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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Dello stesso collettivo ho letto entusiasta Q e Altai. Questo libro risulta invece piatto e lento, non lo consiglio
Tutti i pregi (quali?) e - soprattutto - tutti i difetti dei romanzi scritti a più mani. Ma di sicuro è colpa mia se non riesco a capire la necessità di un lavoro di gruppo anche in letteratura... Non è un romanzo complicato. È solo che i personaggi vengono inquadrati male, risultano piatti. Particolarmente irritante il linguaggio dell'aspirante neologista che si è occupato degli indiani metropolitani londinesi (già di per sé inutili).
Manituana è un romanzo in cui si sovrappongono più storie e più voci. Quella dei coloni, europei arrivati in America per liberarsi da un passato scomodo, per trovare una terra accogliente dove dimenticare persecuzioni religiose, ma anche opportunisti ed avventurieri che, in quegli ampi territori e in quelle distese infinite, vedono la possibilità di arricchirsi senza limiti e senza legge se non quella del fucile che portano al collo. Quella degli inglesi, fedeli alla corona, al regno da cui però sono divisi da un oceano e anche da un territorio dove le regole di Sua Maestà non sono così facilmente applicabili e richiamabili. Quella dei nativi americani, i veri abitanti di queste terre sconfinate, custodi di un raro equilibrio con la natura, con usi, tradizioni, usanze sconosciute agli europei. Un popolo con una grande spiritualità, che ha imparato a convivere in un territorio vasto e spesso ostile, che crede che la sua alleanza con l’uomo bianco possa garantirgli la sopravvivenza. E si sfidano mondi. Quello nuovo dei coloni determinati a mettere a ferro e fuoco i villaggi e le comunità indiane pur di garantirsi un avvenire e una prosperità futura. Quello imparruccato, ingioiellato, vacuo della corte inglese, attirata dai selvaggi ma non disposta a fare nulla per proteggere interessi e territori delle popolazioni native. Quello antico e profondo dei nativi popolo antico, di cultura e tradizioni, destinati a soccombere di fronte al “progresso” rappresentati dalle armi da fuoco, dalle malattie e dal rum portati dagli europei. Gli Wu Ming, in un crescendo in cui i vari mondi e le varie voci si confrontano e si scontrano, tramite anche lo stile narrativo che muta e si adegua alle vicende narrate, ci guidano alla scoperta di quella che non fu una guerra fra gli inglesi colonialisti cattivi ed gli americani patrioti buoni ma una vera e propria guerra civile, cruenta e sanguinosa dove alla fine a soccombere furono gli unici legittimi titolari di quelle terre i nativi
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