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Dopo Fiori sopra l'inferno torna la straordinaria Teresa Battaglia: un carattere fiero e indomito, a tratti brusco, sempre compassionevole. Torna l'ambientazione piena di suggestioni, una natura fatta di boschi e cime montuose, di valli isolate e di bellezze insospettabili.
«Ilaria Tuti ha creato non un personaggio, ma una persona vera. Teresa Battaglia è più di una protagonista: è una luce piena di ombre, uno spazio dentro il nostro cuore. È già indimenticabile» - Donato Carrisi
«Ilaria Tuti sa conquistare e mantenere l'alta l'attenzione dei lettori» - La Repubblica
«Mi chiamo Teresa Battaglia e sono un commissario di polizia specializzato in profiling. Questa potrebbe essere l'ultima indagine che svolgerò. E, per la prima volta nella vita, ho paura di non poter salvare nessuno, nemmeno me stessa»
Li chiamano «cold case», e sono gli unici di cui posso occuparmi ormai. Casi freddi, come il vento che spira tra queste valli, come il ghiaccio che lambisce le cime delle montagne. Violenze sepolte dal tempo e che d'improvviso riaffiorano, con la crudele perentorietà di un enigma. Ma ciò che ho di fronte è qualcosa di più cupo e più complicato di quanto mi aspettavo. Il male ha tracciato un disegno e a me non resta che analizzarlo minuziosamente e seguire le tracce, nelle valli più profonde, nel folto del bosco che rinasce a primavera. Dovrò arrivare fin dove gli indizi mi porteranno. E fin dove le forze della mia mente mi sorreggeranno. Mi chiamo Teresa Battaglia e sono un commissario di polizia specializzato in profiling. Ogni giorno cammino sopra l'inferno, ogni giorno l'inferno mi abita e mi divora. Perchè c'è qualcosa che, poco a poco, mi sta consumando come fuoco. Il mio lavoro, la mia squadra, sono tutto per me. Perderli sarebbe come se mi venisse strappato il cuore dal petto. Eppure, questa potrebbe essere l'ultima indagine che svolgerò. E, per la prima volta nella mia vita, ho paura di non poter salvare nessuno, nemmeno me stessa. Dopo Fiori sopra l'inferno - l'esordio italiano del 2018 più amato dai lettori - torna la straordinaria Teresa Battaglia: un carattere fiero e indomito, a tratti brusco, sempre compassionevole. Torna l'ambientazione piena di suggestioni, una natura fatta di boschi e cime montuose, di valli isolate e di bellezze insospettabili. Tornano soprattutto il talento, l'immaginazione e la scrittura piena di grazia di una grande autrice.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho conosciuto Teresa Battaglia ed i suoi collaboratori col romanzo d'esordio di Ilaria Tuti, che, pur facendomi cogliere la bravura dell'autrice, non mi aveva convinto al 100% . Con "Ninfa dormiente", invece, devo riconoscere che Teresa farà parte dei miei investigatori cult. Il romanzo è bellissimo, non solo per la trama avvincente ma, soprattutto, per come si evolve anche la storia personale dei protagonisti; e per la profondità dell'analisi che ne fa l'autrice. Meraviglioso....al prossimo
Storia che parte più lenta del precedente fiori sopra l'inferno, ma molto più introspettiva e profonda
Devo dire che non apprezzo per niente argomenti come sciamanesimo ed esoterismo, sono infatti questi che abbassano un po' la mia valutazione sul romanzo. Trovo invece che Ilaria Tuti sia molto brava e preparata nel descrivere i luoghi e gli eventi storici a cui si intrecciano le vicende dei suoi romanzi. Inoltre ormai mi sono affezionata a Teresa Battaglia e Massimo Marini, dei bei personaggi, descritti in modo talmente concreto che si possono immaginarne le sembianze.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La seconda volta è sempre ricca di aspettative, qualunque sia il contesto: se la prima è andata bene, ci aspettiamo che la seconda vada meglio.
Con questa speranza ci accostiamo alle seconde prove, con una domanda implicita: sarà bello come la prima volta oppure meglio?
Quando ho avuto tra le mani il secondo libro di Ilaria Tuti, mi sono chiesta proprio se sarebbe stato all’altezza del primo. L’ho aperto con la speranza che lo fosse, anche perché la copertina mi ha rassicurata: cambia il paesaggio e la stagione, cambia l’abbigliamento ma la figura al centro della copertina è sempre lei.
Una figura femminile, di spalle, con abiti comodi e gli inconfondibili capelli rossi: Teresa Battaglia.
Teresa torna e noi sappiamo già che non sarà mai la stessa, che non farà le stesse cose e non seguirà un “metodo” che connota il suo approccio investigativo.
Seguirà solo il suo istinto e prenderà appunti per non dimenticare, per non perdere i pezzi.
Al suo fianco la “sua” squadra e Martini, appena arrivato nel primo caso affrontato insieme e adesso parte integrante del gruppo.
Un nuovo caso, in realtà un “cold case”, una morte lontana nel tempo di cui Teresa deve trovare movente e mano omicida ai giorni nostri.
