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Anno edizione: 2017
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Indice
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Bello
Manzini, pur dotato di un’indubbia creatività, alterna romanzi, con protagonista Rocco Schiavone, di ottimo livello ad altri più modesti, ma per fortuna questo Puivis et umbra rientra fra i primi, con due indagini che vengono svolte in parallelo, ad Aosta ove si ricerca il colpevole dell’omicidio di un transessuale, e a Roma dove in un campo dei dintorni viene ritrovato il cadavere di un uomo sgozzato, ma con in tasca un biglietto si cui è riportato il numero del cellulare di Rocco Schiavone. La trama di entrambi i casi è molto bella, ma lo conclusioni sono di quelle che lasciano con l’amaro in bocca. Ci sono infatti indagini che non possono portare a una soluzione, perché entrano poteri dello Stato che prevaricano il normale corso della giustizia e ce ne sono altre che pur portando all’arresto del colpevole fanno emergere ipotesi, non campate in aria, di possibili tradimenti. E al povero Schiavone allora non rimane nulla, se non la compagnia della sua Lupa e il ricordo, che ogni tanto riaffiora, della moglie morta, con la quale instaura un dialogo muto che per alcuni istanti lo fa sentire meno solo. Pulvis et umbra, sì, siamo tutti polvere e ombra, si vive per arrivare alla morte e questo Rocco Schiavone riesce a diventare un personaggio che avvince non solo per le sue abilità investigative, ma anche per il senso della vita, che attraverso di lui, Antonio Manzini fa emergere. E’ così che le ombre sono i nostri fantasmi, contro i quali lottiamo, e quando crediamo di averli afferrati ci resta in mano solo un mucchietto di polvere. Pulvis et umbra è un bel romanzo, che va oltre il genere poliziesco e che merita senz’altro di essere letto.
appassionante giallo che continua la saga del vicequestore Schiavone e lo rende sempre più cupo ma interessante
Recensioni
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Pulvis. È la polvere che ricopre i mobili della vecchia casa di Roma del vicequestore Schiavone. Un velo che si posa sui teli e sulle stanze vuote, dove il poliziotto non va ormai più. A meno che qualche fantasma, con la gola tagliata e un biglietto in tasca, non vada a bussare alla sua porta di Aosta.
Umbra. Sono le ombre che gli turbinano intorno certe notti umide, per le vie della Valle. Sono l’ombra di Marina, che ormai passa a trovarlo sempre più raramente e si dilegua. Ma anche quella di Enzo Baiocchi, in fuga dal carcere di Velletri, ancora pericoloso e in cerca di vendetta.
La polvere e le ombre compongono lo scenario, il fondale, di questo nuovo episodio della serie con protagonista il vicequestore Schiavone, mandato via da Roma, ora lo sappiamo, per i suoi metodi poco ortodossi, male accolto ad Aosta per lo stesso motivo, ma dotato del carisma che solo un vero poliziotto da Hard Boiled può avere.
Anche questa volta Schiavone e la sua squadra dovranno fare i conti con un omicidio: il corpo di una trans è stato trovato nella Dora. Si tratta dell’esito di un gioco erotico, come succede spesso quando si eseguono pratiche sadomaso, eppure c’è qualcosa che non quadra. La scena del crimine è stata ripulita completamente, tutti i mobili della casa portati via senza che nessuno nel palazzo se ne accorgesse. Il telefono della vittima “bonificato” da tutte le chiamate. Per Schiavone, ma anche per Baldi e Costa della procura, c’è la mano dei servizi.
E forse ha ragione Michela Gambino, sostituto della polizia scientifica, esplosivo medico siciliano con l’ossessione per le scie chimiche e i complotti, un personaggio che fa il suo esordio in questo capitolo della serie. Forse c’è un piccolo gruppo di persone che manovra le vite di tutti. Un gruppo di persone potenti che continuano a riportare Rocco Schiavone sulla sua vecchia strada: all’inseguimento di Baiocchi, alla ricerca del suo amico Seba, sparito da qualche giorno con la sua moto verso il confine, alla ricerca di un assassino di trans che si può permettere il lusso di eliminare tutte le sue tracce in una sola notte.
La storia come sempre ci coinvolge. Ora che il vicequestore ha anche un volto televisivo, i dialoghi, i personaggi, le ambientazioni sono ancora più fulminanti, bucano letteralmente la pagina. Dopo aver letto 7-7-2007 il capitolo della serie in cui si racconta il passato romano di Rocco Schiavone, abbiamo pensato che la parte più importante e significativa della storia fosse già stata raccontata.
Invece Antonio Manzini abilmente riapre tutti i giochi, dando vigore ad alcuni personaggi e presentandone altri, portando il lettore su piste inedite. In Pulvis et Umbra sono sempre più frequenti i momenti in cui Rocco si lascia andare alle emozioni, con Caterina, la collega poliziotta che lui vorrebbe vedere felice; con Gabriele, il suo vicino adolescente e metallaro con i genitori assenti; con Lupa il suo amore a quattro zampe; e forse anche con qualcuno della procura, che inizia a trattarlo come un essere umano. Ma questi momenti di debolezza, le intemperanze, ancora una volta, generano un’assurda, irrazionale preoccupazione…
Recensione di Annalisa Veraldi
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