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Tre oceani e quattro continenti. Federico Rampini ci racconta grande storia e vita quotidiana di tanti luoghi e personaggi indimenticabili. E forse qualche lezione appresa.
«Nella mia vita di nomade non ho mai smesso la ricerca di radici. Immaginarie, costruite, conquistate. Ma indispensabili.»
Le austere memorie di Genova, le atmosfere nordiche di Bruxelles e le sorprese di Parigi, l’iniziazione all’Oriente in Indonesia, poi verso Ovest a respirare l’aria decadente di New York, lo spaesamento di San Francisco, a riscoprire un’armonia celeste di Pechino, i bambini del Sichuan, le case a fior d’acqua del Kerala, il destino marittimo di Tokyo, le sorgenti del Nilo... Tre oceani e quattro continenti. Federico Rampini ci racconta grande storia e vita quotidiana di tanti luoghi e personaggi indimenticabili. E forse qualche lezione appresa.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
storia che coinvolge sempre
Il migliore viaggio del mio lockdown. Sono stata incollata al libro dall'inizio alla fine, con meraviglia e commozione in alcuni punti (ebbene sì, mi sono messa a piangere!).
Preziosi gli acquerelli di Magrin, e in effetti ho comprato il libro proprio perchè attratta da questo bonus artistico. Il testo del Rampini invece ha lo stesso peso specifico del polistirolo, quindi dopo una ventina di righe ho smesso di leggerlo per evitare che mi si slogasse la mandibola a furia di sbadigliare.
Recensioni
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«Nella mia vita di nomade non ho mai smesso la ricerca di radici. Immaginarie, costruite, conquistate. Ma indispensabili».
Rampini ci accompagna nella strada della sua vita. Da Genova a Bruxelles. Da Parigi a New York. Da San Francisco all’India passando per la Cina. Tra quattro continenti e una distesa sterminata d’acqua, ci mostra i suoi paesi e le sue città facendole diventare un po’ anche “nostre”, grazie ai suoi racconti appassionati.
Le austere memorie di Genova, le atmosfere nordiche di Bruxelles, le contestazioni universitarie nella Milano degli anni settanta, le sorprese di Parigi con le sue cartoline indelebili, l’iniziazione all’Oriente in Indonesia, per poi dirigersi verso l'Ovest a respirare l’aria decadente di New York. La Grande Mela è una scheggia nel cuore di Rampini, ne parla accarezzandola come una cosa da proteggere. Racconta di Central Park «città nella città» con i suoi quartieri nei quartieri, con la sua artificiale bellezza che lo rende un’oasi tra grattacieli in continuo mutamento. Dalla west coast si passa alla east coast fino a San Francisco, dove la follia americana ha ricreato Treasure Island, la leggendaria isola del tesoro di Stevenson. Abbandonando l’America giungiamo a Pechino dove ci scontriamo con le violente mutazioni che hanno privato la Cina della sua storia. Nel piccolo quartiere dove Rampini ha vissuto per quattro anni ritroviamo uno scampolo di cultura in estinzione: «I suonatori del tradizionale violino, […] i padroni dei grilli che li portano a spasso in minuscole gabbie costruite a mano […], gli anziani capaci di ammaestrare i piccioni, legandogli un fischietto alla coda: così gli stormi, passando in volo sopra i tetti delle case, librano su noi umani una melodia celeste».
Dopo anni di colpi di spugna anche una cultura millenaria «più antica della nostra» rischia l’estinzione a causa delle politiche repressive e occidentalizzanti che, da Mao a Xi Jinping, hanno trasformato la Cina in un colosso senza radici, brutta copia del decadentismo occidentale. Nell’epilogo Rampini tenta di scusarsi per aver intitolato un libro al mare senza in realtà parlarne: «so di aver tradito una promessa implicita», ma le scuse non servono perché a questo libro non manca proprio nulla.
Gli acquerelli di Nicola Magrin (dalla sua penna la fortunata copertina de Le otto montagne di Paolo Cognetti) accompagnano il lettore in questo libro di riflessione, da assaporare davanti a un caminetto con una cioccolata calda o un caffè… Per scoprire località che fanno venir voglia di correre in aeroporto e salire sul primo volo per vederle coi nostri occhi o per ritrovare attraverso la penna di Rampini luoghi a noi cari, sapori e odori fissi nella memoria che ci possano cullare assieme alla malinconia, quella buona, in qualche momento di svago con un buon libro tra le mani. Leggere Rampini è come chiacchierare con un vecchio amico.
Recensione di Alberto Clementi
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