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Anno edizione: 2017
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"Il nostro museo non deve assolutamente avere alcun timore di osare"
Dall'idea di un artista viene realizzato un evento in una piazza dove la regola è non avere regole. Ma qualcosa sfugge di mano...
«Geniale e da morire dalle risate» – New York Times
«Pura stravaganza da applausi» – The Guardian
«Non c'era mai stata una Palma d'oro così» – Usa Today
Christian, curatore di un importante museo di arte contemporanea di Stoccolma nonché padre di due bambine, sta per affrontare insieme al suo entourage il debutto di una grande mostra, un'istallazione di nome "The Square" che ha come scopo quello di invitare la gente all'altruismo e alla condivisione. Ma quando gli viene rubato il cellulare per strada, la sua reazione è inaspettata e genera una serie di eventi a catena che porteranno la sua vita nel caos più completo...
Premi
Festival di Cannes 2017: Palma d'oro (miglior film)
David di Donatello 2018: Miglior film dell'Unione Europea
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
E molto interessante lo consiglio vivamente
Un film molto bello e particolare. Un cast eccezionale. Consigliato
Film che si merita, per la sua originalità, la Palma d'Oro al Festival di Cannes 2017. Notevole l'intelligenza registica per sapersi muovere tra il virtuale e il quotidiano, aprendo interpretazioni sull'arte e sulla cultura. Christian è un direttore narciso di un Museo di arte contemporaneo e propone uno spazio antistante al Museo come santuario di fiducia e altruismo. La realtà invece si vendica ferocemente nei suoi confronti. Molti elementi in comune con un altro regista nordico, Lars von Trier.
Recensioni
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The Square e un'opera darte dentro un'opera darte
Il film che ha vinto la Palma d’oro a Cannes e? una bruciante satira della scena artistica contemporanea: la sottile differenza tra essere brave persone ed essere degli stronzi
Un quadrato, un’utopia di solidarieta? e altruismo, l’arte che nobilita l’uomo e l’uomo che, in grado di apprezzarla per risorse culturali ed economiche, si sente nobilitato. E quindi, di fatto, superiore. The Square e? un’opera d’arte dentro un’opera d’arte, e? un museo in cui sono esposte opere d’arte ma allo stesso tempo archetipi quotidiani moderni: dal direttore giovane, brillante e radical chic (Claes Bang, eccezionale) ai social media manager spregiudicati, dal potere in frac a quell’arte contemporanea che e? sempre al limite della disonesta? intellettuale e creativa ma anche capace, nel suo essere spuria, di intervenire nel dibattito politico, etico, morale con una forza spesso lacerante, di essere eversiva nei confronti delle ipocrisie dei benestanti benpensanti.
O?stlund alza l’asticella della sfida: se in Forza maggiore metteva un nucleo familiare di fronte a una valanga, reale e metaforica, che li travolgeva, qui il fattore scatenante e? un banalissimo furto che induce il protagonista, esempio di una certa apparente perfezione da salotto, a tirar fuori la “bestia”, quella voglia ancestrale di prevalere e sanare il torto subito con una vendetta spropositata. Ne nasce un percorso narrativo kafkiano dove rispetto all’assurdo dell’ironia feroce di eventi e reazioni dell’opera precedente, si fa largo una dialettica piu? profonda tra cio? che si e? e cio? che si pretende di essere, tra gli obblighi di chi vuole essere un giusto e cio? che si ritiene giusto, tra l’arte che si prende ogni tipo di liberta?, ma poi non e? capace di sopportarla quando questa gli si rivolta contro.
The Square e? riassumibile in una scena: una delle curatrici del museo, centro di gravita? permanente del film, sta intervistando un artista bello, bravo e pieno di se?; un uomo, affetto da sindrome di Tourette, interrompe con invettive il loro colloquio. Negli occhi di chi parla e chi ascolta c’e? solo fastidio: un solo uomo chiede pieta? per un malato, a un consesso che si crede sensibile e non si accorge di essere irrimediabilmente cinico.
E che dire di Oleg (Terry Notary), la cui performance artistica e? disturbare, nei panni di uno scimpanze?, una cena di gala. Inversioni, variazioni, ribaltamenti di senso e di campo che ti fanno sentire a disagio appena pensi di aver capito da quale parte stare. The Square e? una riflessione straordinaria su chi siamo, su cio? che puo? provocare la volonta? di essere altro e non riconoscere cio? che abbiamo dentro. Una confessione masturbatoria al cellulare, solitaria e solipsistica, diventa cosi? la sintesi tragicomica di chi vorrebbe illuminare di bello il mondo, ma scopre di essere spento dentro.
Recensione di Boris Sollazzo
Östlund conferma il suo talento con un film sullo squilibrio sociale e culturale, a sua volta squilibrato, aperto alla libera interpretazione
Trama
Christian è il curatore di un importante museo di arte contemporanea di Stoccolma. Una mattina, sulla strada per il lavoro, soccorre una donna in pericolo e si scopre derubato del telefono e del portafoglio. Al museo, intanto, lui e la sua squadra stanno lavorando all'inaugurazione di una mostra, che prevedere l'installazione dell'opera "The Square": un quadrato delimitato da un perimetro luminoso all'interno del quale tutti hanno uguali diritti e doveri, un "santuario di fiducia e altruismo". Su suggerimento di un collaboratore, Christian scrive una lettera in cui reclama i suoi averi rubati, innescando una serie di conseguenze che spingono la sua rispettabile ed elegante esistenza in una vertigine di caos.
Östlund riprende la riflessione, già presente in Forza maggiore, sulla difficoltà di agire realmente secondo i propri valori, ma la astrae da una condizione di emergenza, portandola nel quotidiano di un individuo di condizione privilegiata, che tende a rimandare i conti con chi non appartiene al suo milieu.
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