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Una città in rivolta. Un giovane ufficiale accusato di omicidio. Una corsa contro il tempo per salvarlo dalla fucilazione.
«Il giovane piemontese stringeva la carabina e fissava stordito il cadavere, che se ne stava disteso su un mucchio di fogliame, con le braccia aperte e la bocca atteggiata a un beffardo sorriso. Come se nel prendere congedo dal mondo avesse finalmente realizzato di quale grande inganno era stato vittima. Come se volesse dire a chi restava: E ora tocca a voi. Anzi, tocca a te. Vediamo come riuscirai a cavartela, ragazzo, perché una cosa è certa: dalla mia morte non potranno che venirtene guai.»
Reduce dalla disfatta di Novara, dove gli austriaci di Radetzky hanno stroncato il sogno di Carlo Alberto, il maggiore Emiliano Mercalli di Saint-Just torna a Torino per sposare la fidanzata Naide, una delle prime donne-medico d'Italia. Naide, però, è una patriota convinta, e mentre lui era sul campo di battaglia è corsa a Roma, dove Mazzini sta cambiando la Storia con il miracolo progressista della Repubblica Romana. Emiliano vorrebbe raggiungerla, e l'occasione gliela offre nientemeno che Cavour: bisogna trovare il giovane Aymone, compagno di bagordi di Vittorio Emanuele II, e riportarlo a Torino, dove lo aspetta un matrimonio di facciata voluto proprio dal neo-re. Purtroppo, Emiliano non fa in tempo ad arrivare che la situazione precipita. E mentre i francesi si preparano ad assaltare Roma, i reazionari pretendono a gran voce una condanna esemplare per il giovane venuto dal Piemonte a spargere sangue.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
De Cataldo è sempre De Cataldo. Contesto storico molto ben caratterizzato, bei personaggi e storia che avvince dalla prima pagina all'ultima.
Incantata da I traditori, di ambientazione risorgimentale, mi aspettavo qualcosa di qualitativamente analogo. Mi sbagliavo. Vicenda leggerina, prevedibile, personaggi e ambienti stereotipati e anche a livello linguistico niente di che
Recensioni
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sconfitta, il 29enne Emiliano Mercalli di Saint-Just, maggiore dei Regi Carabinieri, si era battuto con onore vicino Pavia, fianco a fianco con i bersaglieri; arresosi a un battaglione di cacciatori austriaci aveva scontato una breve prigionia prima di tornare a casa con tutti gli uomini che gli erano stati affidati. Il maggior generale Negri gli assegna una licenza di quindici giorni, solo che è complicato organizzare in un battibaleno e celebrare le nozze con Naide Malarò, avvenente canzonettista, già attrice di teatro e ora studentessa di medicina, il grande amore della sua vita. Manda ad avvisarla l’attendente valdostano Pierre, ma lei non c’è, è partita per Roma «dove si combatte per la libertà», fra i seguaci di Giuseppe Pippo Mazzini. Che ci vada anche lui sembra proprio diplomaticamente impossibile, senonché Camillo Benso conte di Cavour, quarantenne basso e pingue, imprenditore economista politico, lo fa portare a Palazzo Reale: insieme allo stesso nuovo giovane re Vittorio Emanuele II lo autorizzano di persona. Gli danno tutti i lasciapassare e le autorizzazioni necessari e affidano l’incarico di ritrovare un antico compagno d’arme di sua maestà e di portare un riservato messaggio agli accoliti repubblicani insorti, proprio mentre Francia e grandi potenze stanno vedendo come scendere in campo a difesa del papa Pio IX e riconquistare Roma. L’amico del re, il conte Aymone Fleury si è innamorato della magnifica principessa Matilde, sposata con il nobile Ottaviani-Augusti e occorre riportarlo indietro a ogni costo. A Roma, tuttavia, è tutta un’altra vita, la priorità è rintracciare l’intrepida Naide e convincere anche lei a tornare. Senonché, a un certo punto, si trova il cadavere del principe marito, Aymone è il colpevole indiziato numero uno. Non sarà l’unico caso d’omicidio da risolvere né l’unica complicazione da sbrogliare per l’aitante Emiliano.
Quasi per caso (254 pagine, 16 euro), edito da Mondadori, un classico romanzo giallo storico per lo scrittore giudice Giancarlo De Cataldo (Taranto, 1956), che riprende e rilancia il protagonista del caso Diaul del settembre 1848. Siamo alla vigilia dell’attacco dell’esercito francese il 30 aprile alla Repubblica Romana, che resistette eroicamente fino alla definitiva caduta del 4 luglio. La classe non è acqua (forse vermut), bella anche la copertina. Narrazione magistrale, quella di De Cataldo, in terza fissa su Emiliano: avvincente come avventura sociale, curiosa e frastagliata come mistero giallo, divertita e divertente sulla Roma dell’epoca. In quella concatenazione di eventi cospirano la perversione umana e il caso (da cui il titolo), mescolandosi come un composto chimico di rara perfezione, al fine di alterare la realtà, manipolarla, renderla incomprensibile. Il caso stesso finirà per dare una mano all’indagine, insieme alla bella personalità del solito amico Gualtiero de Lancefroid, sperimentatore di (varie) droghe e (pessimo) suonatore di violino.
Ci s’imbatte, in questo romanzo di De Cataldo, in innumerevoli patrioti realmente esistiti, nella dialettica calotipi-daggherrotipi per il primo reportage fotografico di guerra dell’Ottocento, negli utili piccioni viaggiatori usati da Mazzini per scambiarsi pizzini con Cavour, nei mitici locali l’Osteria della Lepre, i Caffè Greco e dei Crociferi, l’albergo Cesari, in pozioni e veleni, in condizioni del manto stradale che lasciano alquanto a desiderare, nella prima pasta alla carbonara (all’inizio con generici pezzi di selvaggina, poi col guanciale) e nella famosa porchetta di Ariccia, nel consigliere giudice Saraceni (a pag. 180), in un Riccetto “trasteverino der vicolo der Cinque” e in altri amabili abituali luoghi e modi (romani) di dire e agire. Con l’autentico Carpano (al gusto di artemisia), l’Elixir di China e il rum d’importazione competono alla grande i bianchi vinelli dei Castelli Romani. Ormai s’intona Fratelli d’Italia (Mameli era lì) e si canticchia il Va’ pensiero!
Recensione di Valerio Calzolaio
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