno dell’opera di Guido Ceronetti, che si impone come importante testimonianza antropologica dell’Italia contemporanea, delle sue debolezze e dei suoi costumi. (…) E’ uno zibaldone che copre gli anni tra il gennaio del 1988 e l’aprile del 1998 e raccoglie pensieri sparsi, camere d’albergo, città, amicizie, morti e malattie, in un testo in cui lampeggiano improvvisi bagliori di lucidità metafisica e di inaspettato quanto sconfortato umanesimo.(…) La differenza, rispetto agli altri due libri di viaggio, sta nel maggiore ripiegamento personale, che se prima costituiva un corollario rispetto alla narrazione dei movimenti per l’Italia, qui al contrario funziona come base su cui si innestano le analisi di quello che Ceronetti vede e affronta nella sua vita di tutti i giorni. È per questo che probabilmente è proprio Per le strade della Vergine il libro attraverso cui entrare nell’officina Ceronetti e individuarne i movimenti del pensiero e della lettura della realtà. Se per questa sua natura non è semplice isolare temi ricorrenti, ci sono comunque nei taccuini alcune tematiche che affiorano a più riprese (…). Innanzitutto viene mostrato a più riprese il sentimento di anti-modernità dello scrittore torinese, (…) Ceronetti, in definitiva, si oppone a tutti quegli aspetti della vita che turbano quello che lui stesso, prendendo a prestito le parole del filosofo Jules Lagneau, definisce come il significato più autentico dell’unico atto reale della vita umana, quello dell’amore: “Noi non agiamo realmente che quando amiamo; e non possiamo amare che a patto di giustificare perfettamente ai nostri stessi occhi un tale agire”. È proprio l’amore l’altro tema che attraversa queste pagine (…), attraverso la storia d’amore con la parigina Michèle. Con questa storia tragica, che si concluderà con la morte della compagna, Ceronetti ci consegna delle pagine che sono testimonianza di un’autenticità assoluta e, nello stesso tempo, di straordinaria forza. (…) E se l’apparizione della morte è spesso attenuata attraverso arguti e fulminei coccodrilli, Ceronetti, con la sua cultura fortemente intrisa, verrebbe quasi da dire compromessa, con le Sacre Scritture, ritrova nella riflessione sulla morte il suo carattere più autentico, in quel mistero primordiale a cui mai riuscirà a dare risposta.
Recensione di Matteo Moca
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