Attore inglese. Inizia a lavorare in teatro nel 1921 come squisito interprete del genere sentimentale, e continua a calcare le scene nonostante l'intensa attività cinematografica in cui debutta con Men of Tomorrow (Uomini di domani, 1932) di L. Sagan. Ottiene una fama istantanea e internazionale con Le sei mogli di Enrico VIII (1933) di A. Korda e, dopo la parentesi americana di Il conte di Montecristo (1934), chiamato da R.V. Lee, che l'aveva voluto per That Night in London (Quella notte a Londra, 1932), si dedica a rilevanti produzioni britanniche, approfittando della sua voce, molto espressiva e attraente. Offre una straordinaria prestazione in I trentanove scalini (1938) di A. Hitchcock, Il nemico di Napoleone (1942) di C. Reed e Tutto mi accusa (1948) di A. Asquith. Rilevanti anche le performance in Il fantasma galante (1935) di R. Clair, in cui è un beffardo aristocratico scozzese, e La cittadella (1938) di K. Vidor. Per un certo periodo la sua fama surclassa quella di L. Olivier e L. Howard. Con Addio Mr Chips! (1939) di S. Wood conquista l'Oscar per la migliore interpretazione, ma il carattere depresso e l'asma cronica influiscono negativamente sulla sua carriera che, negli anni successivi, declina progressivamente. Emblematica è la sua ultima apparizione in La locanda della sesta felicità (1958) di M. Robson, in cui (costretto a utilizzare l'ossigeno per terminare il film) interpreta un mandarino morente.