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Niente caffè per Spinoza - Alice Cappagli - copertina
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Niente caffè per Spinoza
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Niente caffè per Spinoza - Alice Cappagli - copertina

Descrizione


Quando all'ufficio di collocamento le propongono di fare da cameriera e lettrice a un vecchio professore di filosofia che ha perso la vista, Maria Vittoria accetta senza pensarci due volte. Il suo matrimonio sta in piedi «come una capannuccia fatta con gli stuzzicadenti» e tutto, intorno a lei, sembra suggerirle di essere arrivata al capolinea. Il Professore la accoglie nella sua casa piena di vento e di luce e basta poco perché tra i due nasca un rapporto vero, a tratti comico e mordace, a tratti tenero e affettuoso, complice. Con lo stesso piglio livornese gioioso e burbero, Maria Vittoria cucina zucchine e legge per lui stralci di Pascal, Epitteto, Spinoza, Sant'Agostino, Epicuro. Il Professore sa sempre come ritrovare le verità dei grandi pensatori nelle piccole faccende di economia domestica e Maria Vittoria scopre che la filosofia può essere utile nella vita di tutti i giorni. Ogni lettura, per lei, diventa uno strumento per mettere a fuoco delle cose che fino ad allora le erano parse confuse e raccogliere i cocci di un'esistenza trascorsa ad assecondare gli altri. Intorno c'è Livorno, col suo mercato generale, la terrazza Mascagni e Villa Fabbricotti, le chiese affacciate sul mare. E una girandola di personaggi: gli amici coltissimi del Professore, la figlia Elisa, la temibile Vally, cognata maniaca del controllo, la signora Favilla alla costante ricerca di un gatto che le ricorda il suo ex marito, i vecchi studenti che vengono a far visita per imbastire interminabili discussioni. E poi Angelo, ma quello è un discorso a parte. A poco a poco Maria Vittoria e il Professore s'insegneranno molto a vicenda, aiutandosi nel loro opposto viaggio: uno verso la vita e l'altro – come vuole l'ordine delle cose – verso la morte. Senza troppi clamori, con naturalezza, una volta chiuso il libro ci rendiamo conto che la lezione del Professore sedimenta dentro a tutti noi: dai libri che amiamo è possibile ripartire sempre, anche quando ogni cosa intorno ci dice il contrario.
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Dettagli

2020
Tascabile
16 giugno 2020
288 p., Brossura
9788806245733

Valutazioni e recensioni

4,16/5
Recensioni: 4/5
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ANDREA
Recensioni: 4/5
Una bella storia ambientata nella mia Livorno

La storia sarebbe un TRE, ma il +1 deriva dal fatto che la storia è ambientata nella mia Livorno, anzi nel mio quartiere Fabbricotti. Leggendo il libro non facevo che sorridere pensando che descriveva i posti ed i luoghi dove sono cresciuto. La storia è carina ma il finale lascia troppi aspetti aperti. O vi sarà un seguito ed allora si capisce questa scelta, oppure per non aggiungere altre 100 pagine nella storia per chiudere tutte le parentesi aperte avrebbe rischiato di appesantire il libro. Deh! Comunque il voto è molto positivo.

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Marco
Recensioni: 5/5

Forse gli intellettuali trovano questo libro banale: deformazione professionale. Trovo che questo libro rispecchia una parte, purtroppo piccola, del volto umano. C'è poesia, scritto bene, senza pretese intellettualistiche, personaggi umani con le loro diversità. Interessanti le tante citazioni filosofiche che stimolano approfondimenti..... chi lo desidera! interessante come il professore e Maria Vittoria s'insegnano a vicenda invece che essere rigidi come molte persone che guardano solo il proprio ombelico. Un racconto con personaggi positivi senza quel buonismo che personalmente mi irrita. Quando trovo un libro che mi piace molto mi succede che compro varie copie per regalarle a chi penso possa interessargli e così ho fatto con questo.

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Matilde
Recensioni: 5/5
Spinoza per tutti

Libro molto interessante di Alice Cappagli, con qualche spunto filosofico. Narrazione scorrevole, buono l'equilibrio tra descrizione dei luoghi e successione degli eventi. Ogni ambiente viene descritto con straordinario realismo, essendo stato visitato in prima persona dall'autrice.

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Recensioni

4,16/5
Recensioni: 4/5
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Voce della critica

