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Vincitore del Costa Award 2019
In questo nuovo romanzo lo sguardo critico di Jonathan Coe si concentra sulle vicende di una famiglia delle Midlands inglesi, per poi abbracciare gli eventi più recenti di un'intera nazione, fino al terremoto Brexit del 2016.
«Il libro di cui tutti stanno parlando.» The Times
«Dalla Birmingham postindustriale alle rivolte londinesi e all'attuale stallo politico, [Middle England] include la famiglia, la letteratura e l'amore in una commedia dei nostri tempi.» The Guardian
«Un viaggio astuto, illuminato e illuminante nel cuore della nostra attuale crisi di identità nazionale. Al tempo stesso commovente e divertente. Come ci aspetteremmo da Coe.» Ben Elton
«Brillante. Lo leggi troppo in fretta, lo finisci troppo presto.» Nigella Lawson
«La comica critica di Coe di un paese diviso abbaglia. . . Da non perdere.» The Bookseller
Tornano alcuni personaggi della «Banda dei brocchi» e di «Circolo chiuso», Benjamin e Lois Trotter e i loro amici, che ritroviamo qui ormai alla prese con le grane dell'età che avanza. Ma l'attenzione principale del nuovo tragicomico romanzo del bardo inglese dei nostri tempi verte sui membri più giovani della famiglia Trotter, come la figlia di Lois, Sophie, giovane ricercatrice universitaria idealista. Sophie, dopo un matrimonio un poco improbabile, fatica a rimanere fedele al marito, soprattutto da quando le rispettive idee politiche si fanno sempre più distanti. Intanto la nazione sfrigola e questioni come il nazionalismo, l'austerità, il politicamente corretto e l'identità politica incendiano il dibattito e le anime.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un quadro della situazione culturale e politica dell'Inghilterra dal 2010 al 2018, di come si possa essere arrivati alla Brexit e degli schieramenti politici sentiti dal basso, dal popolo seppur narrati da una famiglia abbastanza agiata che ha continui contatti con intellettuali e uomini politici del momento. La scrittura di Coe è davvero piacevole, ricca di humor e sentimento. Ci si affeziona a ogni personaggio e, per quanto mi riguarda, si riesce a avere un quadro variopinto della situazione attuale del Regno Unito. Poco importa se trapela la posizione politica di Coe, non si richiede imparzialità in una opera che invece risulta molto sentita in un momento storico in cui tutto appare confuso.
Da italiana e, ve lo devo dire, tutto tranne che filo-salviniana, confesso che è stato interessantissimo leggere questo libro. Scritto molto più che bene, contrassegnato da una ricchezza lessicale che di rado si riscontra (a maggior ragione se c'è di mezzo un traduttore), questo lavoro, oltre a narrare le vicissitudini della famiglia Trotter, restituisce fedelmente il clima e le motivazioni che hanno portato alla Brexit. Negli anni in cui i partiti di estrema avevano grande successo proprio a causa delle ondate migratorie che hanno coinvolto il Vecchio Continente, nel paese europero che sinceramente consideravo più cosmopolita e socialmente aperto, in realtà le problematiche su cui dibatteva la politica erano proprio i medesimi su cui si soffermavano con maggior attenzione anche in Italia: la preponderanza della Germania, l'immigrazione avvertita come eccessiva e sproporzionata, i motti nazionalisti, il politicamente corretto applicato sempre e comunque, la classe politica sentita come inadeguata. Ammetto che mi ha fatta sentire meno sola e mi ha fatto capire che in realtà il detto secondo cui "tutto il mondo è paese" è proprio vero. Ora che siamo nel 2022 e che la Brexit è ormai stata attuata, vedendone le conseguenze e sapendo che le motivazioni che hanno spinto la gente a votare a favore nell'ambito del referendum, se prima ero convinta che si trattasse di un progetto, ora lo sono ancora di più (a maggior ragione nel post pandemia): la UE è il successo più importante che i nostri padri sono riusciti ad attuare e per nessuna ragione al mondo va toccata. Consiglio a tutti di leggerlo, vi aprirà gli occhi
Solita narrativa di Coe, ma troppo schierato, stavolta, troppo politicizzato, troppo severo con l'Inghilterra della Brexit. Mi spiace ma si è dimostrato poco democratico.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
“Adieu to Old England, adieu/ And adieu to some hundreds of pounds/ If the world had been when I was young/ My sorrows I’d never had known […]”. Il romanzo si apre e quasi si chiude , riprendendo in chiave ironica le strofe di questa canzone del 1974 di Shirley Collins, emblema nazionale di quell’Inghilterra che non c’è più. Uno dei protagonisti, Benjamin, la ascolta la sera del funerale della madre, evento che dà inizio alla narrazione, senza però riuscire a terminarla, vinto dalla commozione e dal ricordo. La ascolta nuovamente nelle ultime pagine del romanzo, quando una nuova vita si affaccia all’interno della sua famiglia: la tanto adorata nipote Sophie, che insieme al marito Ian diventano una delle coppie simbolo della situazione sociale nella moderna Inghilterra, darà alla luce un bambino a fine marzo del 2019: sarà il loro bellissimo bimbo Brexit. E, su questa allusione quasi irriverente, Jonathan Coe scrive la parola fine.
