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Anno edizione: 2016
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Aprite ovunque vogliate questo libro, sfogliatelo, soffermatevi su ciò che volete, anche se siete bendati. Scoprirete come si diverte il poetico a dosare la sua ironica voce sull'aorta dell'illogico diffuso, come da uno stambugio per reietti si riescano ad osservare la vita, i controsensi che essa deve sopportare, le lacrime di gesso del potere, l'ora senza lancette del nulla ormai assodato col distacco che solo la rassegnazione riesce a sovvertire in presa di coscienza. Dunque un diario scritto come fra le stive di una nave incagliata nei giorni, tragica stanza fra i grigiori e le secche di un mondo finito, l'amara risata a cui si aggrappa l'Apocalisse per non trafiggersi col suo verbo antico, consolidato. Ma affiorano d'incanto tenerezze e improvvisi quando leggiamo: "Arrogandosi tutti i campi di cura, la medicina ha spento il bisogno pratico che avevamo di assumere come farmaco poesia". Può bastare? Forse, chissà....nonostante nell'agenda di Guido i registri rimangano sempre imprevedibili. Se però si dovesse giungere a una probabile formula nessuna sarebbe più perfetta di questa.."Sun lacrymae rerum". Come destituirla? E' l'unica sentenza onesta nelle tasche di chi tenta un sollievo. Fuga forse da sforzi senza soluzione, resa incondizionata, sarà...ma anche da quella fossa il Poeta può fissare se stesso, le proprie cicatrici, il dardo del suo mancato e rendersi artefice di un solo stento riuscito. Spingiamola avanti questa pietra di dolore, spingiamola con amore tuttavia, per citare la maestria di Seferis. Seppur già tristemente ingiallito sotto i pesi e i tacchi di masse senza riguardo, un canto che valga solo per se stesso può ancora germogliare fra le braci del respinto. Guido soccorre e allevia, infetta battezzando. La sua acqua è il salvifico nero della verità.
Non ho letto altre opere di Ceronetti e questa mi lascia perplesso.. sulla finalità in primis Considerazioni, osservazioni, appunti di cronaca.. scarnificati e non approfonditi che talvolta, almeno a me, creano disagio.. sottointendendo tutto e anche il suo contrario.. Ho provato la sensazione di avere a che fare con un testo ancor meno attuale dell'epoca che descrive e per questo poco incline ad andare oltre il suo tempo..
Un decennio (dal gennaio del 1988 all’aprile del 1998) di viaggi intorno al bel paese, e a Parigi, per far visita alla sua amica e amante seriamente malata; ma pure a un Cioran in pieno marasma senile, con ben chiari i sintomi dell’Alzheimer. Un grande affresco sinfonico e corale, ove si avvicendano nel trascorrere degli anni amicizie, amori, volti, situazioni, lampi di pensiero e di lucidità a malumori, lutti, croniche sofferenze: per esempio, quando Ceronetti accusa disturbi cardiaci persistenti e fastidiosi, e se ne lamenta come di una malefica nemesi della natura. D’altra parte, nessun medico è riuscito a spiegare più di tanto quelle improvvise palpitazioni che lo bloccano nel letto di una camera semibuia d’albergo. Poco generosa con il suo cuore, la natura lo ha però dotato di una sensibilità eccezionale, sfumatamente spirituale e illuministica fino all’esattezza del dettaglio, dello scavo culturale; mai paurosa di guardare e dire il tragico, nei mutevoli terrorismi dell’esistenza quotidiana. Accanto alla scorrere della vita, alla morte degli amici, delle tante donne amate, al depauperarsi della bellezza naturale dell’Italia a causa della speculazione edilizia e dell’odio innato degli italiani per gli alberi, per la purezza dell’acqua e dell’aria, aleggia e si fa di quando in quando strada il pensiero gnostico dell’autore: bagliori “nei crocicchi delle sofferenze indicibili di ogni atomo di materia”. Un libro in parte diverso dai restanti; qui, la forza di C. consiste nel modo originale e quasi misterioso con cui, da un quadro di vita moderna e persino scialba nella sua ritualità anonima, erompe un’attualità morale e di pensiero che non dà scampo, trasformando il fuoco e il fango dell’inferno (la misera esistenza di ognuno di noi) in oro. E come? Per il tramite di uno stile sincopato, frammentario, pressato quasi da un incalzante divenire, che, però, pare condotto da una potente necessità interiore per indicare qualcosa aldilà di questo travagliato mondo.
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