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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2014
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Mah non mi sta piacendo, sono indeciso se molare o no, troppo macchinoso, meglio Steinbeck, Rushdie, Mailer, per citare autori poco scorrevoli.
Un libro pesante, sia gravitazionalmente che "letteraturalmente". Scritto male (o tradotto male), è frammentario, prolisso nelle inezie, inconcludente, privo di scorrevolezza e poesia, per tutto questo molto americano. E' una prosa mediocre, in cui manca ogni tentativo di toccare un minimo di profondita analitica, senza phatos, senza desiderio di raccontare veramente il tipo umano. Nel suo tentativo di allinearsi alla confusione moderna dell'uomo attraverso una sintassi e una narrazione altrettanto confuse, tentativo fra l'altro futile e da stolti, dimentica che la letteratura è prima di tutto bellezza di scrittura, nonchè genialita di contenuti; si tramuta così in una raccolta di aneddoti di vari mediocri personaggi tenuti insieme da un evento-oggetto stupido come loro, stupido forse come l'america che questo libro tenta di descrivere. Per chi ama la "letteratura europea-russa classica", moderna, contemporanea e non, da sconsigliare assolutamente. Meno male che c'è l'inverno, e il camino.
Un epopea, 50 anni di storia americana raccontata tra sbalzi temporali e vicende di un gruppo di personaggi, per lo più immigrati, le cui esistenze sono legate, come un fil rouge, da un prezioso cimelio nella forma di una palla da baseball, personaggi dei quali a libro finito sento già la mancanza. Lo stile di Delillo si conosce, cinematografico e a tratti visionario, impegnato a scarnificare il senso comune, a cercare l'oltre immergendo il lettore in un ambiente carico di minaccia incombente e di paranoia. Maestoso.
Recensioni
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