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Canale Mussolini. Parte seconda
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Canale Mussolini. Parte seconda - Antonio Pennacchi - copertina
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Canale Mussolini. Parte seconda

Descrizione



La prima parte è stata uno dei più bei premi Strega degli ultimi anni. Cinque anni dopo, l’autore di Latina torna dai Peruzzi e dall’Armida, indimenticata padrona di api. In un’intervista ha detto di essere nato per scrivere questa storia. La sua è la penna più epica della letteratura italiana di oggi. - Vanity Fair

Un grandioso romanzo corale e polifonico, un'opera letteraria di smagliante bellezza che, alternando i toni dell'epica a quelli dell'elegia, ci dà lucidamente conto di ciò che siamo, in forza di ciò che nel bene e nel male siamo stati.

Il 25 maggio del 1944 – ultimo giorno di guerra a Littoria – nel breve intervallo tra la partenza dei tedeschi e l'arrivo in città degli anglo¬americani, Diomede Peruzzi entra nella Banca d'Italia devastata e ne svaligia il tesoro. È qui che hanno inizio – diranno – la sua folgorante carriera imprenditoriale e lo sviluppo stesso di Latina tutta. Ma sarà vero? Il Canale Mussolini intanto – dopo essere stato per mesi la dura linea del fronte di Anzio e Nettuno – può tornare a essere quello che era, il perno della bonifica pontina. In un nuovo grande esodo, che ricorda quello epico colonizzatore di dodici anni prima, gli sfollati lasciano i rifugi sui monti e tornano a popolare la città e le campagne circostanti. I poderi sono distrutti, ogni edificio porta i segni dei bombardamenti. Ma il clima adesso è diverso, inizia la ricostruzione. Nel resto d'Italia però la guerra continua e si sposta man mano verso il nord, mentre gli alleati – col decisivo ausilio delle brigate partigiane e del ricostituito esercito italiano – costringono alla ritirata i tedeschi e le milizie fasciste. È una guerra di liberazione, ma anche una guerra civile crudele e fratricida. E la famiglia Peruzzi, protagonista memorabile della saga narrata in queste pagine, è schierata su tutti i fronti di questo conflitto. Paride al nord nella Rsi – mentre sogna di tornare dall'Armida e da suo figlio – rastrella ed insegue i partigiani. Suo fratello Statilio combatte i tedeschi in Corsica con il Regio esercito, poi a Cassino e su su fino alla linea Gotica. Il cugino Demostene è partigiano della brigata Stella Rossa, e combatte anche lui per liberare l'Italia. Accanto a loro ritroviamo lo zio Adelchi, che vigila sulle ceneri di una Littoria piena di spettri e di sciacalli, in attesa che nasca Latina; il mite Benassi e zia Santapace, collerica e bellissima; l'Armida con le sue api, e la nonna Peruzzi, che attribuisce compiti e destini alle nuove generazioni via via che vengono al mondo. E su tutti c'è Diomede – detto Batocio o Big Boss per un piccolo difetto fisico – il vero demiurgo della nuova città. Con il suo funambolico impasto linguistico veneto-ferrarese, col suo sguardo irriverente e provocatorio sempre addolcito però da un'umanissima pietas – «Ognuno ga le so razon» – Antonio Pennacchi torna a narrare le gesta dei Peruzzi, famiglia numerosa e ramificata di pionieri bonificatori, grandi lavoratori, eroici spiantati, meravigliosi gaglioffi, e donne generose e umorali. E se nel primo volume di Canale Mussolini ci aveva fatto riscoprire un capitolo della nostra storia per molti versi dimenticato, in questa seconda parte si dedica a mantenere viva la memoria del difficile processo di costruzione della nostra Italia democratica e repubblicana.
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Dettagli

2015
1 dicembre 2015
425 p., Rilegato
9788804657880

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giuli
Recensioni: 5/5

È un libro che fa riflettere, che ripercorre gli accadimenti del passato passo passo e ce li racconta in maniera impopolare, dalla parte dei fascisti che difesero con le unghie e con i denti quello che gli fu stato donato, perché in fin dei conti "ognuno ha le sue ragioni" e dell'ideologia non importa niente a nessuno, le leggi razziali e le persecuzioni arrivate in Italia da un momento all'altro per via dell'alleato germanico furono accolte più o meno con indifferenza dal popolo italiano affamato, la guerra creò addirittura entusiasmo e sogni di gloria, cosa ne potevano sapere che sarebbero morti a migliaia lontano dai propri cari, torturati e gettati nelle fosse comuni, che ne poteva sapere la povera gente che le bombe avrebbero distrutto il nostro patrimonio artistico e cosa ne potevo sapere io che dopo la lettura di questo capolavoro di romanzo avrei arricchito la mia conoscenza della storia attraverso una visione nuov

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dido82
Recensioni: 4/5

Molto coinvolgente la trama del libro. Tuttavia la parte in cui avviene una dettagliata ricostruzione storica dei principali fatti d'arme della resistenza l'ho trovata noiosa e avulsa nel contesto del romanzo. A parte questo neo la lettura è risultata essere un piacere

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Giugy
Recensioni: 1/5

Decisamente delusa. Ho amato e apprezzato il primo libro, dove attraverso la storia della famiglia Peruzzi, si intrecciano narrazioni storiche che raccontano uno spaccato di vita importante del nostro Paese. Concordo con coloro che lo definiscono come una narrazione confusa e senza filo logico, che ne rende difficile sia la comprensione che la lettura. Lo trovo in generale noioso, mal costruito e decisamente non all'altezza delle aspettative. Forse più opera nata a fini commerciali che letterali.

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Antonio Pennacchi

1950, Latina

Operaio in fabbrica a turni di notte fino a cinquant'anni, ha pubblicato tre romanzi con Donzelli: Mammut (1994), Palude (1995) e Una nuvola rossa (1998). Per Mondadori ha pubblicato Il fasciocomunista (2003, premio Napoli) da cui è stato tratto il film Mio fratello è figlio unico e Shaw 150. Storie di fabbrica e dintorni (2006). È autore anche di Fascio e martello. Viaggio per le città del Duce (Laterza 2008). Nel 2010 ha vinto il Premio Strega con il romanzo Canale Mussolini edito da Mondadori, che nel 2011 ha ripubblicato anche il suo romanzo d'esordio, Mammut. Sempre per Mondadori esce nel 2015 Canale Mussolini. Parte seconda.Ha collaborato a «Limes»; suoi scritti sono apparsi su «Nuovi Argomenti», «Micromega» e...

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