La bravura della scrittrice ha risposto subito alla mia domanda: il secondo libro si presenta meglio del primo. Una fine, un inizio e poi il via ad un ritmo pazzesco che intreccia: “il caso” vero e proprio, avvenimenti collaterali -che alterano gli equilibri faticosamente conquistati dopo l’arrivo di Massimo Martini- e le vicende personali di quest’ultimo raccolte da Teresa e anche lei pronta ad aprire il suo cuore e la sua memoria.
Siamo sempre in Friuli, ma questa volta Teresa ci fa attraversare il Ponte del Diavolo per arrivare nelle valli più nascoste, ritroviamo i boschi, ma questi boschi hanno visto la guerra e hanno custodito segreti, tradizioni e misteri.
Un caso da risolvere e la vita di tutti i giorni che segue; in ogni pagina veniamo coinvolti nella ricerca della verità, del movente e dell’assassino con colpi di scena inaspettati, ma allo stesso tempo ci vengono offerti spunti di riflessione su temi attualissimi che sono affrontati da Ilaria Tuti con un’arguzia e una sensibilità tutta al femminile. Un esempio fra tutti la disabilità: descritta ponendo l’accento sulla “diversa abilità” che prende il sopravvento in chi è determinato a vivere la propria vita comunque e calata in un personaggio indimenticabile.
Insomma… la Regina è tornata con un thriller da non perdere!
Recensione di Maria Jose Castelli
Teresa Battaglia, per chi non avesse letto il primo romanzo giallo di Ilaria Tuti, Fiori sopra l’inferno, è un commissario di Polizia esperto in profiling. Ha sessant’anni, un passato personale tormentato e infelice sebbene ricco di successi dal punto di vista professionale e sta precipitando lentamente nel gorgo senza memoria o speranza del morbo di Alzheimer. Eppure Teresa non si arrende. Sa di valere, di possedere qualità particolari di empatia e una sensibilità quasi paranormale, di essere in grado di sentire e percepire il male e i suoi autori anche quando la sua mente intaccata dal morbo vorrebbe ingannarla e cedere le armi. È una guerriera il che non la mette al riparo dalla paura o dal commettere sbagli. È un essere umano a tutto tondo, una donna che non teme le critiche rivolte a se stessa o quelle che ritiene si meritino i suoi sottoposti. Per combattere la demenza incipiente ha messo in atto una serie di ingegnosi stratagemmi che, a parer mio, la rendono ancora più simpatica e commovente nella sua lotta disperata contro una malattia che non lascia scampo a nessuno.
Il suo braccio destro si chiama Massimo Marini. È un giovane ispettore con tutte le carte in regola e in lotta, come il suo capo Teresa, con un cupo fantasma del proprio passato. Lo abbiamo incontrato in qualità di new entry nel primo libro e lo ritroviamo in questo. Preciso, perfettino come lo definisce Teresa, un po’ rigido e dogmatico forse, ma vivo e sanguigno quanto basta.
Il suo rapporto con Teresa, composto di battute secche e talvolta velenose, si è fatto più ricco e profondo. Si sfidano, si insultano, si contrastano, ma l’affetto e la stima che li legano sono palpabili e profondi.
Questa volta sarà un quadro bellissimo e misterioso, il suo pittore ormai novantenne e silenzioso e un nuovo delitto forse legato alla morte della donna raffigurata nel quadro, a trascinarli indietro di settant’anni nella Valle di Resia, in Friuli, un universo sconosciuto a molti e intrigante come pochi.
Seguendo quello che a buon diritto può definirsi un cold case, Ilaria Tuti ci invita a conoscere la storia di un’etnia, quella dei resiani appunto, che non ha uguali al mondo e le cui origini si perdono nella notte dei tempi e in terre lontanissime dall’Europa. Lingua, costumi e tradizioni di questo popolo, per errore assimilato agli slavi, sono uniche, come unico e riconoscibile è il loro DNA che ancora porta inscritta la loro provenienza dalle steppe dell’Asia Centrale.
Ilaria Tuti ha una scrittura immaginifica e molto particolare. I luoghi sono descritti più che per il loro aspetto, per le atmosfere che rappresentano e comunicano a protagonisti e comprimari. La natura ha un ruolo preponderante nella storia. Alberi, animali, forre, anfratti e esseri umani sembrano e sono legati a doppio filo e vivono insieme, con dolore, partecipazione, colori e mutamenti atmosferici lo svolgersi della vicenda. A questo si mescola l’indagine, complessa e ben articolata, e un corposo studio antropologico della comunità resiana a carattere decisamente matriarcale.
Nella sua indagine Teresa Battaglia troverà aiuto in Blanca e nel suo cane Smoky addestrato nella Human Remains Detection, sarà ostacolata dal nuovo questore Albert Lona, sua vecchia e non amata conoscenza, e dovrà infine salvare Massimo Marini dal fantasma che lo perseguita restituendolo a un futuro pieno di speranza.
Un libro ricco, bello e complesso che non mancherà di affascinare chi ama non solo un’ottima trama gialla, ma apprezza la possibilità che l’autrice ci offre di conoscere riti e culture straordinari e così vicini a noi.
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