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Anno edizione: 2018
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Che storia affascinante. Pazzia e genio qui si intrecciano, in una storia che dovrebbe essere letta per capire che non c'è mai tutto dell'uno o dell'altro ma sempre una commistione indivisibile. E la pazzia, o il genio, possono portare a grandi imprese. E' una storia di fine Ottocento realmente accaduta e anche la storia di un'amicizia che va al di là delle apparenze.
Il professore e il pazzo: un libro stupendo a livello umano ed emotivo, ma non solo. Innanzitutto l'ambientazione ed il periodo storico: sembra davvero di essere nella Londra vittoriana, di partecipare alle riunioni delle menti più illustri dell'epoca, di girare per le vie in mezzo alle case di mattoni rossi... Il livello di britannicità è davvero molto alto. Winchester snocciola un aneddoto dietro l'altro dimostrando sia un lavoro di ricerca incredibile, sia la rara capacità di appassionare il lettore incastrando informazioni tecniche/storico/biografiche con pagine che raccontano quella che alla fine si può tranquillamente definire una profonda amicizia tra l'intelligentissimo Murray e l'altrettanto intelligente, ma sfortunato, Minor ( gli invidierete la biblioteca ). Certo, molte pagine sono dedicate alla spiegazione minuziosa della creazione del mitico Oxford English Dictionary e dell'organizzazione pazzesca che c'era dietro, attività impensabili per noi che ci mettiamo un secondo per cercare il significato di una qualsiasi parola, e bisogna in qualche modo "spegnere il cervello" prima della lettura, dimenticare le mille comodità quotidiane e calarsi in un tempo senza internet. Anche quelle pagine, comunque, così ricche di dettagli tecnici, non risultano mai noiose, e la passione di Murray per quella opera monumentale è sempre presente, è il motore di tutto. Un libro per chi vuole imparare qualcosa, per chi crede nelle imprese epiche, per chi ha la tendenza a scoraggiarsi, per chi ama tutto ciò che è britannico, per chi crede che ogni cosa accada per un motivo preciso e, ovviamente, per chi trova il suo ambiente naturale in mezzo alle parole.
Il cantuccio di un recluso, la cella dove ogni lancetta si ferma e il fuori è come un ospite appena di sfuggita. Ossessioni, deliri, un coro di turbe e di follie che nessuno nel profondo può minimamente accostare. Dall'altra parte uno scozzese, un sognatore che conosce decine di lingue, e che di se stesso arriva a dire: "Non sono nessuno, consideratemi un numero irrazionale". Due esistenze come scivolate via da qualche soffitta di cielo totalmente abusiva, fuori dal tempo, e la cui unione, il cui incontro, la cui intesa, daranno vita a un composto chimico talmente raro e affascinante da rendere incantevole ogni conoscenza. Un Dizionario, l'impresa della vita, un'opera impari e senza uguali nella quale le tremanti mani e l'instabile ragione di Minor (il pazzo, omen nomen) sarà come un basamento irrinunciabile nel progetto di Murray (il professore). Guadare la lingua sillaba per sillaba, esplorarne i suoni, le analogie, la radice, i rimandi, in migliaia e migliaia di schede che sortiranno, pian piano, una delle più grandi cattedrali mai concepite dallo sforzo umano. Il curioso prurito di un infermo, la paziente cocciutaggine di uno studioso, ecco lo scoppio della meraviglia sotto le dure croste sociali di un'Inghilterra ancora bigotta, chiusa nelle sue grinfie aristocratiche, dove è chiaro che un simile rapporto umano è pura polvere di stranezza lungo i bordi della conservazione. Ma accade che il miracolo si genera, e vive e respira quelle malinconie e quei timori che solo il tempo potrà annullare, nel solco del vero risultato. Vecchi residui di un passato mai spento nella mente di Minor (Gettysburg), e nel cuore di Murray l'impresa delle imprese, complice quel tizio inquieto e inatteso che gli cambia del tutto la vita. L'erba del dimenticare è già calpestata sotto i passi di questo libro bellissimo, eccentrico e tremendo al tempo stesso, lieve e triste come un incanto che si sa macchiato da qualcosa. E tuttavia quel qualcosa ne eleva la grandezza.
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