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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2014
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Romanzo grandioso dallo stile limpido, pulito, definito. Romanzo ancora attuale con le sue riflessioni sul lavoro in fabbrica. Descrive la vita di un operaio e la sua progressiva estraniazione. Da leggere perché è uno dei romanzi fondamentali del 900.
Albino Saluggia sembra un Josef K. in versione industriale, in cui la fabbrica è un altro Castello, popolato di giudici feudatari iniqui e imperscrutabili, i medici, che tramano ai danni di Saluggia posticipandone sine die la guarigione da mali oscuri. Memoriale sembra il diario di un'alienazione completa e irrisolvibile, una sorta di esistenzialismo in chiave operaia, ma senza alcuna via di affrancamento, neppure il marxismo. Unico rifugio la natura: boschi, erba, lago, montagne, fiori. Solo l'inanimato incarna il bene ed elimina temporaneamente l'inquietudine e il timore causati da tutti gli umani, nessuno escluso, madre compresa.
Sarebbe riduttivo bollare questo romanzo semplicemente come esempio di "letteratura industriale" (alla Ottiero Ottieri, per intenderci). Dentro c'è molto di più: nel racconto delle disgrazie di un operaio tubercolotico, reduce della Grande Guerra, sessualmente represso e vittima di un complesso edipico nei confronti della madre, ci sono indubbiamente gli elementi tipici della summenzionata letteratura industriale, e quindi i temi dell'alienazione dell'individuo e della spersonalizzazione dell'operaio che lavora alla catena di montaggio, ma c'è anche tanta psicanalisi. Volponi trascina il lettore nelle paranoie e nelle beghe mentali di un uomo affetto da una irreparabile solitudine e nel quale le esperienze della Guerra e della prigionia hanno lasciato solchi profondissimi. Anche se si tratta di un romanzo datato (scritto nel '62 e ambientato in Piemonte negli anni dell'immediato dopoguerra), rimane comunque una lettura attuale e senza tempo, come solo i grandi capolavori della letteratura sanno essere.
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