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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Commedia deprimente ma al tempo stesso molto divertente. Lo squallore umano in poche pagine. Squallore di una vita di fama e comoda borghesia artistica di un regista che svanisce nella malattia e nella noia quotidiana stuzzicata da amori e gelosie adolescenziali. Squallore di vite parallele che succhiano i soldi degli altri come zecche mai sazie. Squallore di donne mature che desiderano sempre essere desiderate e fanno di tutto per illudersi con uomini gretti e squallidi. Squallore di sentimenti impazziti. Stupri giovanili. Fughe dall'India. Emancipazione in tutti i sensi. Adesione al sacro come scappatoia alla propria mistica euforia sessuale. Tutto ciò però come sottile sfumatura a un più banale andamento claustrofobico e autoerotico.
Romanzo breve ma intenso, diretto, imprevedibile e paradossalmente esilarante. I personaggi si apprezzano e si odiano in maniera assoluta. Il personaggio principale, un anziano regista famoso e benestante infermo ma con una mente diabolica riesce a far girare tutto intorno a lui e alla sua fama. Bello e geniale.
Molto cervellotico. Si legge in fretta, ma non è letteratura. Non credo di volerlo consigliare.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La struttura del nuovo romanzo breve di Hanif Kureishi sembra alquanto tradizionale: Waldo, un famoso regista ora anziano e ridotto su una sedia a rotelle, teme che la bella moglie di origine indiana Zeena abbia una tresca con Eddie, una specie di amico di famiglia, e che i due vogliano addirittura ucciderlo. Il complicato triangolo di rapporti fra i personaggi diventa motore di un thriller postmoderno, con toni di humour nero, ma in realtà permette un’ampia discussione sui legami affettivi, sulle trasformazioni della storia e della società, e sull’identità in un’epoca così incerta e fluida. Alcuni tratti tipici della scrittura di questo abile autore sono qui presenti, dalle battute pungenti e provocatorie, quasi di taglio teatrale, alla raffigurazione vivace di una Londra variegata e multiculturale […]. La storia miscela sarcasmo, ironia, eros, amarezza, mentre scandaglia segreti e ricordi dei personaggi principali: di Waldo, innanzitutto, chiamato a fare un bilancio della sua vita; dell’affascinante Zee, che dal subcontinente indiano si ritrova a essere attrice nota in occidente, e tuttavia guardata con diffidenza; ma anche di Eddie, una sorta di giornalista cinematografico di ottima famiglia che si intrufola nei party mondani. […]. Eddie, Zee e il regista si completano, si contraddicono e si scontrano in un quadro di indagine sul senso della vita, sull’arte, sull’idea di mascolinità e femminilità. La sfera dell’eros è significativa e assume diverse sfaccettature, ora innocenti ora perverse. Riguarda la florida bellezza del corpo, nel caso di Zee, ma anche lo spegnersi fisico di un uomo sofferente, in cui il sentimento amoroso è ridimensionato dalla malattia e dalla decadenza. […]. Poiché la storia è narrata dal punto di vista di Waldo, al lettore viene fornita un’unica prospettiva, non immune da ambiguità e discrepanze. Tutto il romanzo, infatti, insiste sul potere creativo dell’artista, mentre il protagonista, sempre munito di cannocchiale e videocamera osserva e agisce come un regista che controlla la preparazione delle prossime scene da girare […]. Il video-diario che costituisce gran parte della storia, quindi, è frutto di una crisi interna, di una resa dei conti e Waldo stesso confessa che “È vero, immaginare le cose è il mio mestiere, e l’immaginazione è il posto più pericoloso del mondo”.
Recensione di Esterino Adami.
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