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1942: il Ghetto di Varsavia attraverso gli occhi di un bambino. Un'insolita storia di sogni, paure, giochi e poesie.
«L'Olocausto è la mia infanzia e c'erano molte cose belle e divertenti allora, che non si possono avere se si cresce invece in tempo di pace. [...] Volevo scrivere di un bambino nel ghetto che diventa una sorta di Robinson Crusoe in una città vuota: per sopravvivere prende dalle altre case ciò che gli serve come Robinson prendeva dai relitti di altre navi sospinte sulla spiaggia dalle onde» – Uri Orlev
«Orlev ha la capacità di dire tantissimo con poche parole. E ci mostra come i bambini possano sopravvivere senza amarezza in tempi duri e terribili» – la Giuria del Premio H.C Andersen
La seconda guerra mondiale infuria per l'Europa e in Polonia la vita, già difficile per tutti, è per gli ebrei pressoché insopportabile. E Alex è, appunto, ebreo. Sua madre è scomparsa nel nulla e suo padre è stato prelevato dalle SS e fatto partire per una destinazione ignota. Rimasto solo Alex si è rifugiato in un edificio abbandonato, al numero 78 di Via degli Uccelli, e dalla sua isola segreta esce solo di notte, per procurarsi il cibo. Finché, un giorno, Alex ode delle voci: degli sconosciuti si sono introdotti nel palazzo. Il coraggio, l'eroismo perfino, non sono insoliti in tempo di guerra, ma Alex ha appena undici anni, e la sua è la storia di come la nuda forza di volontà riesca talvolta ad avere la meglio sulla crudeltà e l'ingiustizia.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo è uno di quei libri che ti fanno davvero pensare ‘’Sono davvero fortunata/o a non essere nata/o durante gli anni della guerra’’. Alex è un ragazzino che vive nel ghetto della sua città con il padre. Dopo alcuni avvenimenti il padre di Alex viene catturato e lui rimane solo. Gli viene ordinato di scappare e rifugiarsi in un palazzo bombardato all’inizio della guerra. Lui ci va, si crea un rifugio e trova una buona scorta di cibo. Una sera, però, Alex sente dei rumori; sarà forse il padre? O magari sono i tedeschi? Non posso dire di più, ma vi consiglio caldamente di leggere questo libro. Anche se non vi piace il genere, cosa che in realtà credevo anche io. I personaggi, i colpi di scena, il finale che non ti aspetti e le emozioni che vengono trasmesse dalle parole usate in maniera impeccabile fanno in modo che questo sia un libro davvero fantastico. Lo scrittore è riuscito a mettere la giusta dose di malinconia nel libro, cosa che io trovo davvero difficile personalmente. Se volete, entrate nell’isola di Alex e adoratela come ho fatto io.
Un bambino rimasto solo nel ghetto ebraico di Varsavia. Lo scenario è cruento, spietato, sleale e insensato, proprio come fu la guerra, il nazismo e l'olocausto. Uno dei libri più belli su questa tematica. Tra ricordi autobiografici dello stesso autore, ebreo polacco durante la guerra, e la fantasia del protagonista ancora bambino, ne L'isola in via degli uccelli, si piange, si riflette, ci si arrabbia e ci si innamora. Sicuramente è il libro su questa tematica più adatto anche ai più piccoli, poiché il narratore è un bambino e parla, sogna, ha paura proprio come i lettori più piccoli, ma allo stesso tempo, vanifica ogni limite d'età e diventa perfetto per ogni lettore, perfino per coloro che di letteratura ne masticano poco e niente, poiché il linguaggio semplice del protagonista è accessibile a tutti. Uri Orvel ci mostra gli incubi e i mostri dell'odio attraverso i giovani occhi del suo personaggio, e lo fa in maniera magistrale. Da leggere, da rileggere, da portare nelle scuole e nelle case, per non dimenticare mai.
Il libro è stato letto sia da mia figlia che da me. Per un bimbo è di facile lettera tocca temi molto delicati ma in maniera molto soft tanto che mia figlia ha capito senza però esserne impressionata. Racconta di un bimbo che vive in un ghetto con il padre mentre la mamma è stata deportata nei campi di concentramento o forse uccisa. Il bambino si ritroverà anche a dover sparare ad un tedesco.
Recensioni
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