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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2018
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«Il mondo è in guerra quando viene pubblicato “Lo straniero”, e in quest’uomo strano Camus addensa il ritratto del suo tempo. La solitudine come stato di natura, la passività tutta novecentesca degli inetti.» – Livia Iannotta per Maremosso
Pubblicato nel 1942, "Lo straniero" è un classico della letteratura contemporanea: protagonista è Meursault, un modesto impiegato che vive ad Algeri in uno stato di indifferenza, di estraneità a se stesso e al mondo. Un giorno, dopo un litigio, inesplicabilmente Meursault uccide un arabo. Viene arrestato e si consegna, del tutto impassibile, alle inevitabili conseguenze del fatto - il processo e la condanna a morte - senza cercare giustificazioni, difese o menzogne. Meursault è un eroe "assurdo", e la sua lucida coscienza del reale gli permette di giungere attraverso una logica esasperata alla verità di essere e di sentire.
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È la seconda volta che lo leggo. La prima parecchi anni fa, allora ero un ragazzo quindi ho pensato che forse non ero riuscito ad apprezzarne il valore. Ma con una certa delusione, neanche questa volta mi è sembrata questa grande opera di cui tutti si riempiono la bocca. Il protagonista è un uomo senza qualità e con nessuna ambizione che per la sua costante passività si ritrova coinvolto in una storia di vendetta violenta che culmina, tanto inaspettatamente quanto inspiegabilmente, in un omicidio da lui stesso commesso. Uccide un tizio che ce l’aveva non certo con lui ma con un suo amico neanche tanto amico. La storia è un po’ più complessa di così, ma per questo omicidio viene condannato alla ghigliottina. Nella sentenza pesa l’indifferenza che aveva mostrato in occasione della morte della madre. In tutto questo, lui non fa una parola in sua discolpa. Non fa una piega (tranne che alla fine col prete). Dice sempre quello che pensa anche quando è inopportuno. Accetta passivamente anche una condanna così terribile. Il giudice che lo interroga e il cappellano del carcere che vuole convertirlo rimangono basiti e si disperano per la sua indifferenza a tutto e per la sua caparbietà. Un personaggio molto intelligente e strano che non si fa amare, anzi, lo prenderesti a schiaffi. Una storia strana, certo, un po’ stramba, forse, sicuramente scritta bene e che fa discutere, ma l’opera d’arte dov’è? Non l’ho trovata neanche alla seconda lettura e me ne dolgo perché Camus mi piace molto.
Rileggendo Lo straniero ho ammirato soprattutto il contrasto tra la luce del giorno e la penombra della sera. Meursault riconosce e ama il profumo della sera che accompagna i momenti più riflessivi della sua esistenza e prova fastidio e affaticamento alla vista della luce. Nel capitolo che chiude la prima parte del libro, quello in cui si consuma il delitto, la luce domina con tutta la sua graffiante violenza. Quella maledetta domenica il sole, il vero colpevole di un delitto insensato si accanisce su Meursault dal primo momento in cui questi esce di casa. Anche nella seconda parte del romanzo, che si svolge tutta tra il carcere, dove Meursault è stato rinchiuso dopo che in quella domenica bruciata dalla violenza del sole ha ucciso con cinque colpi di pistola l’arabo, e il tribunale dove si svolge il processo, la luce abbagliante del giorno continua a fare da sfondo ai momenti più drammatici della sua esistenza mentre la fragranza della sera è un tiepido guanciale su cui posare le sue riflessioni più segrete.
Complesso
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