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Come tutti i libri della Yoshimoto anche questo è molto emozionante e particolare. Ma non tra i miei preferiti, un po’ lento.
Questo libro è finora il mio preferito dell'autrice, la sua capacità di affrontare tematiche difficili e pesanti con questa estrema dolcezza che la caratterizza in ogni suo racconto mi colpisce ogni volta. Mi dispiace solo che nelle edizioni della Feltrinelli non sempre vi è particolare attenzione al testo, tant'è che ho riscontrato parecchi errori di battitura e mi dispiace. Però penso che vadano letti ugualmente, la scrittura della Yoshimoto è una scrittura dolce, sensibile, nostalgica e malinconica, la descrizione dei paesaggi giapponesi e delle tradizioni è veramente una chicca. Consiglio qualsiasi suo libro, questo in particolare
Romanzo delicato e ben scritto. Affronta il lutto con una legerezza che sembra anche eccessiva a volte. Il personaggio dell'amante del padre (il più interessante) viene relegato a presenza, mentre avrebbe potuto costituire il tassello mancante di una trama sottotono. Appena sufficiente.
Recensioni
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“Moshi moshi”: è così che i giapponesi rispondono al telefono. Ma è anche la formula che dà il titolo al nuovo libro di Banana Yoshimoto. Protagoniste due donne, madre e figlia, che improvvisamente si ritrovano a condividere il dolore per la perdita del padre e marito. L’uomo, musicista in una band di successo, era rimasto coinvolto in un doppio suicidio insieme a una donna, misteriosa e affascinante, con la quale da tempo aveva una relazione.
Scoprire d’un tratto il tradimento di una persona cara e insieme dover fare i conti con la sua morte costituisce per le due donne uno choc da cui non sarà facile riprendersi.
Tuttavia, trascorso un anno dall’incidente, la giovane Yoshie è ormai pronta per tornare alla vita, così, decisa ad abbandonare la casa dei genitori, si trasferisce in un piccolo appartamento nel quartiere di Shimokitazawa per dedicarsi alla sua passione: la cucina. Il lavoro al ristorante, la nuova casa, l’incontro con un coetaneo le danno l’impressione di essersi lasciata il passato alle spalle e di aver voltato pagina, quando un giorno, all’improvviso, sua madre le piomba in casa e le comunica l’intenzione di trasferirsi a vivere da lei. Una decisione inaccettabile, considerate le dimensioni ridotte dell’appartamento e lo stile di vita di Yoshie, e tuttavia condivisibile: sua madre era ancora troppo fragile e scossa per poter vivere da sola in una casa tanto grande e piena di ricordi, mentre in due sarebbe stato forse più facile affrontare la sofferenza.
A poco a poco, faticosamente, le due donne ripensano insieme la propria quotidianità e si sforzano di tornare a vivere, a partire dalle piccole cose: un the, un’insalata, un televisore. Col tempo il dolore sembra affievolirsi, e sia Yoshie, sia sua madre si impegnano in progetti per il futuro. Finalmente le cose sembrano andare per il verso giusto, eppure l’elaborazione del lutto è avvenuta solo in superficie, poiché durante il sonno Yoshie continua a sentire la voce di suo padre gridare “moshi moshi”: forse l’inizio di una conversazione che l’uomo avrebbe desiderato intrattenere con la figlia prima di morire o una chiamata che voleva essere una richiesta di aiuto mai arrivata? Di qualsiasi cosa si tratti la ragazza non riesce a lasciar andare totalmente il ricordo di suo padre. Al percorso lento della rinascita manca ancora una tappa, l’ultima, quella finale, ma una volta raggiunta la strada sarà solo in discesa.
Con la sensibilità che le è propria Banana Yoshimoto scrive una storia delicata e intensa in cui le dinamiche familiari si intrecciano alle particolarità caratteriali dei personaggi, dove ciò che è manifesto si sovrappone a ciò che invece resta celato nell’animo umano: il risultato è una realtà dai contorni irregolari e frastagliati. Con la scrittura pacata, limpida e scorrevole che la caratterizza la scrittrice giapponese ci ricorda che nessuno può dire di conoscere veramente l’altro, e che i rapporti umani costituiscono ogni volta una scommessa rispetto alla quale vittoria e sconfitta non sono mai definibili in maniera netta.
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