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Non parla di Malaussene, ma tratta Belleville e come tale ne ha l'ironia e la convivenza tra arabi e francesi. Divertentissimo
All'inizio non mi aveva entusiasmato molto, ma passate le prime 30 pagine è scivolato via a meraviglia e non ho potuto fare altro che amarlo, amare i personaggi e anche la penna di Pennac (che tra l'altro non conoscevo ancora). Veramente un libro adatto a (quasi) tutte le età, dai più giovani ai più grandi!
Libro bello, anche se in alcuni punti di non facile lettura. Bello il finale e la relazione professore / genitori / studenti variandone il punto di vista. da legger
Recensioni
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«Sono in molti in queste condizioni: amputati della loro infanzia, spinti prematuramente alla corsa delle ambizioni, programmati sin dall'ovulo, operativi da subito, professionali dalla culla»
L'ultimo, attesissimo, romanzo di Pennac è finalmente in libreria e avrà, come sempre, un grande successo di vendite: gli appassionati lettori del professore parigino non si lasceranno di sicuro sfuggire quest'ultima prova letteraria. Forse rimarrà qualche rimpianto per la fine della saga dei Malaussène, forse ci mancheranno gli occhiali rosa del Piccolo, le profezie incantate di Thérèse, la presenza ingombrante del cane Julius, ma è pur sempre Belleville che vibra e agisce in questo Signori Bambini, sono sempre suoi figli i giovani (adulti) protagonisti del romanzo. Genitori normali, ragazzi normali, una scuola normale, un normale, terribile professore: eppure tutto ciò può essere sconvolto in un attimo e mettere in luce quel pizzico di follia che c'è in tutte le vite, e in tutti gli individui e che, forse, ci salva e ci vitalizza.
Vero protagonista e narratore è una specie di fantasma, ma è lui il primo a non credere ai fantasmi! Morto in seguito a una trasfusione di sangue infetto per una banale operazione di tonsille, continua a mantenere un ruolo di padre/educatore col figlio, in un dialogo divertente e continuo con lui, ombra in pigiama seduta sulla propria tomba a colloquio con un ragazzino improvvisamente diventato orfano e tutore della serenità della propria madre.
Avendo passato la sua infanzia a Belleville, ha frequentato la stessa scuola media che ora frequenta il figlio e ha quindi avuto i suoi stessi professori: primo fra tutti Crastaing. Ed ecco questo ometto che suscita terrore nei suoi alunni e nei loro genitori, ma, come si verrà a scoprire nel corso del romanzo, ha un'amicizia del tutto inconsueta con una matura prostituta, donna di grande intelligenza e sensibilità, che farà scoprire aspetti sconosciuti della personalità del professore. La vicenda è un classico "rovesciamento": bambini che si trovano all'improvviso adulti costretti ad accudire genitori improvvisamente diventati bambini. Ma la trasformazione colpisce anche il severo professore che da tutta questa vicenda sarà trasformato in un divertente, colorato personaggio con quel tanto di infantile che c'è in ogni adulto ben in vista.
Nasce anche un amore, la giovane vedova troverà un giusto sostituto e smetterà le sue prove sfortunate con uomini "usa e getta", pronubo il marito morto e sotto lo sguardo protettivo del figlio. Forse la figura di Tatiana è quella che più ricorda la prorompente sensualità della rossa Julie, appassionata e imprevedibile compagna di Benjamin Malaussène e, sia nelle pagine che la descrivono donna che in quelle che la mostrano improvvisamente bambina, la sua tenera, ingenua caparbietà la rende sicuramente un personaggio davvero riuscito. Un po' troppo didascalico è invece Crastaing: Pennac vuole fare di lui il simbolo dell'adulto infelice che ha perso la sua infanzia, che vive soffrendo per questa castrazione, ma che può comunque ritrovare quella sua parte amputata. Recuperare interamente se stessi, non credere di essere seri solo perché non si sa più essere bambini, saper godere delle proprie fantasie, "immaginazione non significa menzogna!", perché sono vita e linfa della nostra maturità: questo è il messaggio del libro, più affascinante quando è meno dichiarato. In ogni caso la vivacità narrativa, la trama sempre ben intessuta, la fiducia nella parola come possibilità trasformatrice della realtà con una miscela di invenzione fantastica e di descrizione realistica, fanno dei romanzi di Pennac una lettura sempre piacevolissima.
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