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Anno edizione: 2010
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Prendete questo libello per quel che è: una provocazione. Scorre bene, anche troppo: non va in profondità, si limita alla denuncia, o alle proposte generiche e, per finire, alle caricature. Se poi volete leggere qualcosa di meglio sull'argomento, consiglio "Diario di scuola", scritto da un emerito ex-somaro come Daniel Pennac. Non vi troverete solo la denuncia, ma anche e soprattutto l'amore per la scuola, unica istituzione capace di redimere giovani socialmente e culturalmente emarginati, arrivando a far loro imparare a memoria intere pagine di grandi romanzi del passato. L'unico passo del libro che mi è piaciuto davvero, è dove si insinua (purtroppo solo di striscio) che il disastro della scuola italiana non è il risultato casuale di un'incapacità della nostra classe dirigente, ma di un'azione premeditata e scientifica, volta a fare degli italiani "non più un popolo, ma una plebe", in quanto tale sempre più facile da manipolare e sfruttare. Questo è l'argomento che mi sarebbe piaciuto fosse stato maggiormente sviluppato. Sarà per la prossima volta.
Un libro ironico e al tempo stesso pieno di spunti di riflessione, in più scritto in modo fluido: peccato solo che dopo averlo finito non si può non pensare alle nuove generazioni con un pizzico di tristezza, più di un pizzico...
Mitico!Per me quelli che hanno dato un giudizio basso a questo libro, non hanno capito la profonda ironia di questo prof ( e l'epilogo è illuminante su questo). Solo chi è profondamente innamorato di questo lavoro lo può fare e può scherzarci sopra in questo modo
Recensioni
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Perboni torna in cattedra. Questa volta però non si tratta del maestro elementare di deamicisiana memoria, ma dell'anonimo professore di un istituto tecnico dei nostri giorni, che ha scelto come pseudonimo il nome del maestro per "eccellenza". Insegnante non di primo pelo ma con un'esperienza di oltre vent'anni, il novello Perboni racconta la scuola d'oggi in un diario ironico e appassionante, che si legge come un romanzo. Nato da un blog di "appunti disorganizzati per trovare ancora un senso alla scuola", Perle ai porci è il resoconto di un anno tra i banchi, da settembre a luglio, raccontato in prima persona da chi siede al di là della cattedra. Un libro in cui nomi e luoghi sono di fantasia, ma eventi e circostanze sono assolutamente reali, e da cui scaturisce un ritratto a tutto tondo dei giovani d'oggi e del loro mondo, a tratti spassoso a tratti scoraggiante. Insieme agli studenti, anche docenti, presidi e genitori si affollano in un racconto spesso irresistibilmente comico, venato della disillusione e del cinismo di chi ormai non si sorprende più di nulla. Perché Perboni è un professore appassionato che per sopravvivere ha saputo sviluppare un metodo personale di lavoro che a volte lo trasforma, agli occhi degli studenti, in una vera e propria "carogna".
Come non sorridere leggendo le pagine in cui Perboni espone la tattica infallibile per dissuadere la studentessa "che trascorre più tempo seduta sul cesso che sulla sedia dietro al banco" a richiedere l'ennesima visita alla toilette. E che dire del capitolo in cui, incarnando il perfetto perfido insegnante, spiega come cogliere di sorpresa lo studente meno preparato e trascinarlo alla cattedra per un'interrogazione rigorosamente non programmata proprio quando era ormai convinto di averla fatta franca. Per non parlare dei colloqui con i genitori che molto spesso se ne escono con dichiarazioni a dir poco disarmanti tipo: "Capisce professore, alla scuola mio figlio può dedicare solo ritagli di tempo dagli allenamenti. D'altra parte il calcio è un impegno importante, da prendere seriamente", oppure: "Tutti quattro? Ma mia figlia mi ha detto che aveva tutti otto! è sicuro di non sbagliarsi lei?".
Ecco alcuni esempi di ciò che possiamo leggere in queste pagine che ci trascinano nel vivo del gran "circo" della scuola italiana che non smette mai di sorprenderci e farci riflettere, seppur con un amaro sorriso.
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