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è divulgativo, quindi molto scorrevole, ma non per questo superficiale, riesce ad inquadrare ogni fatto nel suo contesto. per ogni parte in causa si preoccupa di spiegare le rispettive ragioni e da molto spazio a tesi storiografiche diverse dalla sua. l'approccio al secolo in esame è da molti punti di vista: politico, sociologico, culturale, psicologico. è scritto benissimo, un piccolo capolavoro di equilibrio.
Recensioni
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recensioni di Gervasoni, M. L'Indice del 2000, n. 06
Lo scadere del secolo reca con sé una proliferazione di storie del Novecento. Il libro di Simona Colarizi è tuttavia il primo a cimentarsi con la storia del nostro paese limitandola al XX secolo. Questo potrebbe far scaturire questioni non del tutto peregrine. Si può parlare di un XX secolo italiano, così come si parla, ad esempio, del Seicento francese o spagnolo, dell'Ottocento inglese e così via? V'è una formula che potrebbe racchiudere in sé tutto il secolo, oppure esso è stato, in modo particolare nel nostro paese, attraversato da cesure assai più radicali che nei secoli precedenti? Tutte questioni con le quali, felicemente, l'autrice ha deciso qui di non misurarsi. E scriviamo "felicemente" perché in troppe sintesi tocca leggere decine di pagine di introduzione dedicate ai "caratteri strutturali", alle "prospettive di sistema", alle "identità", di questo o quel secolo, di questa o quella entità statuale. Non che si tratti di interrogazioni oziose, ben inteso. Solo che esse in molti casi dimenticano quale dovrebbe essere lo scrupolo dello storico rispetto allo scienziato sociale generalmente inteso: quello del "narrare".
Molto opportunamente dunque la storica romana, non nuova a lavori di sintesi in cui la cristallina chiarezza nel dirimere intrecci aggrovigliati si sposa con il mantenimento del "campo lungo" nella visione del narratore, evita l'introduzione ed entra in medias res, con l'uccisione di Umberto I. Momento periodizzante quant'altri mai, sia pure come precipitato di eventi occorsi negli ultimi anni. Il Novecento italiano prende avvio, si potrebbe dire, con il timido ingresso del nostro paese nella democrazia liberale, grazie a Giolitti. Democrazia imperfetta, liberalismo claudicante, eppure nell'Italia giolittiana suona una nota diversa, di libertà e di partecipazione, rispetto ai primi quarant'anni del regno d'Italia. Colarizi adotta qui, fin da subito, uno stile che non abbandonerà più per tutto il corso del volume. L'uso del tempo presente, assieme a un ductus limpido, creano nel lettore un effetto di empatia, amplificato da un racconto, attento in prevalenza agli eventi rispetto alle strutture, che potrebbe dirsi cinematografico, nel far muovere i personaggi delle vicende con piglio rapido e sincopato. Da qui l'effetto di gradevole lettura, oltre che di accresciuta comprensibilità, davvero raro negli storici del nostro paese.
Per quanto il taglio sia prevalentemente attento alle vicende politiche, l'autrice allarga il proprio sguardo alle sfere economiche e a quelle culturali. Sono in particolare gustosissime le narrazioni sui costumi degli italiani, sulle forme di consumo culturale, sulla moda. Il Novecento italiano si definisce con l'avvento della democrazia e della modernità. È il secolo dei lavoratori che attraverso le proprie rappresentanze, sindacali e politiche, migliorano la propria condizione fino ad accedere a status impensabili nei secoli precedenti. È il secolo delle donne, la cui battaglia per l'acquisizione dei pari diritti è in Italia più difficile che altrove. È il secolo della formazione e della diffusione della cultura di massa e dell'avvento della categoria di consumo in larga scala. E Colarizi illustra come spesso le sfere della cultura giungano a definire e a inquadrare le scelte e le decisioni dei protagonisti del mondo politico.
Come in tutte le sintesi, vi sono momenti in cui l'autore, vuoi perché specialista di determinati problemi, vuoi perché intrigato da alcune congiunture rispetto ad altre, riesce a rendere più densa la descrizione e più accattivante la lettura. Questi vanno cercati qui nelle pagine dedicate al fascismo e alla seconda guerra mondiale, terreni già frequentati dalla storica romana. Ovvero in quelle consacrate al ventennio cinquanta-sessanta, quello della grande trasformazione e, aggiungeremmo noi, dell'approdo, sia pure in chiave del tutto autoctona, del nostro paese allo status del primo mondo.
Del ventennio fascista Simona Colarizi, tra i migliori allievi di Renzo De Felice, ne segue l'interpretazione, ormai sposata da tutti gli studiosi, ove sono mostrati i due lati del regime, quello repressivo e quello di attivatore di consenso. Momento di modernizzazione nella storia del nostro paese (soprattutto in campo economico), movimento e poi sistema di rappresentanza dei ceti medi, a cui né i socialisti né i liberali avevano saputo in precedenza dare voce, il fascismo fu nondimeno un vulnus crudele, la cui responsabilità deve essere fatta ricadere tanto sulle classi dirigenti dell'Italia tardo-liberale quanto sui molteplici universi conservatori ostili all'avvento della democrazia in Italia (e tra questi la Colarizi non tralascia di citare il Vaticano e la Chiesa). Siamo dunque ben lungi da certune ambiguità di giudizio, intrise di giustificazionismo, registrabili nell'ultimo De Felice e poi enfatizzate da una parte dei suoi seguaci. Così come, sull'altro problema che tanto appassiona i cosiddetti revisionisti, quello della Resistenza e della morte della patria, Colarizi segue più l'interpretazione di Claudio Pavone che quella di Mussolini l'alleato. La guerra civile di De Felice. Così come, trattando del ruolo dei comunisti e del Pci nella storia del nostro paese, Colarizi non risparmia osservazioni critiche, spesso drastiche, ma si situa ben lungi da quel paradossale e recente anticomunismo storiografico che sembra scoprire solo oggi l'importanza del Pci nella storia d'Italia, e che per poco non lo ritiene più responsabile delle nostre catastrofi nazionali dello stesso fascismo.
Come si sarà capito, insomma, è la sobrietà di giudizio e l'assenza di qualsiasi spirito polemico che anima tale sintesi. Coordinate mantenute anche nella seconda metà del libro, di cui intense sono le pagine dedicate all'ascesa e al declino dei partiti politici nell'Italia repubblicana, assieme alla capacità di illustrare vicende a noi vicinissime in modo tale da inquadrarle nel consueto sguardo lungo. Il volume si chiude con un'imponente, e utilissima, cronologia della storia d'Italia, dal 1861 al 1999. Una ragione di più per ritenere tale volume destinato non solo agli studiosi e a un pubblico di lettori medi e non specialisti, ma anche agli studenti universitari e della scuola media superiore.
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