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Anno edizione: 2005
Anno edizione: 2015
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Mi spiace leggere toni così aspri, signora. Il libro l'ho letto, naturalmente: in caso contrario non avrei mai pensato di inviarne un commento. Ribadisco qui il mio parere. Per quanto riguarda le ricerche sull'editoria scolastica, le segnalo, uno per tutti, il lavoro al progetto Edisco, coordinato dalle università di Torino e Firenze e correlato alle esperienze di altre nazioni europee. C'è una ampia bibliografia, le assicuro, presso editori grandi e piccoli. Una rapida ricerca in qualsiasi biblioteca le potrà confermare quanto dico. Non è più un campo inesplorato. Da almeno vent'anni.
Forse prima di scrivere dei commenti bisognerebbe leggere i libri, anche solo per non compromettere la serietà di internet bookshop. E'evidente che le ricerche di archivio sono accurate e totalmente inedite (dall'Archivio Mondadori, a quello di Nuova Italia, all'archivio Ernesto Codignola, e molti altri) ma soprattutto è da rilevare lo sforzo dell'autrice di incrociare i documenti degli archivi editoriali con quelli degli archivi istituzionali. Mi piacerebbe avere dal signor Lolli la bibliografia riguardante l'editoria scolastica visto che la storia editoriale scolastica è un campo del tutto inesplorato. A chiunque inoltre apparirà evidente la riflessione storica e il contributo personale e originale dell'autrice. Una recensione più seria e approfondita spero venga scritta da qualcuno che abbia titoli maggiori dei miei .......e sopratutto di Luca Lolli.
Le ricerche d'archivio ci sono, certo: ma sono ricerche pigre, limitate ai soliti archivi oramai saccheggiatissimi. E, quel che è più grave, manca completamente la riflessione storica: qual è il pensiero dell'autrice, il suo contributo personale? A che serve l'ennesimo libro su editoria e fascismo, se non si elabora nulla di nuovo?
Recensioni
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L'editoria scolastica, settore cruciale del progetto totalitario del regime fascista, è analizzata in questo volume, per la prima volta, in una prospettiva che include il mercato, i costi e i ricavi, chi pubblica e chi no (e perché), le reti di distribuzione, il controllo e la censura sulle adozioni. Galfrè organizza tutti questi elementi in un percorso omogeneo che spiega la razionalizzazione e la nazionalizzazione del mercato dei libri scolastici dal produttore al consumatore. Il regime attua questo processo senza assumersi per intero l'onere economico, scatenando così una guerra tra editori a colpi di corruzioni e di privilegi.
Tornante fondamentale del percorso è l'introduzione del libro di stato, nel 1929, volta a risolvere il "caro-libri" innescato dalla riforma della scuola di Giovanni Gentile e dal libero mercato. Galfrè segue tutti i passaggi istituzionali e commerciali che conducono all'adozione del testo unico per la scuola elementare. Le molte case editrici penalizzate nel settore primario cercano di rifarsi nella scuola media, ufficialmente libera nelle adozioni, con la pubblicazione di antologie - promosse a scapito delle edizioni integrali perché più controllabili - e dei classici, spesso ridotti. La necessità di tradurre le direttive ministeriali sul piano didattico induce gli editori a emendare i testi già pubblicati, ad allontanare gli autori non compiacenti e a creare una fascia di addetti che mettano nero su bianco i "valori" fascisti a uso di un'utenza variamente alfabetizzata.
L'autrice ricostruisce questa fase non solo attraverso i carteggi di molti intellettuali con ruoli pubblici come Codignola, Vallecchi, lo stesso Gentile, ma anche esaminando i cataloghi, i bilanci, le tirature, i prezzi e le vendite delle principali case editrici, come Le Monnier, Vallecchi, Bemporad, Paravia, Zanichelli, Vallardi, la gentiliana Sei e soprattutto Mondadori. Quest'ultima, insieme a Bemporad, azzecca la strategia editoriale e tesse le giuste relazioni con il regime, puntando su pochi testi volti a colonizzare nuove fette di mercato, affidati a giornalisti o scrittori noti, non solo per l'infanzia. I documenti provenienti anche dagli archivi delle scuole, dai carteggi delle personalità coinvolte, dagli atti parlamentari danno la misura dei tempi e dei modi in cui il settore dell'editoria scolastica si allinea al fascismo, restituendo un posto centrale nel laboratorio totalitario del regime fascista al progetto educativo centrato sul manuale: il "nuovo italiano" infatti affonda le radici delle sue coordinate ideologiche nella scuola e attraverso l'assorbimento dei contenuti presenti nel libro di testo e somministrati, spesso, da insegnanti conformisti o costretti all'autocensura.
Nella seconda metà degli anni trenta, con Cesare Maria de Vecchi, ministro dell'Educazione nazionale, l'alleanza tra editoria e regime si perfeziona: rigidità dei programmi in polemica con Gentile e adeguamento totale dei testi al fascismo, rafforzamento dell'idea dell'unità nazionale e imposizione dei libri di cultura militare. Ciò costituisce la premessa della "revisione" antisemita, secondo snodo della riorganizzazione del mercato del libro, sotto gli auspici del ministro Bottai. Il volume si chiude con un capitolo sulla defascistizzazione, che individua, seppur sinteticamente, quanto i libri di testo siano stati veicoli di continuità nel passaggio dal fascismo alla repubblica, complice il mai del tutto superato "gentilianesimo".
Enrica Bricchetto
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