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Eravamo Alberto, Elsa e io... nell'ordine: Moravia, Morante e Pasolini. Che terzetto! Viaggiatori e osservatori d'eccellenza di almeno due mondi fa (1962), che, attraverso la voce di Pasolini stesso, ci restituiscono l'istantanea di un continente alieno, ante interconnessione tecnologica e globalizzazione, con un miliardo di abitanti in meno. Certo, per dire, Bombay (ora Mumbai quintuplicata nel numero degli abitanti) non è l'inalterata Venezia, anche se è anch'essa costruita collegando isolette, e sulla retina di Pasolini non rimasero impressi i grattacieli che svettano oggi ma, se li togli dallo sfondo - dopo più di sessant'anni - l'istantanea rimanda la stessa immagine delle catapecchie; certe cose si cristallizzano nei secoli. Come Venezia, d'altronde. È un reportage letterario, (letterario per la scrittura raffinata e la narrazione evocativa), dai toni spesso aspri e amari, ma che esprime anche scoperta, sorpresa, meraviglia e anche incredulità: «Non si sa come si faccia a resistere mangiando un pugno di riso sporco, bevendo acqua immonda, sotto la minaccia continua del colera, del tifo, del vaiolo, addirittura della peste, dormendo per terra, o in abitazioni atroci. [...] Ogni indiano è un mendicante: anche chi non lo fa per professione, se gli si presenta l'occasione, non rinuncia a tentare di tendere la mano.» Lo sguardo di Pasolini è attento, indagatore e profondamente interessato. Trasmette, con le sue riflessioni, la grande voglia di conoscere e comprendere quella diversa umanità. Nonostante i troppi "orribile, misero, ripugnante, immondo" - strappati al vocabolario di un esteta occidentale non immune da criticabile paternalismo educativo - comunque abbraccia empaticamente quella realtà: «Benché l'India sia un inferno di miseria è meraviglioso viverci, perché essa manca quasi totalmente di volgarità. [...] Intanto godiamoci, ora per ora, questo succulento, questo sgomento correre attraverso l'India.» E tutto il resto è Poesia.
La cosa che ho apprezzato di più è il corpo del carattere un po’ più grande del solito, che rende la lettura più agevole e anche l’interlinea è maggiore, così, il testo risulta ancora più scorrevole e l’occhio non si stanca. Se siete divoratori di libri come me, leggerete queste 135 pagine in pochi giorni, se, invece, volete apprezzarne la storia dividetevele su più giornate, perché si leggono veramente molto in fretta. Ho scelto questo libro perché amo l’India e conoscere il punto di vista di Pasolini non poteva mancarmi. Purtroppo non ci sono foto a corredo, solo due “ritagli” di giornale con i suoi articoli pubblicati, ovvero il resoconto di questo viaggio fatto con Alberto Moravia ed Elsa Morante nel 1961 e raccolti poi in questo libro. Il linguaggio usato è l’italiano degli anni ’60, molte parole sono oggi in disuso e di alcune non conoscevo nemmeno il significato. Alcuni termini poi sono cambiati e sono stati adattati alla lingua odierna, che cambia, come tutte le cose, per esempio: “ricsò” con chiaro riferimento al risciò, il mezzo più comune dell’India coloniale e post-coloniale, un carretto a due ruote trainato da un uomo, anziché da un animale. Oggi ci sono i tuk tuk (Ape car gialli). E poi c’è un errore. Ma lui non poteva saperlo. Scrive “l’ingam” con l’apostrofo, la parola corretta è “lingam” tutto attaccato (p.41). È un oggetto religioso legato alla figura del dio Shiva, molto venerato dagli indù. Anche alcuni nomi di persone che ha conosciuto mi fanno pensare ad una trascrizione così come lui li aveva uditi, più vicini alla pronuncia che non, a come si scrivono veramente. Dettagli, ma che fanno pensare, inducono a fare delle ricerche. Le mie non sono letture distratte. L’India che emerge dalle parole di Pasolini è l’India di tutti quelli che ci mettono piede la prima volta. Le cose che elenca sono le stesse che impressionano i visitatori novelli: il caldo insopportabile, il traffico allucinante, lo strombazzare dei clacson senza apparente motivo.
Pasolini racconta il suo viaggio in India in compagnia di Moravia, facendo entrare il lettore in una atmosfera ricca di colori, vita , bellezza e purtroppo disuguaglianza sociale. È stata un’emozione viaggiare al suo fianco attraverso le pagine di questo libro.
Recensioni
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