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Libro consigliato. Conrad era un maestro delle descrizioni. Dopo la lettura sembra di aver visitato personalmente i luoghi della narrazione.
La trama è un prequel della “Follia”, con il quale una serie di personaggi presenti anche nel primo libro (Lingard, Lakamba, Babalatchi) assumono caratteristiche più definite, che permette di meglio comprendere anche ciò che è già stato narrato. Anche se buona parte del libro parla di Willems, in questo secondo romanzo il vero protagonista è ancora Almayer. Se Willems infatti comunque rappresenta il vizioso, incapace di mettere a freno i suoi desideri e le sue emozioni, Almayer si conferma lo stolido, la cui visione del mondo sognante e nel contempo gretta è ben sintetizzata dal turista ubriaco dell’ epilogo quando, rivolgendosi a lui afferma: “…il semplice fatto che tu esista è offensivo”; Willems d’altra parte aveva riassunto lo stesso concetto nella frase: “[Almayer] non ha molto acume , ma sa essere sgradevole”. Complessivamente l’intera storia ha un ritmo più lento della “Follia” e certe descrizioni degli stati d’animo di Willems o del paesaggio di Sambir non sono perfettamente riuscite. Molto ben rappresentata invece la breve scena dell’ allestimento dell’ ufficio della Lingard &Co, con il pensiero lineare malese che tenta di interpretare i comportamenti contorti dell’uomo bianco. Una segnalazione sulla riuscita del personaggio di Babalatchi, vero Iago della situazione, che, grazie al suo ingegno, riesce a prendersi la ricercata vendetta sugli odiati uomini bianchi.
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