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Anno edizione: 2019
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Un esordio nitido e visionario che guarda al dramma della Storia con gli occhi candidi e coraggiosi di un bambino. Un romanzo di formazione dallo stile evocativo, suggestivo come il paesaggio magico e incantato dei monti della Garfagnana. Un racconto, tenero e straziante, sulla fine dell’infanzia.
«Mio padre era carbonaio».Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
🌴Pacifico, per gli amici Francesco, ha dodici anni, vive a Bosconero, paesino immaginario della meravigliosa Garfagnana, e sperimenta nel corso del romanzo cosa significhi avere un amico nel 1943, anno in cui i tedeschi hanno invaso l’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. 🌴Pacifico è il classico bravo ragazzo, poiché presta soccorso alla madre e alla nonna nelle varie faccende domestiche, si fa amare incondizionatamente da tutto il villaggio (nonostante il padre sia un disertore), ed è rispettoso delle regole imposte nel villaggio. Francesco, in realtà, le rispetta tutte ad eccezione di una sola: stare lontani dal bosco. A Bosconero, infatti, è vietato entrare nel bosco poiché esso sarebbe infestato dagli Streghi, creature della leggenda popolare, da sempre in rivolta con la popolazione locale. 🌴Ho profondamente amato il lavoro certosino con cui @aldo.simeone ha coadiuvato il clima marziale che si respirava in quegli anni con le più disparate credenze popolari garfagnine. Tuttavia, se proprio devo essere sincero (ma potrebbe essere un mero limite personale), non ho particolarmente gradito la frettolosità che ha connotato la chiusura del romanzo.
Purtroppo vado controcorrente, l'ho trovato molto elementare, forse più adatto a dei ragazzi...
Francesco ha undici anni, come tale per definizione è ancora incline ai giochi, alla magia, al fantastico, è un ragazzo come tutti i suoi coetanei curioso, sbarazzino, a tratti ancora infantile, eppure già compreso nel suo voler considerare, e magari comprendere in pieno, i fatti degli adulti. Specialmente in tempi di guerra. Simeone si rintana allora in un cantuccio nel cuore del giovane protagonista, e senza interferire, in silenzio, si pone in ascolto e ci riporta esclusivamente quello che il ragazzino vede, sente, interpreta, senza nulla aggiungere, non autore ma semplice spettatore, alla pari del suo lettore. Lo scrittore pisano descrive senza interpretare, mediare o interferire, esattamente come reagisce il suo dodicenne, in che modo interagisce con fatti e cose “da grandi”, crude, cruente e crudeli come sono sempre le cose degli adulti; il tutto permeato dalla magia e dall’inclinazione al fantastico e al favolistico tipico dell’età. Aldo Simeone racconta una storia di crescita, di maturazione, di acquisizione della consapevolezza del vivere. Lo impara, Francesco, diviene adulto nell’unico modo possibile, alla sua età, confrontandosi con i coetanei, soprattutto con l’equivalente del miglior amico che tutti noi abbiamo avuto in quegli anni magici. Nello specifico il suo amico del cuore è l’altro bambino, presunto ebreo, Tommaso, dai capelli rossi e dagli occhi verdi; forse l’ alter ego di Francesco, forse un’immagine onirica, forse una creatura fantastica neanche esistente, forse davvero semplicemente un piccolo profugo clandestino, nascosto a rischio di vita da un vecchio prete nella sua parrocchia, per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei. Tommaso altro non è che quello che sarebbe potuto divenire Francesco stesso se solo fosse vissuto in altro luogo e in altro tempo, dove i bambini semplicemente giocano nei boschi, sui prati e nei giardini senza timore alcuno, vanno a scuola, e imparano a non temere qualcosa solo perché non sanno che cosa sia.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Per poter parlare di Per chi è la notte è necessario che io parta dalla fine. Più precisamente, dai ringraziamenti. È in questa sezione che l’autore svela l’interessante genesi del romanzo.
