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Anno edizione: 2021
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Gli dèi greci non hanno più nulla da dirci?
«Gli dèi non sono frutto di invenzioni, elucubrazioni o rappresentazioni, ma possono soltanto essere sperimentati». Tale era la prospettiva di Walter F. Otto, ribadita in questo libro, che si può considerare il suo lascito: muovendo da una critica serrata alle «posizioni teoriche che continuano a ostacolare la genuina comprensione della religione greca», e lasciando poi risuonare direttamente «la voce del più spirituale e creativo di tutti i popoli ... che ben riusciamo a percepire, purché ci mettiamo in ascolto di quel che hanno da dirci i suoi maggiori testimoni da Omero in poi », Otto ci mostra come i miti siano in realtà autentiche «rivelazioni ontologiche», in quanto nati non già da sogni dell'anima, ma «dalla lucida contemplazione dell'occhio spirituale spalancato sull'essere delle cose». E ci spiega perché gli dèi greci continueranno sempre a parlarci: «Apollo, Dioniso, Afrodite, Ermes e tutti gli altri restano per noi manifestazioni sempre luminose ed estremamente significative. E per quanto possa risultarci difficile credere seriamente in loro, il loro sguardo sublime non cessa di venirci incontro appena ci solleviamo da tutto ciò che è meramente fattuale nelle altezze dove dimorano le forme».Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"Noi ammiriamo le grandi opere dei Greci, la loro architettura, la scultura, la poesia e la loro filosofia e la loro scienza", invece per quanto riguarda i loro dèi li abbiamo accantonati, li abbiamo ridotti a favole per bambini. Anche se il cristianesimo ha avuto la meglio l'Europa affonda le sue radici anche nel paganesimo greco. L'autore analizza il sistema teologico di questa religione e si domanda: "Gli antichi dèi non hanno più nulla da dirci?". Ovvero non dobbiamo piuttosto ammettere a noi stessi che quelle opere immortali non sarebbero mai divenute ciò che sono senza gli dèi, e più precisamente senza quegli dèi greci che sembrano non aver più nulla da dirci? Un recupero dell'antica religione si ebbe con il Rinascimento e, poi, con il Neoclassicismo. Quando il 26 marzo 1756 l'archeologo e storico dell'arte Johann Joachim Winckelmann vide l' "Apollo del Belvedere", in Vaticano, scrisse: "La descrizione dell'Apollo richiede lo stile più alto, un oltrepassamento di tutto quello che è umano... Se alla divinità piacesse rivelarsi ai mortali in questa forma, tutto il mondo sarebbe adorante ai suoi piedi", eppure teofania vuol dire manifestazione sensibile della divinità e gli dèi si manifestavano agli antichi eroi nei momenti di maggiore difficoltà aiutandoli o suggerendogli il comportamento da adottare in determinate situazione. C.G.Jung ebbe a dire che "gli dèi sono diventati malattie", che sono, cioè, divenute figure, che operano a livello archetipico nell'inconscio e si manifestano nei sogni. Otto è nettamente contrario a questa interpretazione. Per Otto gli dèi greci continueranno sempre a parlarci e a manifestarsi: "Apollo, Dioniso, Afrodite, Ermes e tutti gli altri restano per noi manifestazioni sempre luminose ed estremamente significative. E per quanto possa risultarci difficile credere seriamente in loro, il loro sguardo sublime non cessa di venirci incontro appena ci solleviamo da tutto ciò che è meramente fattuale nelle altezze dove dimorano le forme".
Un grande libro sulla mitologia - come tutte le opere di W. Otto. Tutti che si interessano al soggetto dovrebbero leggerlo e anche quelli che soltanto ammirano i Greci e la loro cultura.
Testo a dir poco completo: rigore storico e filosofico abbinato ad una grandissima carica di commozione che si inserisce pienamente nella tradizione neoclassica goethiana e schilleriana. Con questo testo postumo di W.F. Otto si conclude la parabola del grande neoclassicismo tedesco e l'ottimismo olimpico di Otto passa il testimone al fosco pessimismo del suo amico Heidegger. Un testo raccomandato a chi vuole re-innamorarsi della divinità del fenomeno racchiusa dietro ad ogni forma. Edizione stupenda.
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