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Anno edizione: 2020
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C'è un pregiudizio che per secoli ha condizionato la nostra storia: gli uomini sono egoisti, votati al male e alla guerra, a mettersi in lotta l'uno contro l'altro. Rutger Bregman, il giovane storico olandese che a Davos ha provocato i grandi ricchi del mondo invitandoli a pagare le tasse, interpreta con una chiave nuova il nostro passato per immaginare il nostro futuro sostenibile.
I migranti sono pigri parassiti. I banchieri sono avidi ricattatori. Chi riceve aiuto dallo stato sicuramente se ne approfitterà. L'uomo è una bestia, dicevano i re. Un peccatore, dicevano i sacerdoti. Una persona egoista, dicevano i contabili. Non c'è da stupirsi se, da sempre, le regole e le leggi che mettono ordine nella nostra vita in comune si ispirano all'idea che delle persone, per via della loro natura, non ci sia da fidarsi. Questa visione cinica dell'umanità viene da secoli di filosofia e di psicologia, è piena di echi nella letteratura e di prove nella storia. Insomma, è ovunque. E anche se nella storia c'è stato qualche tentativo di dimostrare la bontà della natura umana, l'egoismo e il cinismo sono le idee più antiche del pensiero occidentale. Per secoli siamo stati condizionati dalla credenza nella depravazione dell'uomo e abbiamo organizzato la società di conseguenza. E se ci fossimo sempre sbagliati? In questo libro, Rutger Bregman intreccia psicologia, economia, biologia e archeologia e ci accompagna in un viaggio attraverso la storia che dà nuove risposte a vecchie domande. Perché la nostra specie ha conquistato la terra? Come possiamo spiegare i nostri crimini più grandi? E, nel profondo, siamo inclini al bene o al male? La sfida è scommettere che, al contrario, gli uomini tendano a essere buoni. Con una serie di aneddoti affascinanti, nuove interpretazioni ed episodi dimenticati della nostra storia, dopo Utopia per realisti Bregman dimostra che cambiare il corso già scritto del nostro futuro è ancora possibile.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il libro è una seria e documentata ricerca (si veda i numerosissimi riferimenti bibliografici) sociologica, scritta in maniera tutt'altro che noiosa, bensì ricca di aneddoti ed esempi esposti in stile semplice e divulgativo. Come espresso dal titolo in lingua originale ("La maggior parte delle persone è buona") è un libro a tesi, ma la proposta è molto interessante e alternativa, sempre che non si sia affetti da quei pregiudizi che l'autore ripercorre a livello storico-filosofico. Il punto di vista sulla natura umana è certamente positivo e ottimistico, ma anche (come lo definisce l'autore) realistico. Credo che sia proprio quello di cui la nostra umanità abbia bisogno, chiusa come è ai grandi problemi ambientali, economici e di convivenza collettiva che ci circondano. Il testo, a dispetto del curriculum accademico dell'autore, non è un libro di storia e qualche debolezza la dimostra quando interpreta forse con eccessiva disinvoltura alcuni reperti della preistoria, ma è comunque una seria ricerca di psicologia sociale basata su dati sperimentali esposti in modo critico. Una lettura comunque da consigliare.
Avrei abbandonato questo libro dopo il primo capitolo. Confuso, contraddittorio, noioso e lacunoso, con la presunzione di scrivere un saggio Bregman non argomenta narra saltellando intorno a decine di temi senza approfondire. L’approssimazione si avverte, a mio sommesso avviso, in particolare quando scrive del Paleolitico: i reperti archeologici hanno differenti letture e di queste bisognerebbe darne riscontro, ma non avviene. Per quanto riguarda poi la guerra, il nazismo, il terrorismo la confusione e la contraddizione raggiunge cime elevate. Questa poca chiarezza, direi imperizia, si avverte già nell’incipit: 15 righe prima di rendere nota “l’idea radicale” che annuncia. Peccato, un tema importante e attuale! Comunque anche un libro per cui esprimo un parere negativo lascia una traccia.🌸
Libro difficile da valutare. Da un lato e' un testo estremamente interessante per le innumerevoli citazioni e riferimenti a fatti storici ,a studi antropologici ed a studi psicologici,i cui risultati vengono chiaramente esposti,cosi' come ne vengono dimostrate le contraddizioni e non raramente, le falsita' o le anomalie procedurali,piu' o meno intenzionali. Dall'altro,la visione decisamente ottimistica,con abbondanti dosi di utopia, della "reale" natura umana,una natura, secondo l'autore,di sostanziale propensione alla bonta' ed alla socializzazione,perennemente contrastate ed ostacolate da molteplici condizioni avverse ......il caso, la forza del"potere", le credenze religiose, la negazione delle evidenze scientifiche, i condizionamenti sociali...... La chiosa dell'autore e' una sorta di inno alla gioia ed alla fratellanza articolato in una serie di "precetti" comportamentali che dovrebbero indurre ad una visione comunque positiva del mondo che ci circonda e,conseguentemente, alla concreta speranza di un futuro migliore. Penso si tratti di una visione eccessivamente semplicistica e superficiale della "storia dell'umanita'"e che molte delle affermazioni e "dimostrazioni" dell'autore siano forzatamente dirette a giustificare la sua posizione di fondo. Lettura comunque gradevole e divertente.
Recensioni
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