Il libro, infatti, nasce da una suggestione, da una vicenda storica che ben si presta come base per un racconto. Il paese di Bosconero si ispira infatti a Fabbriche di Careggine, un paese fantasma della provincia di Lucca. Il piccolo borgo di origine medievale, ormai quasi spopolato, fu abbandonato nel 1947 e sommerso dalle acque, a causa della costruzione di una diga, nel 1953. Ma se questa premessa può far scattare qualcosa nel lettore, e fargli pensare a Resto qui di Marco Balzano – anch’esso incentrato su un paese sommerso, in questo caso Curon –, Per chi è la notte non si limita ad arricchire la realtà, ma getta un ponte verso il sovrannaturale e il folklore.
Il romanzo narra innanzitutto la storia di un ritorno fisico e mnemonico. Il protagonista, adulto o forse già anziano, ci racconta gli eventi che segnarono il suo passaggio tra l’infanzia e l’età adulta. Siamo a Bosconero, in Garfagnana, ed è il 1943. Pacifico, chiamato da tutti Francesco, è un ragazzino solo, arrabbiato, segnato dallo stigma di avere un padre disertore. Il suo unico amico, se così si può chiamare, è Secondo, un ragazzo più grande a sua volta proveniente da una famiglia disfunzionale. Il ragazzo riversa la sua fiducia e il suo bisogno di approvazione nella fede fascista, e tenta di coinvolgere Francesco nelle indagini sul parroco del paese, don Dante, sospettato di nascondere ebrei e comunisti.
La maturità del narratore gli permette di evidenziare le peculiarità e le dinamiche del paese in guerra (indicando i meccanismi della borsa nera, ad esempio), ma il protagonista, ancora undicenne, ci permette di comprendere la dimensione mitica e spaventosa di Bosconero – circondato, come il nome lascia supporre, da una fitta foresta.
Il bosco è zona vietata perché dimora degli streghi, esseri dotati di poteri sovrannaturali, abitanti della notte ostili agli esseri umani. Per tutta la vita, Francesco è vissuto con il terrore del bosco e degli streghi, al punto di non osare entrarvi. Ma l’ingresso in scena di Tommaso, uno dei bambini ospitati dal don, cambia le carte in tavola.
Il ragazzino sprona Francesco a superare le sue paure e a entrare nel bosco. Nella sua dimensione, la guerra è una minaccia ben più terribile degli streghi, ed è da essa che i due devono fuggire.
L’amicizia tra i due ragazzi segue un percorso inverso rispetto agli altri personaggi: mentre il loro legame si rafforza, il paese collassa a causa della guerra. I legami si rompono, i rapporti di forza si ribaltano; su tutto incombe il bosco con i suoi orrori – all’inizio solo evocati, poi reali.
Il merito dell’autore è di essere riuscito a trasformare un elemento del folklore locale (gli streghi che secondo la leggenda chiedono ai viandanti nel bosco: “Per chi è la notte?”) in un universo coerente, molto solido, arricchito da leggende secondarie, aneddoti, rituali precisi.
Il senso di inquietudine che si avverte durante la lettura risponde perfettamente ai canoni di un certo horror: non ci sono jumpscare, apparizioni improvvise di mostri che fanno urlare il protagonista. Il libro è pervaso da un senso di angoscia, di intrappolamento, anche di inevitabilità.
La paura di Francesco non lo rende un testimone attendibile. La sua incapacità di discernere la realtà dalla fantasia fa sì che alcuni punti risultino oscuri, torbidi – ma ancora una volta, lo spaesamento del protagonista è lo spaesamento del lettore, che termina la lettura con l’impressione di aver assistito a qualcosa di troppo grande per la sua comprensione.
Per chi è la notte, affrontato con scetticismo, mi ha davvero stupito. L’autore, peraltro al suo esordio, ha saputo svecchiare una combinazione di elementi – bambini, formazione, Seconda Guerra Mondiale – dandole un nuovo respiro. L’unico elemento che ho trovato lievemente discordante è stato lo stile, in alcuni punti un po’ troppo retorico, ma il romanzo è pienamente riuscito.
Un’ulteriore nota di merito, infine, va all’epilogo in cui inquietudine e nostalgia raggiungono la loro massima intensità.
di Sonia Aggio
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