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"Siamo quello che scegliamo di essere" Un misero orpello, una piuma di carne e vanità. Questa è la differenza tra maschio e femmina ed è abissale. In un paesino della sperduta Calabria la legge la fanno le famiglie dei potenti. Gli uomini comandano, decidono il futuro e le donne zitte pensano solo alla casa e ai figli e non importa se siamo negli anni 80 di un secolo che queste cose non le dovrebbe permettere. Irene, Rocco, Lorenza e Gianna, Angiolino sono i protagonisti innocenti di nascita ma colpevoli per nome. Giovani che avrebbero diritto a una vita condita con olio limone e quiete. Invece hanno solo il mare, un quaderno arancione e quelle maledette tre notti dell'Abbondanza. Romanzo perfetto, in ogni suo aspetto. Talvolta si cerca sempre lontano, ma la bellezza non necessariamente sta sotto i riflettori. Questo libro ne racchiude veramente tanta.
Romanzo di rara potenza e di grande forza narrativa che attraversa le strade di Fosco, un paesino della Calabria, in quegli anni ’80 che erano per tutti anni di spensieratezza, ma per i cittadini di Fosco, anni di lutto. Storia di donne forti e cariche di speranza che vivono in un paese affacciato sul mare, ma che al mare non può arrivare in virtù di un veto antico attraverso, storia di donne che lottano contro certe convenzioni, che cercano la libertà, a volte la trovano o finiscono per rinunciarvi. Irene Rusto è l’io narrante, fin da piccola chiude i suoi sogni e suoi desideri in disegni raccolti in quaderni dalla copertina arancione. Irene è la figlia di Nuzza e ha due sorelle, Lorenza e Gianna e di un fratello, Sebastiano, U Principi. Il padre Rosario gestisce una pizzeria dove Irene lavora. Lì incontrerà Rocco suo grande unico e impossibile amore, figlio di un infame traditore che ha osato tradire proprio zi Totonno, capo indiscusso di Fosco. Con Rocco e Angiolino, il figlio “strano del boss” vuole combattere le ingiustizie in un mondo fatto di comandi e di obbedienza, di Gnuri e cotrari in continua lotta di supremazie dalla quale nessuno può scappare. Un segreto carpito per caso da Irene e Rocco cambierà la vita per entrambi che durante le tre notti dell’abbondanza perderanno il mondo che avevano idealizzato. Eppure anche a Fosco qualcosa sta per cambiare, lo scopriremo nel corso della lettura che finirà per avvincere il lettore in un appassionate narrazione che sapientemente mescola una storia d’amore con i fatti di ‘ndrangheta.
Questo romanzo mi ha stregata! È la storia di tre ragazzini che vivono in un paese della Calabria dal nome pieno di dubbi, Fosco, e che vengono a conoscenza di un grande segreto di cui sarebbe stato meglio non sapere nulla. La storia evolve con esiti inaspettati, tragici, mentre gli anni passano, per poi diventare una storia di rinascita verso una nuova dimensione e nuovi equilibri. La scrittura di Paola Cereda è densa, potente, mai lasciata al caso. Si parla di 'ndrangheta, di donne coraggiose e di donne che non lo sono, della potenza che può avere una scala che scende al mare e il cui accesso è negato, per cui il mare, così vicino e così bello, diventa metafora di una libertà negata, o fintamente concessa. L' incipit, il primo breve capitolo, presenta il paese di Fosco, un paese dove la legge e l'esercito si fermano all'ultima curva prima di entrare in paese, la curva delle guardie. E il secondo capitolo introduce una dei protagonisti, Irene, coi suoi quindici anni, la sua freschezza ribelle e i suoi quaderni arancioni, sui quali disegna il suo diario di vita. E poi ci sono Rocco, personaggio al quale mi sono terribilmente affezionata, e Lino, che non capisce perché la sua diversità, che per lui è arte e ispirazione, sia rifiutata. E poi tanti altri personaggi, ognuno col proprio peso specifico, perché nulla, qui, è stato scritto per caso. Un libro da assaporare, con la consapevolezza che non lascerà indifferenti. Consigliatissimo!
Recensioni
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