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Dal regista di Garage Olimpo una storia personale e assieme uno sguardo profondo sull’Argentina della dittatura militare
«Quanto sia stato difficile accettare di essere una vittima Bechis lo racconta solo oggi, arrivato a 65 anni, nel memoir La solitudine del sovversivo» - Stefania Parmeggiani, Robinson
Buenos Aires, 19 aprile 1977. All'uscita della scuola dove studia, Marco Bechis viene sequestrato da un gruppo di militari in borghese. Ha vent'anni. Il racconto della sua tragica avventura esistenziale inizia qui, ma ha radici lontane. Con scrittura veloce e inesorabile, Bechis ci trascina nei giorni e nelle notti della sua infanzia e della sua adolescenza vissute tra l'Italia e l'Argentina della dittatura militare, fin quando lui, ragazzo di buona famiglia cosmopolita, si avvicina al movimento di opposizione dei Montoneros e finisce in un carcere clandestino. I genitori, dopo vari tentativi disperati, ottengono la sua scarcerazione e così ritorna in Italia da uomo libero. Ma per molti altri compagni la sorte non è la stessa. Durante tutta la sua vita da sopravvissuto, Bechis si sente un usurpatore, un traditore. Finché, scrivendo questo libro, capisce di essere una vittima. Diventato regista, aveva provato a chiuderei conti in un film come "Garage Olimpo". Ma solo qui, in queste pagine, la sua storia si è compiuta, con questo racconto personale che è insieme una voce unica, quella di un paese e di un'intera generazione. Cineasta visionario, Bechis si fa osservatore e testimone, e alla fine ci porta dentro l'aula del tribunale di Buenos Aires dove ha affrontato i suoi carcerieri alla sbarra. Vivere, testimoniare con l'arte, testimoniare di fronte alla giustizia o scomparire nell'ombra?
Buenos Aires, 19 aprile 1977: all’uscita della scuola per maestri “Mariano Acosta”, il ventenne Marco Bechis viene sequestrato da una squadra di militari in borghese e imprigionato nei sotterranei del Club Atlético, uno dei campi di concentramento clandestini del regime di Videla. È un sovversivo riluttante: vicino ai Montoneros per lo slancio rivoluzionario, ma critico verso la loro opzione di scontro frontale con lo stato. Ha lasciato Milano per tornare in America Latina, che considera il suo paese, ma ha in tasca un passaporto italiano – e sarà proprio quello, insieme alle amicizie del padre, a tirarlo fuori dalla sua cella-tomba di cemento.
Buenos Aires, 6 luglio 2010: nel Tribunal Oral Federal di Buenos Aires, dopo uno stillicidio di imputazioni e indulti, vanno a processo i responsabili dei crimini della dittatura. Trent’anni dopo, Bechis può guardare in faccia i suoi aguzzini e rendere la sua testimonianza dicendo per la prima volta “io”.
Recensito da Beatrice Manetti, il libro irripetibile in cui Bechis si fa largo tra le maglie della storia: quella complessa e stratificata dell'Argentina nel secondo Novecento, e la sua, personalissima e segnata per sempre dal sequestro.
Recensione di Beatrice Manetti
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