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Bello, inquietante e "molto silenzioso"! Per amanti del genere,
Originalissimo thriller-horror diretto da John Krasinski. In una cittadina desolata è presente solo una famiglia di cinque persone, di cui tre bambini, e si svolge tutto in silenzio parlando soltanto con la lingua dei segni. A poco a poco si sviluppa la trama capendo che non si può emettere nessun rumore per non correre pericolo. Con quel silenzio ogni piccolo rumore mette inquietudine e agitazione, perché il pericolo è sempre nelle vicinanze.
Film horror con una trama originale, consigliato
Recensioni
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‘A Quiet Place’: la paura non fa rumore
Il nuovo film di John Krasinski sembra un horror normale, anzi uno stereotipo. Ma non è così, è un'opera tanto semplice quanto geniale, altro che il bluff 'Get Out'.
Una campagna anonima, una famiglia che sembra un po’ strana, persino un emporio abbandonato. Dei mostri, tanti e parecchio brutti. A descriverlo così, A Quiet Place sembra un horror normale, anzi, uno stereotipo del genere. Ma dopo poco capisci che qualcosa non va: il film è (quasi) muto e capisci subito che vorrebbe essere pure sordo. Quegli esseri violentissimi e bestiali, infatti, percepiscono ogni rumore. E quando ne individuano l’origine non fanno prigionieri.
John Krasinski, ottimo caratterista da anni al cinema e in tv (The Office su tutti), dopo l’esordio acerbo con i racconti brevi di Foster Wallace portati sullo schermo e il bizzarro e interessante The Hollars, di cui è stato anche protagonista, ora vira su un genere totalmente diverso e accanto a sé, in scena, mette la moglie Emily Blunt, unica del cast ad avere esperienze orrorifiche nel curriculum, con Wind Chill e il pessimo remake di Johnston di Wolfman.
A tenere le fila in scrittura sono Scott Beck e Bryan Woods, mestieranti esperti che eccezionalmente lasciano la regia a un altro. E fanno bene. Perché Krasinski ha un tocco lieve ed epico e la naturale alchimia con la moglie porta credibilità e intensità emotiva alla famiglia in scena. Ci sono anche tre figli (e uno in arrivo) due dei quali bravissimi nel tenere alta la tensione con un silenzio disperato, violentemente imposto dalla paura e con amorevole fermezza dai genitori.
La forza del racconto è tutto nella normalità dell’eccezionalità, nello sforzo degli adulti di vivere una quotidianità impossibile, essere padre e madre, marito e moglie, di amarsi e amare i propri bambini, di ballare con una cuffia nell’orecchio dell’altro, nel cercare la vita anche quando la morte li invade. Il silenzio diventa così assordante che i sospiri di dolore di Emily ne fanno una perfetta scream queen muta, mentre Krasinski in versione hipster è ottimo come archetipo di capofamiglia ossessionato dal proteggere il suo branco, imparando a conoscere la natura e vagliando ogni briciola di tecnologia rimasta.
L’horror, in fondo, è questo: una ricetta semplice fatta di pochi ingredienti che devono amalgamarsi alla perfezione. Regia, attori, location, il lavoro sul suono – sì, sembra un paradosso, ma è magistrale –, il montaggio, la fotografia qui trovano tutti il proprio posto. Grazie al soggetto, semplice e geniale, come tutte le ottime idee.
E se tutti sono cascati nel bluff Get Out, con questo A Quiet Place si urlerà anche al capolavoro.
Krasinski regista offre una prova di maturità con una storia di famiglia in chiave horror che sfrutta il silenzio per fare più rumore
Trama
Gli Abbott e i loro tre figli camminano scalzi dentro un supermercato abbandonato e lungo la via del ritorno a casa, lontano dalla città. Sono rimasti in pochi nella loro zona e devono stare attenti a non fare alcun rumore, o le terribili creature che hanno invaso il nostro pianeta li individueranno in un attimo e per loro sarà la fine. Per 472 giorni, gli Abbott sopravvivono, sfruttando il linguaggio dei segni che conoscono bene, perché la figlia maggiore è sordomuta. Ma un altro figlio è in arrivo e non fare rumore diventa sempre più difficile.
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