Niente caffè per Spinoza è un romanzo delicato, come può essere delicato l’equilibrio fra due persone che non si conoscono, che imparano a fidarsi e a fare insieme un ultimo pezzo di strada, una verso il finale e l’altra verso un nuovo inizio.
L’autrice esordiente Alice Cappagli mette in questa tenerissima storia tutti gli elementi che compongono anche la sua personale esperienza: la musica (lei stessa è violoncellista nell’orchestra della Scala), la filosofia (materia in cui è laureata) e la luce di Livorno (sua città natale), ingredienti che mescola con sapienza e con dosaggi misurati e precisi, così da produrre un risultato che ne rende facile e fruibile la lettura. Questo vale anche per chi, come me, è nudo e crudo o quasi, di filosofia, ama la musica, anche se non la sa suonare però ne ammette il potere terapeutico, e non conosce Livorno, ma “riconosce” l’aria, il sale, l’atmosfera che si respira in una qualsiasi città di mare italiana.
La storia, narrata in prima persona, ha come protagonista una giovane livornese, Marvi, o più precisamente Maria Vittoria – perché i nomi sono importanti! – disoccupata e in piena crisi coniugale, che accetta un lavoro come badante presso un anziano non vedente, un tempo professore di filosofia, che per moltissimi anni ha insegnato ad allievi che ancora lo ricordano e lo passano a trovare.
Il vecchio filosofo vive da solo, in un grande appartamento invaso dalla carta: libri, giornali, lettere e fascicoli sono in ogni dove. Sporadicamente riceve le visite di una figlia nervosa e impaziente e di due nipotine adolescenti e inafferrabili, quelle più frequenti di alcuni vecchi amici, anch’essi filosofi o eruditi, oltre alle attenzioni della vicina “del KGB” e le incursioni della temibile e terribile cognata, la Vally.
Ma il pover’uomo, più che di qualcuno che cucini, gli ricordi di prendere le medicine e badi alla casa, ha bisogno di un paio d’occhi per continuare a leggere.
La lettura è infatti il principale compito che il Prof.Luciano Farnesi affida a Maria Vittoria, che spesso deve posare le stoviglie, asciugarsi le mani nel grembiule e cercare il tal libro, la tal frase, nel tal capitolo, seguendo le precise istruzioni del suo datore di lavoro. In questa surreale caccia al tesoro al buio, il professore, pur non potendo vedere e affidandosi solo alla sua memoria, indica la strada alla sua “guida” per orientarsi nell’infinita biblioteca di casa, per ritrovare e far rivivere parole che altrimenti rimarrebbero sepolte. Il manuale di Epitteto, le opere di Epicuro, i pensieri di Pascal, i dialoghi di Seneca, i frammenti degli stoici ma anche Hume, Schopenhauer e naturalmente Spinoza sono i compagni che suggeriscono al professore come affrontare le piccole grandi questioni quotidiane , dimostrando a Maria Vittoria come la filosofia possa essere molto più pratica e concreta di quanto si pensi. ”Bisogna che io legga nelle piccole cose verità universali. Ma mi occorre la sua collaborazione”, chiede il prof. Farnesi.
Un’altra grande protagonista del romanzo è la luce e non è un caso se il nostro personaggio è cieco ma si chiama Luciano.

La luce che proviene dal mare invade con prepotenza la terrazza dell’appartamento dove il professore ama scaldarsi al sole, si infiltra tra i vetri che Marvi spolvera e lucida, si colora al tramonto nella finestrella della cucina del microscopico alloggetto della ragazza, sale e scende di intensità a seconda delle condizioni metereologiche che il prof. Farnesi riesce a indovinare dall’umidità della balaustra, dal canto più o meno intenso degli uccellini che popolano il suo balcone, o dal cigolio della porta del bagno.
«E mentre il sole entra a secchiate dai vetri, mentre il libeccio “passa in un baleno dall’orizzonte al midollo, modificando i pensieri e l’umore”, il profumo della zuppa di lenticchie si mescola a i Pensieri di Pascal, creando tra i due un’armonia silenziosa e bellissima».
Così la vita di Maria Vittoria, incrociandosi con quella di Luciano, mano a mano si illumina. Dal grigio della noia e della prigionia di giorni senza speranza né dignità, si colora con uno spettro di tonalità a lei prima sconosciute, la nebbia si dirada e con più precisione e nitidezza la ragazza riesce a intravedere i contorni di un possibile futuro.
Ad assistere a questi ineluttabili cambiamenti c’è la figlia Elisa, affannata e problematica. Elisa nei suoi spostamenti porta sempre con sé la sua viola. La musica che suona sembra essere l’unico linguaggio comune che hanno lei e suo padre, l’unico con cui riescono a trasmettersi messaggi comprensibili e significativi per entrambe.

Così, fra decisioni ardue, come quella di Marvi di lasciare definitivamente il tetto coniugale e incontri fortuiti/fortunati come quello con Angelo (l’abbiamo già detto che i nomi sono importanti, vero?) la vita segue la sua strada, i nodi si sciolgono, anche quelli che appaiono più ingarbugliati, perché spesso è difficile distinguere i ricordi veri da quelli fasulli, i desideri propri dal desiderio di assecondare gli altri, e i nostri personaggi veleggiano fin dove sono destinati ad approdare.
“La virtù di un uomo non si misura dai suoi sforzi, ma da ciò che fa abitualmente”: di tutte le lezioni impartite negli anni dall’anziano professore questa è quella che ha più potenza e riverbero. Marvi infatti si accorge che la grande e ricca biblioteca si trasforma, man mano si svuota e le parole trovano altre strade per circolare.

“- Un libro di per sé non è nulla se non trova qualcuno che lo fa vivere nella lettura.
– Come fa lei, no?
– No. Io uso la memoria, ormai, che è fallace, ma il libro merita di rinascere ogni volta.
Scoprii cosí, per caso e inaspettatamente, che ne sceglieva
uno al giorno per regalarlo.
– Ma non le dispiace un po’?
– No, sarei egoista e ingeneroso se non lasciassi volare verso il traguardo i miei compagni di viaggio”.
Secondo Alice Cappagli se esiste un insegnamento che si può apprendere dai libri e che c’è sempre una possibilità di riscatto, una ripartenza e che anche dal dolore, dalla malattia e dal lutto si impara qualcosa.

Lettura consigliatissima per garbo e intelligenza.

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Conosci l'autore

Alice Cappagli

Suona il violoncello nell'orchestra del Teatro alla Scala dal 1982. Laureata in filosofia, ha pubblicato nel 2010 per Statale 11 un racconto a tema musicale dal titolo Una grande esecuzione. Per Einaudi ha pubblicato Niente caffè per Spinoza (2019) e Ricordati di Bach (2020).

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