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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2013
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Con Il secondo sesso Simone de Beauvoir affranca la donna dallo status di minore che la obbliga a essere l'Altro dall'uomo, senza avere a sua volta il diritto né l'opportunità di costruirsi come Altra.
«Testo sacro del femminismo che un editto Vaticano nel 1956 mise all’indice, Il secondo sesso è una riflessione filosofica che applica l’esistenzialismo di Sartre ai temi dell’emancipazione femminile, sottraendo la donna a un destino biologico che la esclude dalla storia, ma anche all’interpretazione fallocentrica di Freud.» - Cristina Taglietti, la Lettura
«Tutto ciò che è stato scritto in questi settant’anni dai vari femminismi, pro e contro di lei, le ricerche, le battaglie, le conquiste nasce da questo libro, raccontato in una lingua squisita, con una cultura immensa, filosofica ed esistenzialista.» - Natalia Aspesi, Robinson
«Un giorno ebbi una rivelazione: questo mondo era maschile; la mia infanzia era stata nutrita da miti forgiati dagli uomini, e io non avevo reagito, proprio come se fossi stata anch’io un ragazzo.»
Con veemenza da polemista di razza, Simone de Beauvoir passa in rassegna i ruoli attribuiti dal pensiero maschile alla donna - sposa, madre, prostituta, vecchia - e i relativi attributi - narcisista, innamorata, mistica. Approda, nella parte conclusiva, dal taglio propositivo, alla femme indépendante, che non si accontenta di aver ricevuto una tessera elettorale e qualche libertà di costume, ma che attraverso il lavoro, l'indipendenza economica e la possibilità di autorealizzazione che ne deriva - sino alla liberazione del suo peculiare "genio artistico", zittito dalla Storia - riuscirà a chiudere l'eterno ciclo del vassallaggio e della subalternità al sesso maschile. L'avvenire, allora, sarà aperto. Con una determinazione prima sconosciuta e un linguaggio nuovo, che tesse il filo dell'argomentazione attraverso un'originale mescolanza di mito e letteratura, psicoanalisi e filosofia, antropologia e storia, Simone de Beauvoir sfida i cultori del gentil sesso criticando le leggi repressive in materia di contraccezione e aborto, il matrimonio borghese, l'alienazione sessuale, economica e politica. Provoca il pubblico conservatore, cerca il riconoscimento personale, rivendica la solidarietà collettiva. Prefazione di Julia Kristeva. Postfazione di Liliana Rampello.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Penso sia uno di quei libri che tutti nella vita debbano leggere assolutamente. Davvero bello, fa riflettere sulle tematiche femministe e sul valore della donna. Super consigliato. Simone de Beauvoir non può assolutamente mancare in una libreria,
Un testo di cui riconosco la grandezza e la complessità ma ammetto di averlo trovato molto pesante e lento da leggere, forse per le eccessive citazioni e per il continuo ripetere dei concetti fondamentali mediante forme ed esempi diversi. Lo reputo un testo centrale e da leggere per comprendere il femminismo e le sue radici ma allo stesso tempo mi sento in dovere di consigliare di non leggerlo in maniera integrale, in quanto alcuni punti sono ormai superati e quindi risultano obsoleti. Lo consiglierei per tutti coloro che vogliano approcciarsi alla tematica femminile solo se hanno già letto altri testi, anche più recenti, per riuscire a digerire meglio i concetti presentati che spesso, essendo anche sotto forma più filosofica, non sono immediatamente accessibili.
Un caposaldo della letteratura femminista. Temi ancora drammaticamente attuali. Un testo importante per smuovere le anime e capire che la società di oggi deve cambiare. Un libro che da energia e voglia di ribellione. Un libro che fa capire l’assurdità di un tempo e fa riflettere sulla società odierna. Attenzione però, per leggerlo dovete essere disposti ad essere concentrati e zero distrazioni, non adatto a chi cerca leggerezza e spensieratezza nella lettura.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Come si costruisce la libertà femminile e su cosa si fonda? Alla base della bibbia del femminismo contemporaneo, scritta da Simone de Beauvoir, c’è questa domanda che abbatte qualsiasi rivendicazione sociale e obbliga ad allargare gli orizzonti della ricerca e della riflessione. Ricerca e riflessione che trovano le risposte in testi filosofici e storici. Da qui l’indagine antropologica, biologica, psicoanalitica e letteraria del primo volume cui fa seguito il secondo volume con un’analisi prettamente più filosofica. «On ne naît pas femme, on le devient» («Donna non si nasce, lo si diventa»): è l’incipit del secondo volume. Una frase che ancora brucia, scuote, inquieta e lascia uno spazio bianco tra la parola femminismo e la parola donna.
