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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2015
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Poesie dense, crude, che non lasciano scampo alla fantasia, a un mielismo ottimistico. Ma, al tempo stesso, da esse emerge una forza, un'energia e un coraggio che spiazzano il lettore. Una speranza per il futuro, per un rapporto umano tra gli uomini.
Dovrebbero abitare i piu' nobili cassetti della memoria queste poesie, soffertissimo seme fecondato nei terreni di una triste ironia. La fame, il lavoro, la guerra, manifesti morali nel pensiero e nell'opera di Brecht, qui trasudano in versi che affidano al lettore un ultimo moncone di esperienza. I segni di una tragedia deposti ai bordi del ricordo, i morsi dell'ingiusto elevati a irrisione e sberleffo, il cuore di chi rimane che tenta di riavviare i suoi passi su una rotta di difficile fiducia. "Figlio, un posto soltanto su questa terra ti resta:/ La discarica, e non e' libera neanche quella". Gli ultimi, i reietti, gli sfruttati, una magnifica folla di ciechi col loro scassato organetto, di puttane dal cuore buono, di ragazzi divorati presto dalle grida dei loro anni, le armi, l'onore, la farsa di una gloria inutile e di stellette vane a raccontare un lacero poema di sangue. Stupenda la parte del libro dedicata ad amici e colleghi; la randellata a Thomas Mann e' indimenticabile, ma l'omaggio a Walter Benjamin chiama le lacrime:"Stancare l'avversario, la tattica che ti piaceva /quando sedevi al tavolo degli scacchi,all'ombra del pero./ Il nemico che ti caccio' via dai tuoi libri/ non si lascia stancare da gente come noi". Proclami, frecciate, denunce. Gli uomini non cambieranno, ma senza la parola il cielo e' ancora piu' orfano, piu' lurido, piu' banalmente disumano.
Recensioni
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