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E' mia abitudine alternare letture cosiddette serie ad altre più leggere. Questa volta la mia scelta è caduta su questo libro. Conoscevo Bruno Gambarotta perché ne leggo e ne apprezzo la rubrica settimanale, sempre improntata ad una elegante ironia, che cura su un diffuso quotidiano, ma non avevo mai letto un suo libro. Devo dire che la mia scelta è stata premiata, perché "Le ricette di Nefertiti" mi hanno regalato alcune ore di piacevole lettura. Intendiamoci, il libro è poco più di un "divertissement" nel quale l'autore gioca a mischiare personaggi di fantasia ma spesso riconoscibili con altri dell'élite culturale e dello spettacolo di Torino, nel quale si diverte ad ironizzare su certe mode in voga nell'alta società subalpina (le sedute spiritiche, le conferenze su argomenti esoterici, la protezione dei cani randagi), nel quale infine inventa una trama complessa ed assurda che, nonostante la ripetitività di certe situazioni, ci intriga fino alle ultime pagine, dove le famose ricette della bellissima Nefertiti vengono svelate. Che poi i Faraoni morissero giovanissimi ce lo spiegano i pesantissimi manicaretti che venivano loro ammanniti!
Sempre grande Bruno Gambarotta. E' anche un grane piacere sentirlo: la settimana scorsa era a Mantova al Festival della Letteratura. Questa sua ultima fatica (chiamiamola così perchè credo che il primo a divertirsi sia lui) vede all'opera un famoso egittologo del Museo Egizio di Torino, attorniato da una serie di personaggi accomunati da una serie di papiri attribuiti niente meno che a Nefertiti. Papiri che dovrebbero contenere ricette alimentari afrodisiache. E da lì nascono tutta una serie di inconvenienti per il povero professore, destinati comunque a finire bene. Spassoso, come i precedenti, anche se secondo me il migliore resta l'apologia dei polli.
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