Le Mouvement d’avant le Mouvement, come lo ha simbolicamente definito Michèle Le Doeuff, Il Secondo Sesso (763 pagine, 26 euro) di Simone de Beauvoir, edito in Italia da Il Saggiatore nella traduzione di Roberto Cantini e Mario Andreose, dopo oltre settant’anni dalla sua pubblicazione continua a fungere da catalizzatore di saggi, conferenze, testi critici, quasi a sottolineare l’eternità della parola scritta. Questo ci ricorda che il libro di Simone de Beauvoir non solo ha trasformato la vita di milioni di donne, ispirando le attiviste femministe dalla seconda metà del Novecento in poi, ma ha anche anticipato la ricerca femminista e gli studi di genere universitari in termini di collaborazione e interscambio multidisciplinare.
Attraverso il libro di Simone de Beauvoir scivoliamo lentamente nell’universo del femminismo militante che per l’autrice (e per coloro che si misurano, quotidianamente, con le sue idee) vuole essere una consapevolezza, soggettiva e politica, una lotta individuale e collettiva, una scelta esistenziale.
Per comprendere la portata de Il Secondo Sesso dobbiamo calarci nel contesto sociale e politico della Francia intorno agli anni ’50 del Novecento, ovvero il periodo in seguito alla pubblicazione del libro. Per la prima volta una donna parlava delle donne (senza necessariamente auspicare un interlocutore femminile) partendo da testi scientifici e avvalorando, attraverso gli stessi, le proprie tesi. Questo permette, per le donne dell’epoca, di immergersi, per la prima volta, nella propria esistenza. Non più oggetto ma soggetto. «Questa rivelazione della condizione delle donne ha avuto qualcosa di spaventoso ma anche profondamente liberatorio, aprendo la strada alla presa in carico della mia vita». A parlare è Annie Ernaux che spiega, con assoluta lucidità, il significato e la valenza del libro della de Beauvoir: «Pour comprendre le choc du livre de Simone de Beauvoir, il faut se représenter le contexte politico-social de l’époque. En 1959, la France était engagée dans une guerre coloniale, la guerre d’Algérie, qui mobilisait tous les débats. Les valeurs traditionnelles – la religion, le mariage et la famille – régissaient la société, l’union libre constituait un scandale. L’opacité était totale sur la condition des femmes. Paradoxalement, l’image d’une mère commerçante active, jouissant de pouvoir et de liberté, n’ayant que mépris pour les tâches ménagères et convaincue de la nécessité pour une femme d’avoir son indépendance financière, m’avait, à la fois, occulté la réalité du fonctionnement de la société et empêchée de m’y soumettre sans souffrance. Les codes maternels que j’avais assimilés étaient en conflit avec ceux de la société, en clair, je n’étais pas « féminine » ni dans ma tête ni dans mes comportements, sous une apparence affichant au contraire, avec excès, les signes de la féminité, style Brigitte Bardot. Les expériences sexuelles de l’été précédent avaient fait éclater ce conflit que j’avais vécu sans le comprendre, dans la honte et de la solitude, et qui m’avait menée à la boulimie, puis l’anorexie. Au printemps 1959, le texte de Beauvoir, en surgissant dans ma vie, me permettait de « relire » mon adolescence, de me situer en tant que femme. Ce dévoilement de la condition des femmes avait quelque chose d’effrayant mais aussi de profondément libérateur, ouvrant la voie à une prise en main de ma propre vie».
Non solo Annie Ernaux. A difendere la parola di Simone de Beauvoir ricordiamo anche Colette Audry, Dominique Aury e Françoise d’Eaubonne. Gli interventi, gli articoli, i libri e i saggi non hanno fatto altro che arricchire la sua opera. Ricchezza e complessità, confronto e condivisione. Questo è quello che emerge dalla proficua produzione post-pubblicazione del libro della de Beauvoir. Oltre allo shock iniziale, come riportato anche dalla Ernaux, il libro esercita una notevole influenza su tutta la generazione femminile, come riconosciuto dalla stessa Ménie Grégoire. Da subito il suo lavoro appare in tutte le bibliografie (ed è tuttora sistematicamente citato negli studi sulla materia femminista). Molti saggi ne fanno un’analisi critica: Le complexe de Diane, érotisme ou féminisme di Françoise d’Eaubonne può essere considerato un’estensione de Il Secondo Sesso. Qualche tempo dopo, ritorna Ménie Grégoire che propone delle possibili risposte al libro della de Beauvoir. Anni dopo Andrée Michel e Geneviève Texier cercheranno di dare alle stampe un’opera che sia riposta e aggiornamento al tempo stesso de Il Secondo Sesso. Tutto ciò a dimostrazione del significato e della reale portata di questo libro che, inconsapevolmente, abbiamo ereditato.
Nel successo lo scandalo. Nella valorizzazione dei fatti e dei miti della prima parte si insinua l’esperienza vissuta, quella più autobiografica, quella più intima e memoriale della seconda parte. Quei capitoli che hanno folgorato tutti, uomini e donne, femmine e maschi.
Una lettura necessaria, oggi più che mai, soprattutto per chi ha dimenticato il significato della libertà femminile.
Recensione di Sara Durantini
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