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Lisbona, un fatidico agosto del 1938, la solitudine, il sogno, la coscienza di vivere e di scegliere, dentro la Storia.
«Non c'è niente di cui vergognarsi a questo mondo, disse Pereira, se non si è rubato e se non si è disonorato il padre e la madre.»
Agosto 1938. Un momento tragico della storia d'Europa, sullo sfondo del salazarismo portoghese, del fascismo italiano e della guerra civile spagnola, nel racconto di Pereira, un testimone preciso che rievoca il mese cruciale della sua vita. Chi raccoglie la testimonianza di Pereira, redatta con la logica stringente dei capitoli del romanzo, impeccabilmente aperti e chiusi dalla formula da verbale che ne costituisce il titolo: Sostiene Pereira? Questo non è detto, ma Pereira, un vecchio giornalista responsabile della pagina culturale del «Lisboa» (mediocre giornale del pomeriggio) affascina il lettore per le sue contraddizioni e per il suo modo di "non" essere un eroe. Introduzione di Andrea Bajani.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un romanzo, già letto due volte negli anni, non solo scritto in modo davvero originale, ma messaggio per una nuova resistenza: attuale in questi nuovi tempi oscuri.
Bellissimo !!!! Nel Portogallo degli anni 30 , sotto la dittatura salazarista , un mite giornalista riesce a giocare un brutto tiro al Regime , pubblicando un articolo feroce contro il regime stesso . Belle le riflessioni sull'anima e sulla personalità, sul futuro . Assolutamente da leggere , consigliato !!!!
Dovrebbe rientrare fra i libri da dover far leggere a tutti, per ciò che tratta e per la storia. Nelle prime pagine sembra lento, quasi fermo, anche per la continua ripetizione del titolo (che vela un significato e dei sentimenti, ma potrebbe risultare fastidioso), ma è scorrevole, ed in realtà è presente un crescendo che prosegue per tutto il libro, fino ad arrivare a suscitare forti sentimenti che permettono alla storia di essere impressa e ricordata da chi ha letto.
Recensioni
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Nella Lisbona del 1938, in quella che sembrerebbe una mattina di metà estate come tante altre, il direttore della pagina culturale di una testata locale si ritrova a riflettere sulla morte, senza un motivo particolare. Si apre così Sostiene Pereira, il capolavoro di Antonio Tabucchi – di cui è da poco occorso il decimo anniversario della scomparsa – grazie al quale ha vinto premi letterari di prestigio come il Campiello e il Viareggio-Repaci.
Pereira è un uomo di mezza età, placido, che conduce una vita tranquilla e modesta, regolata da abitudini fisse e irrinunciabili. Ama leggere e tradurre i grandi scrittori francesi dell’Ottocento, beve solo limonata zuccherata e preferisce prendere il taxi piuttosto che camminare qualche metro in più del solito a causa della sua cardiopatia.
Tuttavia, fuori dalla bolla di Pereira la Storia incombe: in Europa i nazionalismi si espandono a macchia d’olio, e anche il Portogallo inizia a manifestare le prime avvisaglie di pericolo dovute al regime dittatoriale di Salazar. Inutile il tentativo del giornalista di schivare la realtà evitando di acquistare giornali di cronaca: l’incontro con Monteiro Rossi, un giovane anarchico, fa scoppiare la bolla, mettendo a repentaglio le certezze di Pereira e innescando nel giornalista un turbamento interiore che lo porterà a rivalutare i propri valori e priorità.
Lo stile di Tabucchi è memorabile: semplice e fluido, è capace di trascinare gradualmente il lettore all’interno della narrazione grazie a una scrittura sempre più coinvolgente, che muta di pari passo con il cambiamento di Pereira.
Sostiene Pereira non è il classico romanzo civile sulla Resistenza: il protagonista di Tabucchi non è un eroe, non ha saldi ideali politici, non darebbe la vita per la patria. Pereira teme le difficoltà e cerca rifugio nella sua pagina culturale e nella ripetitività della sua esistenza, ma è anche e soprattutto nella sua apparente inettitudine che esprime tutta la sua umanità: difficile non identificarsi anche solo per poco nella sua fragilità.
Agnese Barulli
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