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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2023
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Testo impeccabile.
Lo abbiamo perso troppo presto l'Autore di questo buon libro sul nihilismo dove riesce a smagarsi dalla pesante influenza heideggeriana in materia, per le stesse ragioni per le quali Vattimo può prescinderne con ideee nuove, il "pensiero debole" e la metafisica Variamente definito e interpretato, il nihilismo europeo teorizzato per la prima volta da Nietzsche è ben riassunto dall'A. nelle sue varie manifestazioni letterarie estetiche e filosofiche: che cosa è il nihilismo? Se l'A. avesse più approfondito l'aspetto che conta in questo ambito e cioè quello gnoseologico, avremmo oggi una risposta in più all'antica domanda che ancora si trascina dopo Nietzsche. Il N. è la più potente teoria generale della intelligenza (quindi siamo in gnoseologia) ancora oggi insuperata e probabilmente insuperabile. I filosofi successivi che ne hanno trattato non hanno potuto prescindere dal nulla radicale che la informa e nella loro teoria compare sia con "l'ideale regolativo VUOTO" di Paolo Parrini sia anche con l'essere radicale senza ontologie negative di Severino. L'idea del nulla e quindi la struttura nihilista del pensiero permea le delibazioni di Volpi. Ma è la psicoanalisi che dimostra la superiorità della epistemica nihilista, profetizzata da Nietzsche nel suo also sprach ed è la stessa il viatico all'intelligenza che salva; non c'è gnosi nè cognizione nè apprendimento, non si diventa intelligenti senza l'insight liberatorio comune a tutte le tradizioni gnostiche e quindi anche alla psicoanalisi. I migliori della filosofia italiana che se ne sono occupati (Volpi, Vercellone) ne hanno considerato l'influenza prevalentemente letteraria, poche le trattazioni con la gnoseologia fondamentale e quindi con la questione intelligente. Non c'è intelligenza se non previa censura nihilista dei miti che la celano e la velano siamo rassegnati a vederlo scritto nelle antiche teorie del tao o in Krishnamurti e l'dea si fa strada con fatica anche in Severino e Heidegger e Volpi vi si allinea.
A lettura ultimata, sono grato all'autore per il lavoro svolto, ne esco arricchito, ma anche parzialmente insoddisfatto perché invece che 30 pagine di bibliografia (utile, ma con spaziatura e caratteri più piccoli si poteva compattare) avrei preferito che alcuni capitoli fossero meglio approfonditi. Lo stile di scrittura di Volpi non mi entusiasma, e su Heidegger come al solito non si resiste dall'usare un linguaggio oracolare, ma rimane un testo estremamente utile e formativo. Consigliato a chi vuole indagare le radici del mondo moderno e maturare consapevolezza intellettuale e spirituale.
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