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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2021
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Anche questa volta Salvo Toscano si conferma un maestro del thriller. Le indagini dei fratelli Corsaro sono sempre avvincenti, e anche con una buona dose di umorismo. Sicuramente consigliato.
Coinvolgente! Letto in mezza giornata .
“L’uomo sbagliato” di Salvo Toscano è una nuova indagine affidata ai due fratelli Corsaro, l’avvocato Roberto e il giornalista Fabrizio. La coppia di protagonisti funziona bene nella narrazione: Roberto, più malinconico e riflessivo, nonostante la moglie e i figli che adora, mentre Fabrizio è un uomo che si definirebbe in siciliano “un fimminaro”, anche se a volte scivola nella depressione. E parlo di siciliano perché le vicende che narra Salvo Toscano sono ambientate a Palermo e dintorni, a riprova che il giallo siciliano gode di grande attrattiva, in Italia e all’estero, dove i romanzi di Toscano sono già stati tradotti.In questo romanzo è il figlio di un ergastolano, Cosimo Pandolfo, a rivolgersi ai due fratelli per ottenere giustizia. E’ convinto che il padre, incarcerato quando lui era solo un bambino, sia innocente: non fu lui a uccidere il vicino di casa. Il colpevole, è comunque una persona assai sgradevole al di là del crimine per cui è stato condannato: alcolizzato, picchiava e maltrattava la moglie. Ma per questo motivo è giusto che sia condannato all’ergastolo mentre il vero colpevole è forse in circolazione? Fabrizio si sente toccato dalla vicenda, perché anche lui in passato è stato ingiustamente accusato di omicidio. E se non fosse stato per il fratello avvocato, magari sarebbe stato condannato e incarcerato a vita.. I due Corsaro, indagando in modo parallelo, cominciano a credere che il figlio di Pandolfo sia nel giusto. La testimonianza di una donna in punto di morte costituisce la svolta nelle loro indagini, che però diventano sempre più complesse e pericolose. Infatti i due fratelli rischiano la loro incolumità e quella dei loro cari, perché il delitto porta a retroscena assai bui e complessi, che toccano soldati mercenari, missioni in Iraq, prostituzione minorile. Salvo Toscano mette molta carne al fuoco in questo thriller, ma riesce a dosare il materiale con la sottile ironia malinconica che pervade i due protagonisti. Un giallo brillante che si legge con piacere.
Recensioni
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Toscano, un errore giudiziario e i Corsaro lontani dai cliché
Nella sesta avventura della premiata ditta Fabrizio & Roberto Corsaro, firmata dal palermitano Salvo Toscano, i due fratelli inciampano in un omicidio e quello che in modo sempre più chiaro si delinea ai loro occhi (e a quelli del lettore) come un errore giudiziario, con tanto di presunto innocente in carcere da troppo tempo e una condanna definitiva pronunciata quasi per inerzia. Di quelle utili a chiudere il caso e dare alla collettività (ed ai diretti interessati) una risposta celere, facile e comoda. E così, mentre il Corsaro avvocato (Roberto) si impegna, non senza dubbi e remore, per ottenere la mai facile revisione del processo, il fratello giornalista (Fabrizio) – guarda un po’, che combinazione – si insinua, anch’egli non del tutto privo di incertezze, in un ambientino davvero niente male, con politici veri e sedicenti diplomatici di effimeri staterelli africani e non, intenti a fare da burattinai a mercenari della peggiore risma.
Nel corso dell’indagine, a Palermo, Roberto continuerà a dividersi con eguale ed equanime impegno tra la famiglia, lo studio e le aule giudiziarie, mentre Fabrizio – nessuno come lui – riuscirà a sdoppiarsi e persino a triplicarsi tra un trasloco mal digerito, la collega genovese con la quale fa il cascamorto (ma vista la città, sarebbe più esatto parlare di “tacchino”), le indecorose foto hot di una barista e – udite, udite – rare riflessioni filosofiche, con le quali si permette di scomodare addirittura Kant, con il suo cielo stellato e la legge morale. L’inchiesta è complicata e con tanti buchi neri. In un vero e proprio vaso di Pandora qualcuno ha stipato ogni genere di violenza (soprattutto, ma non solo, verso le donne) e un elenco ben nutrito di altri delitti e relativi autori. Sono talmente gravi, i primi, e così ben appoggiati gli altri, da scoraggiare il più intrepido e curioso degli inquirenti. Ma si sa, i Corsaro navigheranno forse un po’ a vista, né malgrado gli sforzi riescono a muoversi in sintonia, ma non sono certamente tipi che si tirano indietro. Con il solito, efficace, disincanto, decideranno, allora, di scoperchiare la botola e di andare avanti, anche se le loro vite, e quelle dei familiari, sono prese di mira da poteri forti e occulti.
Sempre ben oltre lo schema minimale “delitto-indagini-soluzione”, anche l’ultimo giallo di Salvo Toscano – che si intitola L’uomo sbagliato (286 pagine, 9,90 euro) ed è pubblicato da Newton Compton – conferma i non pochi elementi di originalità dei suoi protagonisti, diversi tra loro (ma, davvero, di un diverso che più diverso non si può) ma anche rispetto a tutti gli altri inquirenti creati negli ultimi anni in Italia, sull’onda dell’enorme e meritatissimo successo del Montalbano di Camilleri. A pensarci bene, infatti – e credo che questo sia uno dei motivi del loro successo, a prescindere se un giorno andranno, davvero, in TV – né Fabrizio, né Roberto vestono una divisa o fanno comunque parte delle Forze dell’ordine; nessuno dei due ha un drappello di ottimi collaboratori-parafulmine e, soprattutto, nessuno dei due si sdilinquisce di fronte a un piatto o a una leccornia della ricca (ed insuperabile) cucina siciliana. Due rarità, insomma, che Toscano tiene sempre a debita distanza dagli standard più o meno diffusi, non dandoci alcuna, seria, notizia, né, per esempio, sul loro abbigliamento, né sulle loro preferenze ed abitudini, con la sola eccezione riservata alla quotidiana e intensa attività di fidelizzazione con l’altro sesso, svolta, sempre con zelo, da Fabrizio, tombeur de femmes (a Palermo, fimminaro).
Forse, allora, non sapremo mai cosa mangiano, cosa bevono e come si vestono i Corsaro. In compenso – ed è questo, secondo me, l’altro elemento, se non di originalità, almeno di distinzione – la vicenda narrata in questo suo ultimo romanzo consente all’autore di affrontare e commentare, per bocca dei due fratelli, argomenti ben più rilevanti come la giustizia sommaria dei giornali e quella, talvolta, distratta delle aule dei tribunali o, ancora, la sempre più frequente e insopportabile violenza sulle donne. Ed è qui che Toscano è ancora una volta abile nel far pensare e dire ai Corsaro, tante cose giuste, ma anche pensieri e frasi non condivisibili, rendendo i suoi protagonisti davvero vicini alla realtà e lontani dai cliché.
Recensione di Camillo Scaduto
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