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Finalista Premio Dessì 2019 – sezione narrativa.
L'incontro fra un ragazzo e un anziano investigatore. Un lungo dialogo meditativo, ironico, intimo. Un intreccio di racconti polizieschi dalla raffinata architettura che è al tempo stesso un sorprendente manuale sull'arte dell'investigazione.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Adatto a un lettore alle prime armi. Molto semplice e scorrevole. Si legge facilmente. Non ha una trama complicata. Senza infamia né lode. Carofiglio è un ottimo narratore. Di certo non il suo libro uscito meglio, ma di certo neanche così malvagio
Mi e’ davvero piaciuto molto questo libro di Carofiglio, in cui il protagonista, il maresciallo Fenoglio, coi racconti di alcuni casi, da’ lezioni di vita al ragazzo che fa con lui fisioterapia. Per esempio, dice che e’ il caso di lasciare sempre una via d'uscita a chi ti ‘sta di fronte’ (anche non metaforicamente, come nel caso di manifestazioni di piazza), in modo da non aumentare la tensione. In questo senso e’ emblematico il caso dell’uomo che minaccia di darsi fuoco. Oppure che bisogna cercare di guardare le cose da più punti di vista, senza lasciarsi ingabbiare dai pregiudizi o dalla prima ipotesi fatta
A mio avviso e dopo aver letto diversi suoi romanzi, Carofiglio non sbaglia un colpo e anche questo libro ne è la prova. In una narrazione fluida, ma densa di materiale, assistiamo all’incontro tra il maresciallo Pietro Fenoglio prossimo alla pensione e Giulio, un ragazzo intelligente, sensibile ma disorientato nella sua giovanissima vita. Si conoscono nella più inattesa delle situazioni, ma attraverso i loro dialoghi fluidi, gli intriganti aneddoti e un resoconto di alcune indagini del maresciallo, ci immergiamo in un seppur breve manuale sull'arte dell'investigazione, circondato da confidenze personali e riflessioni sul labile concetto di verità e menzogna, sull’idea stessa del potere e sull’importanza del dialogo. Ciò che accomuna tutte le esperienze è la continua e instancabile ricerca della verità che permette di distinguere il bene dal male. I personaggi sono autentici, veri, intriganti. La scrittura di Carofiglio è scorrevole, una pagina tira l’altra e permette di trascorrere qualche piacevole ora insieme al maresciallo Fenoglio!
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una cyclette. Un uomo con le cuffiette alle orecchie che pedala senza entusiasmo. Ma non siamo in una palestra e l’uomo ai pedali non è un uomo qualunque: è un maresciallo dei carabinieri. Il maresciallo Pietro Fenoglio, uno dei personaggi più amati nati dalla penna dello scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio. Fenoglio: il malinconico detective à la Maigret, protagonista di Una mutevole verità e L’estate fredda.
L’investigatore di origini piemontesi torna nell'ultimo libro di Carofiglio, La versione di Fenoglio, ma il suo ritorno è inatteso e spiazzante. Non siamo più direttamente sulle tracce dei criminali, tra cadaveri, indizi, interrogatori e indagini, ma in un centro di riabilitazione ortopedica.
Il maresciallo dal cognome “letterario” ha da poco subito un intervento per la protesi dell’anca e, lentamente, sta riprendendo le forze per tornare a lavoro. Ma ancora per poco: la pensione è ormai dietro l’angolo e il futuro è sempre più un’incognita che provoca sgomento.
Accanto a lui, alla cyclette, ai gradini o alla spalliera svedese, Giulio, un giovane studente universitario, vittima di un gravissimo incidente stradale. Anche lui operato all’anca. Anche lui, inconsapevolmente, con un importante cognome letterario, Crollalanza (non c’è bisogno di indizi, vero?).
Un giovane intelligente, ma fragile, che ha appena iniziato ad affacciarsi alla vita e che dalla vita non sa ancora cosa vuole.
Un vecchio investigatore che la vita, le sue promesse, i suoi inganni, li conosce fin troppo bene.
Cosa può nascere tra due figure così lontane, vi chiederete?
Il piccolo miracolo di una fertile conversazione romanzesca. Un confronto a due voci che non si limita a svelare nel profondo i due personaggi, le loro paure – la vecchiaia che avanza, le incertezze del futuro –, le loro ambizioni – la scrittura –, ma che mette in campo una seria riflessione sul metodo dell’investigazione e dell’osservazione del reale, sul labile confine fra il bene e il male, fra la verità e la menzogna. Un metodo investigativo con l’ambizione di diventare un metodo di interpretazione della realtà: applicare all’esistente lo strumento del dubbio metodico.
Non abbiate paura, però: non avete tra le mani un trattato epistemologico, un saggio di filosofia o uno sterile manuale di investigazione. Carofiglio non viene mai meno al patto con il suo lettore più affezionato, intermezzando il vivace dialogo tra Pietro e Giulio con il racconto di tre indagini del maresciallo, allo stesso tempo piacevoli immersioni nel mondo del giallo e del crime e mirabili exempla utili a mettere in scena quei temi – verità, menzogna, preconcetti, ego, persuasione, manipolazione – tanto cari all’autore.
