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Forse un po' lento, com'è stata lenta la vita del protagonista, però m'è piaciuto...fotografa quello che può essere lo sbandamento di un uomo, non solo in età adolescenziale, quando non si sa ancora chi si è perché troppo giovani ed inesperti, ma anche in età adulta, quando forse si perde in un certo senso la propria identità nuovamente. dopo anni come marito e lavoratore, l'improvvisa vedovanza ed il tanto tempo libero possono davvero far saltare gli schemi.
Romanzo molto amaro questo di Marco Vichi, di cui ho finora letto solo i libri della serie del commissario Bordelli. Per la verità anche in questi ultimi c'è una patina di amarezza latente che, ormai, devo pensare che faccia un po' parte della personalità dello scrittore. Ma, se in Bordelli ci trovo delle attenuanti comprensibili (gli anni della giovinezza trascorsi negli orrori della guerra, lo stato di celibato non voluto conseguenza di amori infelici, la sua stessa professione), nel personaggio centrale di questo romanzo non riesco a trovare giustificazioni plausibili. Più che "un tipo tranquillo", il protagonista appare come "un tipo represso". Represso nella sessualità, mortificata nell'ambito coniugale; represso nel relazionarsi con gli altri, siano essi la moglie (figura non positiva), i figli (piuttosto egoisti e superficiali), forse anche i colleghi di lavoro o ipotetici amici (non si sa nulla di loro); represso, infine, nello stile di vita chiuso in una personale, istintiva tana cerebrale. No, non mi è piaciuto questo personaggio che cambia radicalmente vita appena gli muore la moglie. La reazione a questo evento, pur drammatico ma che sembra per nulla dolorosamente sentito, scatena, in una ricerca spasmodica di libertà individuale, eccessi incontrollati di libidine e di voglia di sesso che appaiono esagerati, specie nel finale quasi inverosimile che appartiene di più ad una persona malata nel cervello. Una tara mentale che non data dall'inizio dell'azione del libro, ma che ha origini molto più lontane.
E' un romanzo di una tristezza e di un'angoscia volutamente abissali, pieno di spunti di riflessione sull'inquietudine esistenziale dei nostri giorni. Quanti Mario Rossi , tipi tranquilli, ci sono nel mondo? un numero infinito, penso. Ho trovato squallida e deprimente la parte sessuale e pedofila della storia, anche se ritengo non sia affatto inverosimile. Di questo autore mi piace molto la scrittura semplice ma efficace: è una scrittura leggera che però riesce a descrivere situazioni pesanti e quindi và dritta al cuore... cosa non facile!
Recensioni
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