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Veronika ha ventiquattro anni, una vita normale, eppure non è felice.
Per questo decide di morire, ingerendo una dose eccessiva di sonniferi. Ma il tentativo fallisce e si risveglia tra le mura dell'ospedale psichiatrico di Villete, dove il suo cuore ammalato scopre un universo di cui Veronika non sospettava l'esistenza. Qui conosce Mari, Zedka, Eduard, persone che la gente "normale" considera folli, e incontra il dottor Igor, che attraverso una serie di colloqui cerca di eliminare dall'organismo di Veronika l'amarezza che la intossica privandola del desiderio di vivere. Veronika spalanca così le porte di un nuovo mondo, un mondo che, attraversato con la consapevolezza della morte, la spinge, sorprendentemente, alla consapevolezza della vita. Fino alla conquista del dono più prezioso: sapere vivere ogni giorno come un miracolo. In questo romanzo, Paulo Coelho riversa nella storia della giovane Veronika la sua personale esperienza, i ricordi di tre anni consecutivi di ricovero in un ospedale psichiatrico, dove lo scrittore venne rinchiuso solo perché considerato "diverso". E riesce ancora una volta a mostrare al lettore come il miracoloso e inafferrabile dono della serenità possa essere conquistato in qualsiasi luogo, anche in quelli apparentemente più improbabili. Perché il dono della serenità è nascosto nel cuore di ciascuno di noi.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Quella sensazione di apatia che nasce senza un perché.. questo è ciò che prova Veronika e che la porterà ad una decisione estrema: togliersi la vita. Da questo incipit Coelho racconta e riflette su una tematica, la "pazzia" considerata ancora tabù dai più. Veronika verrà ricoverata a Villete un centro per malati psichici nel quale, attraverso un percorso introspettivo ed emozionale (e anche grazie all'incontro con persone affette da altre forme di "pazzia") capirà l'importanza e il senso del vivere il presente come se fosse l'ultimo giorno. Ho acquistato questo libro per il titolo. Quel "decide" mi ha catturata. È stata una piacevole sorpresa. Coelho non delude mai. Riesce a trovare nell'animo umano delle sfaccettature e delle sensibilità che pochi riescono a mettere su carta. Fa riflettere. Lettura consigliatissima.
Il racconto di come la forza di volontà per non lasciarsi trascinar giù, ti cambia la vita e la prospettiva.
Un libro che è in realtà un inno alla vita, che ti spinge ad andare oltre e vivere come desideri. I libri di Coehlo sono sempre consigliati
Recensioni
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"Ah, se tutti potessero conoscere la propria follia interiore e convivere con essa! Il mondo sarebbe peggiore? No, le persone sarebbero più giuste e più felici."
Vivere è anche credere che ogni giorno sia l'ultimo: è per questo forse che Veronika, la protagonista dell'ultimo romanzo di Coelho, impara ad amare, a essere se stessa, a desiderare e ad apprezzare il sole, la luce, la vita, quando crede che ogni attimo sia una conquista e una vittoria sulla morte incombente.
La storia è ambientata in Slovenia, uno Stato piccolo e sconosciuto ai più (almeno nelle Americhe), di recente nascita e figlio della travagliata ex Iugoslavia. La cultura che domina questo giovane paese è quella piccolo borghese dell'Europa conservatrice: tutto deve essere nella norma, tutto omologato e prevedibile. Per questo chi non recita la sua parte, chi non sta al gioco, è da considerarsi pazzo. E la domanda centrale del libro è proprio questa: chi è il folle? che cosa è la pazzia?
Angolo privilegiato di indagine e di studio di questo problema è l'ospedale psichiatrico di Villete. Qui Coelho presenta alcune storie di degenti, tutti pazzi, o meglio tutti davvero sani, tutti esclusi perché hanno cercato per un attimo di essere se stessi e non hanno retto l'impatto con la realtà. Infatti le crisi di panico che colpiscono l'affermata avvocatessa sorgono quando la donna diventa insofferente alla sua vita di successo: professione e marito da cui vorrebbe liberarsi, ma che sa non poter rifiutare, a meno che non si dichiari pazza.
Così anche altri degenti, una volta recuperata la piena consapevolezza della loro situazione decidono di non allontanarsi dalla clinica, ma continuano a fingersi pazzi; situazione quasi pirandelliana che consente solo in quel luogo per alienati, la libertà di essere sinceri con sé e con gli altri.
Come sfuggire ai vincoli sociali, come dichiarare i propri desideri e le proprie insofferenze? Fuori, nel mondo dei sani, la recita che ognuno propone non consente improvvisazioni, ed è proprio questo che nel migliore dei casi crea frustrazione, nel peggiore toglie la voglia di vivere. E proprio questo è successo a Veronika: nessun motivo particolare di sofferenza, nessuna infelicità, solo una totale indifferenza alla vita e l'angoscia di giorni sempre uguali davanti a sé. Se non ci sono alternative a questa micidiale monotonia senza senso, allora, pensa la bella e giovane Veronika, meglio morire.
Proprio all'interno di Villete però, dai colloqui con le altre pazienti, dalle esperienze e dai contatti con i medici, ma soprattutto dalla scoperta di se stessa, così diversa e vitale, in lei nasce una imprevedibile voglia di esserci, ed essere autentica. Era stata rinchiusa in questo luogo separato dal mondo, subito dopo il tentativo di suicidio, e qui le viene detto che quel trauma aveva compromesso in modo irreversibile la sua salute, tanto che le sarebbero rimasti pochi giorni da vivere. Ma questa consapevolezza fa scattare in lei il desiderio di sperimentare se stessa, di esprimere desideri e passioni avvertite e sempre conculcate, di amare con l'intensità che si era sempre negata.
L'autore ha personalmente vissuto l'esperienza della reclusione manicomiale, quindi le situazioni e i personaggi descritti nascono anche dalla memoria personale e dalla coscienza che lui per primo è stato rinchiuso perché "diverso", perché ha tentato la fuga dal gregge.
Oggi, almeno nell'Europa postmoderna e un po' cinica che ci circonda, esistono forme più raffinate di esclusione o addirittura di assorbimento della diversità: tutto si fa moda e tutto si fa business, anche la "sregolatezza".
A cura di Wuz.it
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