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Anno edizione: 2017
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
È il primo libro che leggo di questo autore. La storia è intrigante ma secondo me eccessivamente annacquata, e il ritmo ne risente. Inoltre, il Monterosso ammorba il lettore con la sua sfegatata e irrefrenabile passione per il menestrello di Duluth. Interlocutorio.
Robecchi sa scrivere, è spigliato, vivace con la giusta dose di ironia, ma, benché la trama sia anche originale, tira troppo per le lunghe e i personaggi sono spesso insopportabilmente stereotipati. Un’ulteriore osservazione: abbiamo capito che Monterossi ama Bob Dylan, ma che tutte le sue attenzioni nel corso della intera giornata siano dedicate al pur illustre cantautore diventa noioso e stucchevole. Che poi quei due o tre versi citati ogni volta con la pretesa di essere adeguati alle circostanze appaiono il più delle volte scialbi e insignificanti per cui non gli si fa neanche un gran servizio.
Della serie Monterossi è quello che mi è piaciuto meno. Trama poco coinvolgente, anche se alla fine quando i fili vengono tirati è abbastanza ben congegnata.
Recensioni
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Da San Siro a via Manzoni, dalle cantine degli alloggi popolari a un albergo sul lago, le indagini di Carella e Ghezzi si incrociano con quelle di Monterossi, finché i conti finiranno, amaramente, per tornare per tutti.
«Saremo sempre questo.
Saremo sempre due lire bastarde e spavento», aveva
pensato. E negli occhi di lei c’era lo stesso pensiero
– lo ricorda come fosse ora –, e però aveva riso e gli
aveva fatto festa.
Mamma.»
Ha una rara e preziosa capacità Alessandro Robecchi: quella di descrivere al meglio il mondo sfavillante dello spettacolo, delle auto di lusso e delle case radical-chic, e contemporaneamente di andare a pescare autentiche vite miserabili, riportando tutto sulla carta in maniera assolutamente credibile.
La carta, ancora una volta, è quella vergata delle cartiere Miliani di Fabriano, che Sellerio continua a utilizzare per i libri della sua collana più importante, la Memoria. E nella stessa collana Alessandro Robecchi pubblica adesso il quarto volume della sua serie con protagonista l’autore televisivo Carlo Monterossi, tutti ambientati in una Milano iper-contemporanea, tutti immersi nelle sonorità blues di Bob Dylan, nume tutelare del protagonista.
I gialli di Alessandro Robecchi sono le classiche letture che piacciono follemente alle donne. Il motivo non è soltanto legato all’aria solitaria e malinconica di Carlo Monterossi, scapolo d’oro, sensibile, brillante, perennemente nei guai, eternamente insoddisfatto. Ma anche dalla rara capacità che ha l’autore nel cogliere le sfumature di certi luoghi e personaggi rivelando, non senza una certa ironia e una massiccia dose di disincanto, gli aspetti oscuri della nostra contemporaneità.
In questo caso la vicenda si svolge tra via Manzoni, uno dei quartieri della Milano bene, e un quartiere popolare vicino a San Siro, dove alcuni occupanti abusivi difendono il loro diritto alla casa e ad arrangiarsi con quello che hanno. In mezzo, ma mica tanto, c’è la casa di Carlo Monterossi, che in questo periodo sta letteralmente contando i giorni che mancano alla conclusione di Crazy Love, il mefitico programma di cui è autore, condotto da Flora De Pisis, per dedicarsi finalmente alla scrittura del saggio su Bob Dylan, che nella sua mente ha già scritto e cancellato mille volte e che, dopo le polemiche sull'assegnazione del Nobel, è diventato impellente. Solo una persona può interrompere la sua immaginaria volata verso il parnaso della critica musicale, il suo amico Oscar Falcone. Un po’ cronista di nera, un po’ procacciatore di informazioni, segugio, ficcanaso e perché no?, anche investigatore privato. O almeno è così che lo vede la sua preziosissima amica e agente Katia Sironi, quando lo interpella per affidargli una missione degna di Philip Marlowe: rintracciare un preziosissimo anello rubato.
Ed è così che ancora una volta Carlo Monterossi si ritrova nei peggiori bar di Caracas (leggi “periferia milanese”) a sporcarsi le mani tra ricettatori, rapinatori, assassini seriali e malavita interna ed estera. Senza mai perdere il suo tipico distacco Malaussèniano, di quello che hanno messo in mezzo senza che ne sapesse nulla, di quello che passava di lì per caso. Tolti gli abiti sartoriali, eccolo di nuovo con il suo unico paio di jeans lerci, pronto a mettersi nei guai.
A Milano ci sono due morti ammazzati, il proprietario di una nota catena di macellerie e un architetto urbanista molto amico delle istituzioni cittadine, due persone che apparentemente non hanno nulla in comune. Entrambi però sono stati freddati da un killer che poi ha lasciato la firma: un sasso bianco poggiato sul petto del de cuius.
Sui due casi indagano ufficialmente le migliori menti investigative che il Ministero possa mettere a disposizione, tra cui un famoso profiler israeliano appena arrivato da Roma. In realtà però saranno il sovrintendente Carella e il suo vice Ghezzi a tirare le fila dell’indagine, i due poliziotti più cazzuti di via Fatebenefratelli. Le strade dei due poliziotti e dei due investigatori della domenica si incroceranno di nuovo, inevitabilmente, lungo i viali e le circonvallazioni della “capitale morale” d’Italia. Mentre il lettore a questo punto avrà raggiunto l’assoluta certezza che la maggior parte, o forse tutti, i luoghi comuni che ha sentito fino ad ora su Milano (la malavita, il racket, i suv, la bamba) sono tristemente veri.
Recensione di Annalisa Veraldi
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