Indagini raccontate con tutta la serietà e il realismo che caratterizzano le pagine dell’ex magistrato. Uno scrittore che ben conosce come funziona il mondo dell'investigazione e che, tra le pagine del testo, non risparmia qualche frecciatina ai suoi colleghi scrittori (ma anche registi), soprattutto italiani, puntando l’indice su quegli errori grossolani nella ricostruzione delle procedure che fanno passare il gusto della visione o della lettura.
Il maresciallo Fenoglio racconta, ripercorre il suo passato, recupera le tante storie che ha dentro di sé, quelle storie che, se non le racconti, si disseccano a poco a poco, si sbriciolano e scompaiono nel nulla, quelle storie che Giulio, avido di conoscenza e di esperienza, non smette di chiedergli.
Storie narrate attraverso una scrittura piana, nuda, che centellina le parole, che trova nella semplicità (apparente) la chiave per far emergere, in maniera carsica, e penetrare più a fondo quelle riflessioni sul metodo e sull’interpretazione della realtà che forse non ci saremmo aspettati di trovare.
Ma cos’è allora “La versione di Fenoglio”? Un romanzo? Un saggio?
Antonio D’Orrico su “La Lettura” ha parlato di romanzo-saggio-manuale. E forse proprio questo insolito ma equilibrato mélange di strutture, temi, generi letterari, può spiegarci il successo dell’ultimo libro di Gianrico Carofiglio, da settimane in testa alle classifiche. Un libro in grado di accontentare sia il lettore affezionato sia quello al primo approccio, sia l’appassionato di gialli sia chi alla narrativa richiede qualcosa in più di un semplice intreccio e arrivare, magari, a scoprire addirittura che una parte del lavoro investigativo […] ha molto a che fare con le parole. Per certi aspetti assomiglia a quello dello scrittore di romanzi, o dello storico.
Perché tout se tient nel mondo del maresciallo Fenoglio.
E di Carofiglio.
Recensione di Francesca Barbalace
Non ho letto gli altri romanzi di Gianrico Carofiglio di cui il Maresciallo Fenoglio è protagonista ma non è stato difficile prenderlo in simpatia. Il Maresciallo Fenoglio, di dichiarate origini piemontesi, abita da anni a Lecce, provincia in cui presta anche servizio per l’Arma dei Carabinieri. Fedelmente. Da sempre. Il “tempo del lavoro” è quasi terminato e Fenoglio, prossimo alla pensione si trova a fare i conti con un futuro che non riesce ad immaginare: per uno che voleva fare lo scrittore o tutt’al più il giornalista e invece si è trovato ad essere carabiniere, non è semplice essere altro da sé. Neppure quell’altro che per tutta la vita si sarebbe voluto diventare: ricominciare gli studi interrotti presso la facoltà di lettere? La pensione imminente lo pone davanti al fatto compiuto che il tempo passa e le persone invecchiano: compreso lui.
In questa confusione emotiva Fenoglio incontra la giovinezza insicura e smarrita di Giulio, suo ventenne compagno di fisioterapia. In una situazione di estrema fragilità per entrambi, Giulio e Fenoglio iniziano tra un esercizio di fisioterapia e l’altro, delle chiacchierate di riabilitazione emotiva, in una dialettica che è continuo scambio tra chi ha esperienza e chi vorrebbe farne, tra maestro e allievo. Fenoglio racconta al giovane amico le storie della sua vita professionale che non ha mai raccontato a nessuno, mettendo a nudo un’umanità allo sbando, crudele e bisognosa allo stesso tempo, in cui la giustizia si fa strada ma non sempre prevale, in cui a volte il meglio ce l’ha la legge del più forte. Le chiacchierata sul lavoro investigativo di Fenoglio diventano così quasi uno scambio dialogico sulla ricerca della verità, in cui spesso il maestro impara dalle acute osservazioni dell’allievo. Il giovane Giulio infatti è confuso su ciò che vorrà fare “da grande” ma ha le idee molto chiare su ciò che NON vorrà fare, dando molti spunti di riflessione a Fenoglio. La curiosità di Giulio lo porta a scavare nei suoi ricordi e nel suo passato, cercando di consegnare al giovane la verità. Al termine di questo percorso di disvelamento maieutico per entrambi, Fenoglio comprende che dovrà congedare l’amico senza potergli consegnare alcuna formula per la verità. Perché la verità è di chi la indaga.
A far da sfondo a questo rapporto tra gioventù e vecchiaia c’è la figura romantica di Bruna, la fisioterapista che, invitando Fenoglio a continuare il loro rapporto una volta che sarà finito quello professionale, lascia al Maresciallo la strada aperta per la POSSIBILITA’ e il FUTURO.
Da leggere perché, per dirla con una frase celebre “I migliori maestri sono quelli che ti indicano dove guardare ma non ti dicono cosa vedere”.
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