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Per l’attenzione ai dettagli i due volumi sono ancor più una cronaca – spesso giorno per giorno, a volte ora per ora – che dipinge il grandioso quadro di un avvenimento che ha mutato la Storia del XX secolo; un evento spesso pensato come i «dieci giorni che sconvolsero il Mondo» ma che invece le 1.400 pagine del libro raccontano come un processo durato mesi, non privo di inciampi, contraddizioni, rovesci e riflussi, il tutto all’ombra di un ondivago Kerensky e fra gli intrighi di palazzo orditi da forze reazionarie con l’ingerenza di potenze straniere. Oltre a basarsi sulla propria esperienza di testimone oculare, l’Autore si avvale dei resoconti sui giornali russi, delle memorie di storici e politici a lui contemporanei e delle testimonianze di semplici uomini del popolo; e le vicende narrate che occupano la maggior parte del lavoro sono inframezzate da riflessioni teoriche e da valutazioni perlopiù sferzanti e sarcastiche su molti suoi avversari politici protagonisti degli eventi e giudizi molto critici sulla figura e le posizioni di Stalin. Lo stile di scrittura è vivace e coinvolgente: il passato remoto è intercalato dal presente storico quando, specie per il travolgente irrompere delle masse popolari, si vuole dare all’esposizione un ritmo incalzante e a tratti turbinoso, e tale tecnica espressiva porta il lettore a visualizzare gli episodi descritti come lo scorrere dei fotogrammi in bianco e nero dei filmati d’epoca. Talora traspare un certo disdegno nei confronti dell’''intellighentsija'', considerata come gruppo a se stante; negli stessi anni in cui Trotsky redigeva la sua opera, un altro comunista altrettanto colto ma di diversa formazione, Antonio Gramsci, svolgeva sugli intellettuali un’analisi ben più profonda e penetrante.
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