Solo giunta alla “Nota dell’autore” scopro che “Middle England” riprende alcuni personaggi già presenti in due precedenti romanzi di Coe, “La Banda dei Brocchi” e “Circolo Chiuso”. Pur non avendoli letti, “middle England” ha avuto uno scorrimento fluido e a tratti “illuminante”. Il romanzo racconta l’Inghilterra e la sua evoluzione sociale e politica dal 2010 ai giorni nostri. Sembra che l’autore lo abbia terminato ieri. La narrazione parte dal dopo Brown, analizzando dal punto di vista delle vicende personali i tumulti del 2011 e le Olimpiadi del 2012, fino a giungere a Teresa May e la proposta della Brexit. O della Brixit, come si afferma, ridicolizzando al massimo l’esasperato patriottismo dei nazionalisti convinti (“Non sarebbe la Brixit? British – Exit?” “Si ma i Greci l’hanno chiamata Grexit…” “Si ma poi non sono usciti. E poi comunque noi non siamo Greci, siamo Inglesi. Quindi sarà la Brixit!”). Una delle frasi con cui i libri di testo italiano adorano definire l’Inghilterra è “England is a melting pot of different cultures”. A melting pot, un grande pentolone, un guazzabuglio in cui convivono indiani, africani, italiani, polacchi, russi, cinesi, sudamericani e… inglesi. Se prendi la tube alle 7 del mattino, direzione city è probabile che tu senta odore di kebap o di curry mescolarsi a quello dell’acqua di colonia e al profumo tutto loro delle rotaie. Se questo ci sembrava un favoloso esempio di integrazione e civiltà, abbiamo scoperto, con l’avvento di Mrs Teresa May, che era solo la facciata decorosa di ciò che la parte più conservatrice e poco tollerante dell’Inghilterra mostrava al resto del mondo. E così le pagine di Coe sono colme di variopinte descrizioni che incarnano diverse tipologie di umanità: ci sono Colin ed Helena, ultrasettantenni iperconservatori che non si danno per vinti e non riescono a celare la loro intolleranza razziale; Ian giovane, bello, anglosassone fino al midollo e open-minded finchè la promozione che credeva di meritare non viene data alla collega asiatica e per giunta donna; Sophie, baccalaureata insegnante universitaria, che ama l’arte e la raffinatezza negli oggetti come nell’animo umano e finisce col ritrovarsi con un marito ottuso e così diverso da lei; Coriander, figlia dell’Inghilterra che conta, dell’alta società, che disprezza il mondo che l’ha generata e contesta tutto e tutti per il solo gusto di urlare il disgusto che prova. E poi Benjamin. Benjamin lo scrittore, che vive in un mulino sulla riva del fiume, che si incanta a guardare ogni singolo corso d’acqua gli capiti a tiro, che continua a prendersi cura del padre bisbetico e odioso, che ritrova amici mai più visti per oltre quarant’anni, che pensa al suo amore finito per una donna che lo ha abbandonato da solo in quel mulino che avevano scelto insieme. Benjamin che scrive un libro per oltre trent’anni, cinquemila pagine di vita che si intrecciano alla storia del Paese dagli anni ’70 al 2017 e che alla fine si vede scartare tutto quello che secondo lui contava: la sola parte che si salva e diventerà realmente un romanzo è la sua triste storia d’amore, che comunque occupa duecento pagine. Il libro ha successo e lui si stupisce. “Perché?” si domanda “a chi può interessare?”. La risposta non arriva in maniera esplicita, ma al lettore attento appare lampante: la gente, i lettori, difficilmente vorranno confrontarsi con i loro problemi. La storia, i disordini sociali, il razzismo come grande raccoglitore di consensi e voti… meglio una storia d’amore, anche senza un lieto fine.
Leggere “Middle England” alla soglia dell’imminente uscita dell’Inghilterra dalla Comunità Europea e con le notizie fresche di dissenso popolare degli ultimi giorni fa molto riflettere. Fa riflettere anche chi come me vive in un Paese che, negli ultimi mesi, sta fomentando l’incomprensione del diverso da sé, la lotta al politicamente corretto e all’umanamente accettabile. Che differenza c’è tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato se la guerra si combatte a suon di post sui social e hashtag?
Middle England… Middle Italy… Brexit… Grexit… che differenza c’è?
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