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Ho acquistato questo libro con aspettative forse troppo elevate; si tratta di una collezione di racconti interessanti, certamente ben scritti, alcuni dei quali nettamente migliori degli altri (come è normale che accada con le raccolte di short stories). Detto questo però, non sono per niente d'accordo con chi paragona Wolff a Carver. Trovo infatti che, pur essendo in generale scrittori di stampo realista-minimalista, lo stile sia completamente diverso. I racconti di Carver sono più tesi, nervosi; il narratore è quasi sempre interno alla storia o comunque in qualche modo partecipante alla vicenda; molte storie sono scritte al presente. Al contrario Wolff mi sembra più distaccato: i fatti vengono narrati, per così dire, "da lontano", con uno stile certamente asciutto, ma più ricercato, nel quale si nota, rispetto a Carver, il peso della formazione culturale, certamente più omogenea e compiuta. Nel complesso, ho considerato Wolff più "scrittore da tavolino", professionista della finzione letteraria, bravo come ce ne sono tanti altri. Carver invece è un'altra cosa: un esploratore della realtà, prima ancora che uno scrittore.
Era da tempo che non mi imbattevo in racconti così coinvolgenti, interessanti e ben raccontati. Alcuni sono, per me , dei veri capolavori: Smorgasbord, Due ragazzi e una ragazza, Neve fresca, La - vittima, La catena, e ultimo - ma primo per perfezione - Una pallottola nel cervello. Bello stile e belle storie, da leggere e da rileggere.
Wolff ci sa fare coi racconti. Quasi tutti hanno dei finali non-finali, come se Wolff si fosse semplicemente stancato di scrivere. Ovviamente non è così. L'ultimo racconto "Una pallottola nel cervello" è di una semplice originalità, un piccolo capolavoro che resta a lungo impresso in memoria.
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