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Anno edizione: 2022
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Il confronto tra due giganti del Novecento, avversari culturali e amici fraterni, nel racconto di un autore che ha conosciuto da vicino la società letteraria del loro tempo ed è stato testimone di un’epoca irripetibile.
«Paris scrive un libro inventivo, ricco di ricordi e di sorprese parlando di "un mondo perduto", quello in cui vissero Moravia e Pasolini. Il ricordo si intreccia con il giudizio, la testimonianza è la trama insistita su cui scorre il racconto ondivago e insieme scattante.» – Renato Minore, Il Messaggero
Il legame tra Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia durò piú di vent’anni, dai primi anni Cinquanta fino al tragico omicidio del poeta nel 1975. Amico di entrambi, Renzo Paris ripercorre in questa «affabulazione critica», colma di un affetto ancora vivo, le loro diatribe pubbliche e private, dal Terzo Mondo al Sessantotto, passando per il femminismo, l’aborto, il divorzio, il neo-capitalismo, il calcio. Come due pugili, si sfidavano senza esclusione di colpi sul ring di giornali e riviste, senza che il match avesse mai un vincitore. In Moravia agiva una profonda insofferenza antiborghese verso la società conformista, sempre pronta a scandalizzarsi. Pasolini, che arrivò a cercare apertamente lo scandalo, si spinse fino al sacrificio assecondando la passione che gli ordinava di «gettare il corpo nella lotta». Ariano l’uno, attico l’altro, entrambi «lucenti eremiti».
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Un fabulatore e un poeta.Un'amicizia verace che non ha quasi niente in comune,"Pasolini era attratto dall'elegante romanziere borghese che si voleva contro la borghesia,il padre alla rovescia che usava una lingua tersa e interpretativa...Moravia invece era elettrizzato dalla vitalità piccolo borghese di un provinciale piovuto a Roma dal Friuli". Moravia gli invidiava "la poesia e la facile promiscuità degli omosessuali".Si racconta l'assassinio prestando voce ai pensieri di Laura Betti che vedeva in Ordine Nuovo "il mandante ", anche se "i veri assassini erano stati quelli che Pasolini aveva aiutato economicamente fin da quando erano ragazzini ".Il tratto Roma-Bombay rafforzò e differenziò la loro amicizia, se Moravia vi approdò con il suo spirito da illuminista pensando l'India come un paese della religione "come situazione esistenziale", Pasolini era pronto ad "immergersi senza tirare fuori il capo dal fiume della variopinta folla indiana".Pasolini sempre pronto a far parlare le nuove generazioni come avvenne in Nuovi argomenti, distante dalla neoavanguardia e dal Gruppo63, avrebbe voluto la collaborazione di Fortini, ma quest'ultimo non accettava la "svolta del suo amico verso il cinema". I riflettori puntano sul Movimento del 68 che per Moravia è intriso di ignoranza, contrario alla cultura tanto da tappare "la bocca agli artisti"; nella rivolta a Valle Giulia Pasolini loderà i poliziotti provenienti dal proletariato contro gli studenti, borghesi.Un alone impenetrabile di solitudine, dissolto solo dai colpi sferzanti delle catene e delle spranghe di ferro, circondò il poeta negli anni che seguirono. Pasolini fu tutto, provocatore veggente e incompresa contraddizione, che con la sua voce congiunge rivoluzionari e conservatori depurandoli dall'aridità di pensiero e dall'acceso individualismo. Moravia fu artista, "gli oggetti che fabbrico sono rom, novelle...cioè creo dal nulla, con la mia mente qualcosa che non c'era prima e la vendo".
Il memoriale sincero di un'amicizia controversa, profonda, reciprocamente indispensabile. La schiettezza del racconto di Paris rievoca gli anni di un'Italia letteraria popolata di personaggi picareschi e di una Roma poetica, un po' disperata, narrata come un mondo di grandezze sepolte da tempo. Sullo sfondo la nostalgia garbatamente struggente per una stagione assurta a mito e per gli anni migliori dell'autore che, guardandosi attorno, non trova che ombre. Proprio un bel libro.
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